Basta osservare una mappa del Gambia per rendersi conto che il paese venne “disegnato su misura” a tavolino, ritagliato geo-politicamente dalle potenze europee ad inglobare la sua vena vitale, la sua fonte di vita, santuario naturalistico che irrora una terra generosa, e principale via di collegamento tra la costa e l’entroterra, il fiume Gambia.
Risalirlo con un’imbarcazione porta alla vera essenza del paese, nella sua storia, tra le sue tradizioni e le atmosfere ovattate dei suoi piccoli villaggi, ove il tempo sembra essersi fermato. Ma soprattutto nel cuore di scenari naturalistici incontaminati, tra intricati labirinti di bolong(canali fluviali), distese di mangrovie e verdi gallerie, piccoli isolotti abitati da colonie di uccelli e scimmie, ove retaggi coloniali spettrali appaiono improvvisi tra le piccole capanne dal tetto di paglia, a ricordarci un triste passato che aleggia su queste terre, oggi ospitali ed accoglienti.
Tra i primi paradisi che si incontrano non lontano dalla sponda meridionale, sono la Abuko Nature Reserve e la Makasutu Culture Forest con il suo Ballabu Conservation Project. Qui una biodiversità straordinaria accoglie, tra ambienti acquatici e savane circostanti, circa 250 specie di uccelli, coccodrilli nilotici, porcospini, tragelafi striati, facoceri, duiker e numerose scimmie, come il colobo rosso a rischio di estinzione. Nell’area i villaggi tradizionali sono oggi coinvolti nella salvaguardia di questi santuari naturalistici, tramite la creazione e gestione di piccoli eco-lodge, circuiti di scoperta e un’economia basata sulla produzione artigianale sostenibile di prodotti tipici, quali il vino di palma o la coltivazione delle ostriche.
Sulla riva settentrionale i piccoli villaggi di Albreda e Jufureh, patria di Kunta Kinteh,e lo storico isolotto coloniale di James Island, annunciano l’incunearsi del fiume sempre più nell’entroterra, restringendosi progressivamente nel suo letto, ma ramificandosi sempre più in affluenti, piccoli canali e bolong, verso le zone più rigogliose del suo corso. Non lontano dal piccolo villaggio di Tendaba, si aprono le paludi della Baobolong Wetland Reserve e il Kiang West National Park, autentici paradisi ornitologici, che ospitano anche lontre, facoceri e antilopi sitalunga, al di là della barriera di mangrovie.
Più a est, in posizione strategica su di un’isola in mezzo al fiume, sorge lo storico avamposto commerciale inglese, fondato nel 1823, che prese il nome di Georgetown (oggi ribattezzata Janjangbureh) e serviva quale base di stoccaggio delle materie prime provenienti dalla regione orientale, dirette sulla costa. Oggi rimangono alcuni capannoni coloniali, ma la sua vera attrazione è il paesaggio circostante, ricoperto di risaie e piantagioni di arachidi, nonché punto privilegiato per l’osservazione dell’avifauna e per raggiungere la perla naturalistica del fiume Gambia, il Gambia River National Park. L’area comprende un arcipelago di cinque isole, di cui Baboon Island (Isola dei Babbuini) ne è il cuore, rifugio di numerosi primati tra cui gli scimpanzé, reintegrati e protetti dal programma Chimpanzee Rehabilitation Trust che nacque nel 1976.
Liberi di ripopolare finalmente il loro habitat naturale, fanno capolinea tra la natura lussureggiante, confondendosi con i colobi rossi, i cercopitechi, miriadi di uccelli, la vegetazione acquatica e i monumentali alberi ad alto fusto, mentre non lontano la popolazione locale continua le proprie attività quotidiane, in un viavai di carretti trainati dai cavalli.