Foto © L.F. Paoluzzi
Il cuore geografico della città di Khartoum è rappresentato dall’Isola di Tuti, adagiata nel punto esatto di confluenza tra il Nilo Azzurro e il Nilo Bianco. Il primo, quello che fornisce il maggior apporto di acqua e limo, origina dal Lago Tana in Etiopia, il secondo, più lungo, trova sorgente in Uganda sul Lago Vittoria. Se la città in sé non offre grandi attrattive, a parte un vivacissimo spaccato di vita urbana sudanese, immancabile sarà ammirare quest’area naturalistica straordinaria, habitat di coccodrilli nilotici e uccelli variopinti, in pieno centro città.
Non lontano dalla confluenza, affacciato sulle sponde del fiume, sorge il Museo Archeologico di Khartoum che conserva tra i reperti più preziosi e significativi delle antiche civiltà kushite, napatesi e meroitiche, ma anche paleocristiane, susseguitesi lungo la Valle del Nilo, in terra nubiana. La struttura museale non è assolutamente all’altezza dei tesori che conserva, ma davanti alla meraviglia di migliaia di reperti, monili, vasellame, sculture, statue ciclopiche e interi templi o pareti affrescate che sono state riassemblate in loco, non si farà molto caso all’edificio che li accoglie. Impensabile visitare la capitale senza prevedere una visita a questo immenso patrimonio archeologico!
A nord-ovest di Khartoum si sviluppa invece la ben più popolosa Omdurman, una storica città a sé, antica capitale ottocentesca e centro mahdista, ma oggi, a tutti gli effetti, una continuità abitativa della capitale moderna. E’ tra i suoi quartieri storici che si concentra il cuore nevralgico del commercio e delle tradizioni sudanesi, tra il variopinto e caotico mercato centrale e il mausoleo di Hamed al-Nil.
Ogni venerdì una confraternita dedita al sufismo, si raduna attorno a questo antico mausoleo, in una sorta di pellegrinaggio settimanale, dando vita al calar del sole alla danza sufi del Dihkr, cerimonia rituale che affonda le radici nelle danze mediorientali dei dervisci rotanti.
In processione i fedeli accorrono alla tomba dello sceicco Hamed al-Nil, vissuto nel XIX secolo, guida spirituale venerata come un santo dalle comunità musulmane locali. Gli adepti della confraternita, alcuni vestiti di stoffe colorate, verdi e rosse, tipiche del mahdismo, o interamente di bianco, simbolo di purezza, cantano e danzano ruotando su sé stessi, ripetendo i versi cantilenati della fede coranica, al suono dei tamburi e dei liuti tradizionali, in una sorta di ipnosi o trance collettiva. Uno spettacolo profondamente partecipativo, assolutamente da non perdere, legato a pratiche spirituali e meditative che affondano le radici nei riti pre-islamici, nello sciamanesimo dei guaritori animisti, in una contaminazione tra cultura arabo-musulmana e tradizioni ancestrali subsahariane, che vennero importate nei secoli dalla schiavitù dei popoli del sud.
Come controparte “animista” alla cerimonia musulmana del Dihkr, in un’arena a nord di Khartoum, si svolgono ogni venerdì pomeriggio gli incontri di lotta tradizionale dei popoli Nuba. Un evento altrettanto sentito e partecipativo, che mostra l’altro volto del paese, quello prettamente subsahariano. Se sui Monti Nuba i giovani iniziati continuano a praticarla quale prova di forza nei rituali e nelle iniziazioni animiste, completamente nudi, in piena capitale musulmana sono stati invece costretti a vestirsi. Si tratta di veri e propri incontri di lotta libera, molto sentiti e con grande partecipazione e incitamento da parte del pubblico, controllati pertanto dalle forze dell’ordine per evitare che possano degenerare, quando si scaldano troppo gli animi dei tifosi.