Il fulcro della regione costiera occidentale è rappresentato dal maestoso rilievo del Monte Camerun, che domina dall’alto dei suoi 4.090 metri, una zona naturalistica di grande suggestione e di interessanti tradizioni di una parte del Camerun anglofono.
La vetta principale è chiamata Fako, mentre il massiccio è conosciuto dalle popolazioni locali come Mongo ma Ndemi (Montagna della grandezza).
La magia e il mistero di questa terra vulcanica ancora attiva impregna tutto, dagli scenari paesaggistici delle cime avvolte in una bruma perenne, alle atmosfere che vedono il devoto rispetto di una popolazione, per quello che identificano ancora oggi come il “carro degli dei” che tutto possono distruggere. Se le eruzioni del cratere si fanno rare, quando avvengono non sono affatto clementi e, di recente, la colata di lava è arrivata fino al litorale, seppellendo le piantagioni, di cui la terra fertile e vulcanica ne è ricca e attraversando la strada statale litoranea.
Le popolazioni autoctone dei Banyangui e dei Bakweri pensano che la causa dell’ira del vulcano sia dovuta al flusso turistico di visitatori desiderosi di scalarne la vetta e godere dei panorami mozzafiato. Ogni anno in febbraio, si tiene una competizione che prevede la scalata e la ridiscesa a cronometro della sua imponenza, la “Course de l’Espoir”, una maratona inizialmente aperta ad esperti alpinisti e oggi divenuta una corsa sportiva a premi.
Improntando la strada rurale, chiamata “Pista del Tè”, si aprono scenari lussureggianti in cui le foreste tropicali umide hanno lasciato il posto a distese immense di piantagioni di tè, di hevea e di palme da olio. E’ proprio la ricchezza del suolo fertile che spinse nei secoli passati la Germania, l’Inghilterra e la Francia a competere per il suo controllo e sfruttamento. Sulla costa tra Bimbia e la città di Limbé, primi porti commerciale della regione ai tempi della colonizzazione inglese, molti retaggi sono ancora visibili, inghiottiti dalla vegetazione tropicale, testimonianze della tratta negriera che veniva praticata esattamente come il commercio dell’olio di palma o l’esportazione del tè.
Dalla cittadina di Buea, una volta superate le vaste piantagioni, si impronta il sentiero appena segnato che attraversa il Parco del Monte Camerun, attraverso un anello di foresta primigenia, con alberi ad alto fusto e nella quale vivono ancora numerosi primati ed elefanti della foresta. Man mano che si sale di quota gli scenari naturalistici cambiano, diradandosi progressivamente verso una vegetazione d’altura, per lasciare definitivamente il posto alle praterie alpine sopra i 2.000 metri, inframmezzate dagli scenari lunari delle colate di lava scura, ancora fumanti di zolfo.
Un paesaggio di straordinaria varietà che include anche degli antichi crateri minori, trasformati in piccoli laghi di acqua piovana, tra cui il Barombi Mbo e quello costiero di Debunsha, senza dimenticare le spettacolari cascate di Ekombé.
La ridiscesa a valle verso il litorale, si dimostra altrettanto emozionante, seguendo le piste di lava che hanno ridisegnato il paesaggio in morfologie surreali e desolate, ricoprendo quella che un tempo era una vegetazione rigogliosa in una enorme lingua nera come la pece, fino alle spiagge scurissime che lambiscono il panorama costiero tra Limbé e Idenau, antico porto tedesco. A ripagare delle fatiche del trekking, oltre alle emozioni visive che riempiono lo spirito, un tripudio di pesce fresco, appena pescato dalle comunità costiere o un buon piatto a base di ndolé (una pianta tipica che perde il gusto amaro con la cottura) e di gamberetti raccolti dalle cooperative femminili.