“La fine del mondo”, letteralmente questa è la traduzione in lingua tamasheq della parola Assekrem. Mai nome fu più appropriato per indicare questo altipiano surreale, inondato di argento all’alba e di fuoco al tramonto, circondato di picchi monumentali di origine vulcanica, erosi dal tempo e dal vento che soffia costantemente, a spazzare le cime del massiccio dell’Hoggar, che accarezzano il cielo a quasi 3000 metri di altitudine. Un posto magico, nel cuore del Sahara algerino, fatto di terre aspre e rocciose, desolate e desertiche, ma anche di straziante bellezza.
E’ qui che il visconte Charles de Foucauld, dopo una vita dissoluta da soldato, decise di ritirarsi in preghiera, fino al 1916, anno del suo assassinio per mano di predoni del deserto, conducendo un’esistenza di ascesi e meditazione, a contatto con la natura più sconfinata e la cultura nomade dei tuareg Kel Ahaggar che tanto lo affascinarono anche per la loro profonda devozione religiosa islamica. Su queste cime e panorami di indescrivibile meraviglia, il religioso costruì il suo eremo di pietra, dove raccolse e trascrisse poesie e leggende tuareg, scrisse il primo vocabolario tamasheq/francese, studiò il codice tifinagh (l’alfabeto scritto tamasheq), coordinò la costruzione di infrastrutture e opere di sostegno verso le comunità più svantaggiate che abitavano l’attuale provincia di Tamanrasset, all’epoca poco più che un villaggio di capanne nomadi, ai margini del mondo e della vita.
Beatificato nel 2005, Charles de Foucauld sarà canonizzato Santo il 5 maggio 2022, con una cerimonia a Piazza San Pietro presieduta dal Pontefice. A lui è stato riconosciuto il miracolo della inspiegabile sopravvivenza di un giovane manovale, rimasto praticamente indenne a seguito di un terribile incidente sul lavoro a Saumur, comune della Loira, dove Foucauld studiò per prendere i voti.
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