Foto © M. Santoro
Quando Erodoto coniò l’espressione “isole dei beati” per indicare le Oasi del Deserto Occidentale egiziano, aveva certamente in mente l’Oasi di Siwa, un eden paradisiaco dal cuore berbero e misteriosi oracoli, tra sorgenti termali, laghi salati e fertili giardini.
Nonostante la sua remota posizione geografica, in una depressione desertica tra le più isolate, le sue ricchezze e il suo idilliaco aspetto erano ben noti fin dall’antichità, alle dinastie faraoniche, ai greci e ai romani, che si susseguirono, solcando le terre desertiche, su antiche rotte carovaniere, per raggiungere questo fertile e irriguo paradiso terrestre.
Dominata dalla collina calcarea del Gebel Mawta (Montagna dei Morti), luogo misterioso che accoglie antiche tombe scavate nelle pareti rocciose, risalenti all’epoca faraonica della XXVI Dinastia, fino alle più recenti di epoca greco-romana, l’Oasi di Siwa, si snoda attraverso il fitto palmeto, i giardini e i frutteti, lambisce le acqua del Birket Siwa, il lago che accoglie la piccola isola della Sorgente di Fatnas, si articola attorno all’antico abitato di Shali, cittadina fortificata del XIII secolo, interamente costruita in kershef, un impasto di argilla, paglia e sale, che malauguratamente venne abbandonata progressivamente all’inizio del XX secolo, ma che conserva ancora oggi il suo fascino di antico centro carovaniero. Circondata di sabbie sahariane e saline dai colori sgargianti, lingue di terra surreali che ne lambiscono le pozze salate, disseminata di fonti di acqua termale che si aprono come gemme tra la vegetazione palmizia, impreziosita di antichi reperti archeologici che ne testimoniano l’importanza strategica attraverso i millenni, Siwa appare come una vera e propria perla del deserto, con la particolarità culturale di essere la roccaforte berbera più orientale del Sahara.
Perdersi tra le rovine della fortezza carovaniera di Shali, tra i ruderi di fango e sale, in un’atmosfera sospesa nel tempo; contemplare i preziosi affreschi della Tomba di Siamun e della Tomba del Coccodrillo, che evocano antiche divinità egizie; immergersi in atmosfere spirituali al cospetto del Tempio dell’Oracolo di Aghurmi, dedicato al dio Ammone, divinità egizia (Amon) ereditata dai greci, al cospetto del quale Alessandro Magno in persona ottenne nel 331 a.C. la legittimazione alla discendenza divina e alla sua salita al trono d’Egitto; rinfrescarsi all’esotica sorgente dei Bagni di Cleopatra, ombreggiata dai rigogliosi palmeti e impreziosita dalle vicine vestigia del Tempio di Umm Ubeyada, con i suoi splendidi bassorilievi; fluttuare incorporei tra le acque delle saline, in un patchwork surreale di pozze desertiche dalle sfumature rosa e turchesi, circondati da vasti scenari desertici mozzafiato e accecanti di sole; ammirare gli artigiani berberi al lavoro, con i loro bei manufatti di palme intrecciate e sculture di sale; assaporare i prelibati datteri zuccherini e riscaldarsi la notte nell’acqua tiepida di una delle 280 fonti termali disseminate nel territorio; rilassarsi tra i comodi cuscini dei lodge, assaporando una tajine, inghiottiti dai lussureggianti giardini, o sorseggiare il chai sotto le caratteristiche tende beduine, tra lo sconfinato “Gran Mare di Sabbia”.
A Siwa è possibile vivere tutto questo, in una delle tappe più suggestive di tutto l’Egitto.