Se l’Algeria vanta il secondo patrimonio mondiale, dopo l’Italia, in quantità e qualità di antiche rovine romane, la costa libica non è di certo da meno, patria di due tra gli esempi di città romane più grandiose e meglio conservate di tutto il bacino mediterraneo. Leptis Magna, come lo indica il nome stesso, fu il più importante insediamento romano in Africa ed oggi, seconda in integrità di stato conservativo soltanto a Pompei. I suoi edifici e monumenti in pietra calcarea hanno potuto resistere alle intemperie perché rimasti interamente sepolti dalla sabbia per secoli, giungendo straordinariamente intatti fino ai giorni nostri, nonostante sia stata depredata della maggior parte dei suoi decori. Fondata probabilmente nel VII secolo a.C., come porto fenicio, fu dapprima sotto l’influenza cartaginese, entrando a far parte della sfera di controllo romano dal II secolo a.C., fiorendo in importanza strategica sotto Augusto ed Adriano, come scalo marittimo commerciale, soprattutto nel traffico di bestie feroci provenienti dall’Africa subsahariana e dirette ai circhi dell’Impero, ed infine esplodendo in fasti sotto il berbero Settimio Severo, che in quanto originario proprio di Leptis Magna, una volta divenuto Imperatore, la trasformò nel II secolo d.C. in una delle città più grandiose del Mediterraneo. Nominata Patrimonio UNESCO nel 1982, le sue rovine furono oggetto di imponenti scavi archeologici che ne hanno riportato alla luce gli antichi fasti, nelle strade colonnate, i fori, le basiliche e i templi, le terme e gli anfiteatri, i monumenti imponenti, disposti secondo la proverbiale sontuosità urbanistica della Roma Imperiale. Tutto a Leptis Magna celebrava il lusso e le glorie di Roma, dal monumentale Arco di Settimio Severo alle lussuose Terme di Adriano, un tempo interamente ricoperti di splendidi marmi e mosaici, dal Nymphaeum, ornato in origine di statue di marmo, alla magnificente via colonnata che collegava il porto al Foro dei Severi, impreziosito di capitelli di teste di Gorgoni e Meduse, ancora oggi rimaste in loco. E ancora, l’imponente Basilica dei Severi, dedicata al culto di Ercole e Dioniso, gli Archi di Traiano e di Tiberio, il Mercato, il Circo e l’Anfiteatro fuori le mura, senza dimenticare il porto con le banchine in pietra e il faro, che purtroppo una maldestra opera di ampliamento dell’epoca, espose inesorabilmente all’insabbiamento, di fatto una delle principali cause che decretò il declino della città qualche secolo dopo. Se il Teatro di Leptis Magna è uno dei più antichi teatri romani in pietra, quello di Sabratha, ne fu il più grande di tutta l’Africa. La città era parte della triade di centri principali della Tripolitania, assieme a Oea e alla stessa Leptis Magna, accomunata a quest’ultima da un excursus storico simile. Anche le rovine di Sabratha videro nel 1982 l’inserzione nella lista del Patrimonio UNESCO, di cui il monumentale Teatro risalente all’epoca dei Severi, è senza dubbio quanto di più magnificente si possa oggi ammirare nel suo genere, tramandatoci dal genio romano. In splendida posizione che si affaccia sulle acque azzurre del Mediterraneo, questo splendido monumento è visibile da lunga distanza, suggestione scenografica che lo ha reso celebre non solo per il suo innegabile valore architettonico. Città di 20.000 abitanti, Sabratha era ben più piccola di Leptis Magna che ne ospitava 100.000, ma altrettanto monumentale nel suo piano urbanistico e architettonico: il Tempio di Antonino e quello Meridionale, il Campidoglio e la Curia, la Basilica di Giustiniano e il Foro, il Tempio di Serapide e quello di Iside, le Terme di Oceano e quelle del Teatro, sono solo alcuni degli sfarzosi edifici e luoghi pubblici, un tempo decorati di marmo, colonne, mosaici ed affreschi, che facevano da cornice a questa città/gioiello della Roma Imperiale e di cui il Teatro ne fu sicuramente il capolavoro. © L.F. Paoluzzi