Foto © I. Fornasiero
Ganvié è una località nei pressi di Cotonou, famosa per le sue capanne di bambù e legno costruite su palafitte, distribuite sul perimetro del lago Nokoué e abitate da circa 30.000 persone di etnia tofinu.
I Tofinu si rifugiarono in questa località paludosa nel XVII secolo, per sfuggire ai cacciatori di schiavi di Dahomey, ai quali per un divieto religioso non era consentito avvicinarsi all’acqua.
Popolo di pescatori hanno adottato una tecnica del tutto particolare per creare allevamenti ittici artificiali, che consiste nel piantare sul fondo melmoso del lago alcuni rami, le cui foglie una volta decomposte diventano un’ottima pastura che attira i pesci. Un’altra caratteristica di questo incredibile popolo è rappresentata dalle loro tipiche abitazioni di bambù, costruite su palafitte di legno di ebano, che ogni vent’anni devono essere rinnovate.
Arrivare a Ganvié con una piccola imbarcazione dal porto di Calavi, equivale ad assistere ad uno spettacolo mozzafiato, in un crescendo di emozioni visive e cromatiche, unico al mondo.
Il verde smeraldo delle piante acquatiche contrasta con l’argento accecante dell’acqua e il giallo paglierino dei rami che circondano gli allevamenti ittici tradizionali. Un andirivieni di piccole imbarcazioni a motore, a remi, a vela, si sfiorano in un incessante andirivieni. Gli allegri colori pastello delle palafitte, i pescatori che lanciano le loro reti “a volo di sparviero”, i bambini sulle loro piccole zattere improvvisate che spingono con delle pertiche, il vociare cantilenante delle donne al mercato flottante, tutto a Ganvié immerge in un’atmosfera fuori dal tempo e da ogni luogo.
La Venezia dell’Africa dell’Ovest è sicuramente uno dei posti più affascinanti di tutta l’Africa Occidentale.