Etnie
Come in tutti i paesi dell’Africa dell’Ovest, anche in Mauritania esistono numerose popolazioni di differente origine etnica.
Mauri
I Mauri costituiscono in totale il 60% della popolazione della Mauritania e tra questi sono di origine araba (bidan) i nobili, discendenti delle antiche tribù Beni Hassan che portarono l’attuale dialetto arabo hassaniya. Anticamente nomadi del deserto, i mauri hanno pelle chiara, ossa sottili, lineamenti aquilini e generalmente di statura non molto alta. Si distinguono per essere una delle etnie che ha praticato (e pratica tuttora) la schiavitù verso l’etnia haratin. Ancora oggi i mauri si dividono in tribù e caste. Oltre ai nobili di origine araba, vi sono i marabut e i tributari di origine berbera, gli artigiani ancora temuti per le loro pratiche «magiche», i cantastorie, i cacciatori, i pescatori e infine gli haratin, colore che anticamente erano gli schiavi di pelle nera, anche se nonostante l’abolizione ufficiale negli anni ’80 della schiavitù, il loro destino di inferiorità sembra ancora molto marcato all’interno della società maura.
Gli uomini usano coprirsi il volto con il “cheche”, un tessuto che avvolge il capo ed indossano larghi calzoni “boubou” ed un’ampia veste azzurra aperta ai lati conosciuta come “gandurah” che può essere del tipico colore celeste o indaco, o spesso bianco candido, con dei bellissimi ricami dorati sul davanti dell’ampia casacca. Le donne coprono il capo con un velo ed indossano tuniche solitamente blu. Più il ricamo e la qualità sono ricchi, più è indicativo del grado di nobiltà della persona. Discorso a parte per gli haratin che mai potrà indossare un abito ricco, anche se dovesse paradossalmente possedere i mezzi per comprarlo.
Wolof
I Wolof, principale etnia del Senegal, costituiscono il 9% della popolazione mauritana. Sono di religione musulmana, convertiti nei secoli dai mauri, ma rimangono tuttavia ancora legati ad alcune forme di superstizione e credenze ancestrali. La loro gerarchia sociale è piuttosto rigida e all’interno delle caste, nettamente separate tra loro e trasmesse di padre in figlio, vengono tramandati i mestieri di generazione in generazione, i quali determinano il livello sociale. Sono stanziati prevalentemente lungo la valle del fiume Senegal, ma anche sulle coste dove praticano la pesca.
Imraguen
Gli Imraguen, sono una piccola etnia maura, probabilmente nata dall’incrocio tra i berberi e gli schiavi neri. Hanno sempre vissuto diversamente rispetto alle popolazioni nomadi, stanziandosi lungo le coste mauritane dove da secoli sono dediti alla pesca. Oggi vivono soprattutto nei dintorni di Nouakchott e si concentrano in gran numero vicino tra Iwik e Tiwilit, nel Parco di Banc d’Arguin, dove sono sorte le più grandi fabbriche di lavorazione del pesce. Praticano ancora oggi, anche se sempre più raramente, una particolare tecnica di pesca: battono sulla superficie dell’acqua per richiamare i delfini, con lo scopo che spaventino e spingano i cefali nelle loro reti.
Toukouleur
Una piccola minoranza di Toukouleur, abita la zona a sud tra Bogué e Kaedi, lungo il fiume Senegal, sono per lo più coltivatori di religione musulmana, originari della zona del Fouta Toro e parlano la lingua pular (peulh).
Soninkes
I Soninkes, antichi discendenti delle popolazioni nere che si stanziarono ai tempi della conquista da parte del Regno del Ghana, costituiscono oggi una piccolissima percentuale e sono stati fortemente contaminati e assorbiti, dalla cultura maura e peulh.
Peulh
I Peulh o Fulbe, sono un’antica etnia di pastori nomadi, tra le più diffuse in tutta l’Africa Occidentale, fino al Camerun e oltre. Le etnie toukouleur e wolof, si dice siano di discendenza peulh.Oggi sono in maggioranza divenuti stanziali in varie zone e a seconda dei periodi, alternano brevi transumanze alla ricerca di pascoli migliori per il bestiame.
Tuareg
I Tuareg, gli uomini del deserto, sono una popolazione che discende dai berberi dell’Africa settentrionale. Originariamente nomadi, si spostavano a dorso di cammello lungo le dune del Sahara, tra Mauritania, Sudan, Mali e Algeria. Oggi in conseguenza della siccità molti di loro si sono stanziati vicino alle grandi città delle zone desertiche. Sono organizzati in rigide gerarchie sociali e il loro abbigliamento tradizionale, con i tipici turbanti blu indaco, ne mantiene la loro immagine mitica di “uomini blu”.
Lingue
Ad etnie numerose corrispondono anche molteplici lingue e i dialetti parlati, di cui se ne possono trovare delle varianti anche all’interno di una stessa etnia. In Mauritania la lingua nazionale è l’arabo hassaniya introdotto dalle tribù Beni Hassan provenienti dall’Egitto a partire dal XIII secolo e che si sostituì progressivamente ai dialetti berberi. Tuttavia il francese è ancora la lingua ufficiale, in uso soprattutto a livello amministrativo e commerciale; le altre lingue locali più diffuse sono il dioula, il pular e il wolof.
