Foto © L.F. Paoluzzi
Tanto piccolo in superficie, il Lesotho cela per contro un grande patrimonio archeologico tra i suoi straordinari paesaggi montuosi. Un tesoro che rimanda ad antiche civiltà del popolo San, i primi abitanti Boscimani che si arroccarono più di 3000 anni fa tra le sue alture, dipingendone gli anfratti rocciosi, ma che ci riporta anche ad ere geologiche talmente lontane nel tempo da rientrare nella sfera del mito, grazie alle incredibili testimonianze lasciate dalle orme fossili di dinosauri, vissuti milioni di anni fa.
Da Leribe (Hlotse) nel nord del paese, a Quthing nel sud, passando ad ovest per Morija, una delle attività predilette dai visitatori sarà quella di andare letteralmente “a caccia” di minowane, orme di dinosauro, disseminate sulle pareti rocciose e attribuibili ai più imponenti esemplari di bipedi carnivori, fino al più piccolo Lesothosauro, simile ad una grande lucertola, vissuti più di 200 milioni di anni fa.
Con dei trekking a piedi o a dorso di pony, si raggiungono alcuni dei siti di impronte più suggestivi del Lesotho, sull’altipiano di Makhoarane, nei dintorni delle cittadine di Roma e di Morija, mentre in prossimità di Leribe all’estremo nord, sono conservati i gruppi più copiosi dell’area del Subeng River e del villaggio di Tsikoane, ricollegabili ad almeno tre specie differenti di dinosauri. Una piccola perla geologica si trova invece a sud del paese, in prossimità della Masitise Cave, non lontano dalla città di Quthing, dove un gran numero di orme è disperso vicino alla curiosa chiesetta rupestre che un missionario svizzero fece costruire alla fine dell’800, su un preesistente insediamento San.
Un vero e proprio viaggio nel tempo, quindi, che ci riporta ad antichissime ere giurassiche, ma anche un vero e proprio museo antropologico a cielo aperto, appartenuto all’antica civiltà San. Le pitture rupestri più famose del Lesotho si trovano non lontane dalla capitale Maseru, facilmente raggiungibili anche dalla cittadina artigianale di Teyateyaneng, sul sito di Ha Baroana, con iconografie sciamaniche antropomorfe ed animali, scene di danza e di caccia, in una zona che non ha mai smesso di essere abitata e i cui anfratti vennero scelti fino al XIX secolo, quale rifugio del clan Basia, per sfuggire a guerre ed invasioni. Qui sono le caratteristiche case di argilla, volute dal capoclan Teleka e ancora oggi abitate, protette sotto la profonda fessura nella falesia di Ha Kome.
Ma di testimonianze millenarie di arte rupestre il Lesotho ne è pieno, dagli splendidi esemplari della Liphofung Cave, vicino al villaggio di Muela, all’estremo nord del paese, raggiungibili tramite bellissime passeggiate a piedi o a cavallo, fino ai siti nei dintorni del piccolo villaggio di Malealea, centro pioniere dell’ecoturismo negli altipiani centrali, con il suo storico Lodge e i magnifici paesaggi naturalistici, puntellati di cascate e villaggi rurali.