Nella vasta regione desertica del Kalahari, dove si trova una delle riserve faunistiche più grandi del pianeta, si possono incontrare i Boscimani, antichi abitanti dell’Africa Australe, abili cacciatori con frecce avvelenate.
Con una superficie di oltre 900.000 chilometri quadrati, il deserto del Kalahari, diviso tra Botswana, Namibia e Sudafrica, è caratterizzato da sabbie rossastre e da parti steppiche. Quest’area affascinante e inospitale (chiamata dagli Tswana Kgalagadi, ovvero ‘’la terra della sete’’) ospita la riserva faunistica del Kalahari centrale, fondata nel 1961, che si estende su una superficie di quasi 53.000 chilometri quadrati, attestandosi come la seconda riserva più grande del mondo, caratterizzata da pianure coperte da cespugli ed erbe, dove si possono avvistare i grandi felini (leoni, leopardi, ghepardi) alla ricerca delle loro prede (gnu, orici, zebre, impala, …).
Il popolo San (detti anche Boscimani) sono un gruppo etnico che vive in queste zone aride, dove hanno trovato la loro sussistenza grazie ad un’approfondita conoscenza dell’ambiente e ad un insieme ridotto di tecniche efficaci in tale ambiente. Imparentati con i Khoikhoi, con i quali formano il gruppo Khoisan, abitano l’Africa meridionale da oltre 20.000 anni (alcuni sostengono anche 100.000 anni), e sono principalmente cacciatori-raccoglitori, famosi per il loro sistema di comunicazione gestuale durante la caccia e per le loro frecce avvelenate con la linfa dell’Euphorbia damarana, che gli ha valso il soprannome di ‘’uomini scorpione’’. I riti religiosi tradizionali sono pervasi da una ‘’magia omeopatica’’, definizione utilizzata dall’antropologo James Frazer (se si vuole cacciare un’animale veloce come la gazzella, i San mangeranno la carne di un animale lento come la tartaruga, in modo da trasferire questa caratteristica – la lentezza – alla loro preda), e la forma d’arte principale era costituita dai petroglifi, ancora visibili in molte zone rocciose nei dintorni del Kalahari.