Religione
Prima dell’arrivo dell’Islam, in Mauritania ogni tribù seguiva i propri culti ancestrali, soprattutto durante il dominio del Regno del Ghana. Oggi queste credenze tradizionali continuano a rivestire una certa importanza in sincretismo con l’Islam, solo nelle zone rurali a sud del paese, tra i popoli stanziali che abitano la valle del fiume Senegal. La Mauritania è una Repubblica Islamica e il 99% della sua popolazione è composta da ferventi musulmani (in maggioranza sunniti), praticanti e osservanti in maniera diligente le 5 preghiere giornaliere e i pilastri dell’Islam. Inoltre viene adottata la legge coranica (shar’ja), anche se il governo si è aperto alle correnti moderate a partire dai primi anni ’80, abolendo la pena di morte per apostasia e lavorando sui diritti umani e l’emancipazione della donna. Nella quotidianità, difficilmente un mauro non abbandona la propria attività al richiamo del muezzin, per dedicare qualche minuto alla preghiera. Capita spesso che in viaggio, la guida e gli chauffeur mauri, fermino improvvisamente la macchina senza preavviso, srotolino i loro tappeti per la preghiera e dopo aver fatto della abluzioni con la sabbia (in mancanza di acqua) adempino al loro dovere di fedeli.
Costumi e Società
La Khaima
Fino a tempi relativamente recenti quello mauritano era un popolo interamente dedicato al nomadismo, salvo alcune piccole minoranze. La situazione è cambiata ma oggi esistono numerose famiglie di allevatori che praticano la transumanza alla ricerca di terreni fertili. Nonostante il nomadismo sia sempre meno diffuso, la cultura e le tradizioni maure ruotano ancora attorno ad un’organizzazione familiare di tipo nomade. In genere la popolazione si stanzia in dimore fisse attorno ai palmeti principali, o nelle costruzioni in cemento nelle principali città e centri abitati, ma i mauritani non hanno del tutto abbandonato le loro tende tradizionali (khaima). Queste vengono montate stagionalmente durante il periodo della raccolta dei datteri nelle oasi, o allestite in maniera permanente nei propri cortili, o attorno a una costruzione principale realizzata in materiale moderno. Così come esistono le tecniche di costruzione e l’architettura, anche il montaggio delle tende khaima prevede una tecnica tradizionale che risale alla notte dei tempi e che dipende da necessità pratiche, climatiche e gerarchiche all’interno della famiglia maura. Molto importante è l’orientamento della tenda per evitare il vento, spesso violento, che spira soprattutto durante i mesi invernali, alzando delle vere e proprie tempeste di sabbia. La tenda maura è sempre di forma rettangolare, fatta di tessuti tradizionali e sostenuta da pilastri. L’apertura è formata da due lembi che si alzano e si abbassano e lo spazio interno è distribuito in maniera rigorosa e con una forte valenza simbolica. Per esempio le donne si installano sempre a sinistra con le loro vettovaglie mentre la zona destra è riservata agli uomini. Alcuni spazi all’interno non vengono sfruttati, da una parte perché sfruttati per pregare o per godere della frescura serale, dall’altra perché sono ancora radicate alcune credenze ancestrali per cui non bisogna disturbare gli spiriti degli antenati che vi dimorano. Generalmente l’ingresso è sempre lasciato libero.
Il rituale del té
Il tipico rito nomade del tè verde alla menta è ancora ben radicato nella società, anche tra le famiglie che si sono ormai sedentarizzate e la giornata di un qualsiasi mauro, anche in città, è scandita dalle pause per il tè e dalle cinque preghiere giornaliere. Ovunque si prepara la bevanda con dei piccolissimi braceri o fornelli portatili, non importa il luogo. Non esiste un’ora precisa e un vero mauro può arrivare a bere fino a venti piccoli bicchierini di tè al giorno. La tradizione prevede per ogni preparazione, tre bicchierini consecutivi. Il primo è il più forte e amaro (come la morte), il secondo è dolce (come la vita) e infine l’ultimo, molto zuccherato (come l’amore).Ovunque andrete vi verrà offerto il tè, che viene preparato seguendo questo rituale specifico e servito in maniera cerimoniosa, dall’alto verso il basso in piccoli bicchierini di vetro, in modo che si depositi una morbida schiuma sul fondo.
L’organizzazione gerarchica in Mauritania
In Mauritania esistono forti organizzazioni gerarchiche della società in base alle suddivisioni in caste e all’origine etnica che purtroppo prevedono ancora oggi una figura di inserviente che fino a non molto tempo fa era un vero e proprio schiavo dalla pelle nera. La schiavitù è stata abolita nel 1981 ma i servitori vengono ancora reclutati tra le famiglie di haratin (i mauri neri), i quali, ancora oggi difficilmente riescono a scampare dal loro destino che si tramanda di generazione in generazione.
La famiglia, come in tutta l’Africa, ha un’importanza fondamentale ed è il pilastro su quale si basa e ruota l’intera società maura. Ancora oggi, con la poligamia vigente, il primo matrimonio è quasi sempre combinato dalle due famiglie, delle volte senza neanche l’interpellazione dei due diretti interessati, mentre generalmente la moglie/mogli successive vengono scelte liberamente dal futuro marito (sempre previa accettazione delle due famiglie). Se la shar’ja è adottata come legge di stato, in maniera più o meno “moderata”, al contrario, l’organizzazione familiare è ancora strettamente legata alla legge coranica e alla tradizione musulmana.
Negli ultimi decenni si è tentato di sensibilizzare sull’emancipazione della donna e a Nouakchott le donne cominciano ad avere incarichi di governo e di potere. Tuttavia il ruolo all’interno della famiglia è ancora rigidamente ancorato alla tradizione e alla religione e l’etichetta profondamente rispettata, anche se non stupirà di vedere in città donne al volante e con una sigaretta tra le dita.