Etnie
I gruppi etnici più grandi di Gibuti sono i Somali e gli Afar. I somali sono concentrati nella capitale e nella parte sud-orientale del Paese. La loro identità sociale è determinata dall’appartenenza a clan. Più della metà dei somali appartiene agli Issa. Il resto appartiene prevalentemente ai clan Gadaboursi e Isaaq che emigrarono dalla Somalia settentrionale durante il XX secolo per lavorare alla costruzione della ferrovia Gibuti-Addis Abeba e all’espansione del porto della città di Gibuti. Gli Afar vivono invece nelle aree scarsamente popolate a ovest e a nord del Golfo di Tadjoura. Una regione, questa, che comprende numerosi sultanati Afar precedentemente esistenti, il cui ruolo attuale è quasi esclusivamente cerimoniale. Gli Afar si trovano anche oltre il confine nella vicina Etiopia. Il restante 5% della popolazione è costituito principalmente da arabi, etiopi ed europei (francesi e italiani). Circa tre quarti dei residenti vivono nelle aree urbane. Vi è anche un gran numero di Yemeniti, che rappresentano circa il 4% della popolazione totale.
Lingua
La repubblica riconosce due lingue ufficiali: il francese e l’arabo. Il francese è il mezzo di insegnamento principale nelle scuole primarie e secondarie, spesso insieme all’arabo. La padronanza della lingua francese è particolarmente importante per coloro che aspirano alla carriera politica. Tuttavia, il somalo è la lingua più parlata, sebbene non sia insegnata nelle scuole. La lingua Afar è principalmente limitato alle aree in cui vive la popolazione di questo gruppo. Somalo e Afar sono entrambi lingue cushitiche orientali, ma non reciprocamente comprensibili tra loro.
Religione
Più di nove decimi della popolazione è musulmana e quasi tutti aderiscono al ramo sunnita dell’Islam. Tra le minoranze cristiane figurano l’ortodossia orientale e il cattolicesimo romano.
Costumi e società
A Gibuti, le abitudini sono diverse e rispecchiano la suddivisione etnica del Paese. Afar e Somali sono stati nomadi per secoli e come tali condividono la tradizione narrativa di recitare canti e poesie. Un esempio, i matrimoni e i funerali dove le famiglie si ritrovano a cantare seppur con scopi differenti. Da citare anche una danza chiamata jenile, intrinsecamente legata all’antica religione cushitica ed oggi praticata durante le cerimonie del popolo sufi, una setta dell’Islam. I somali considerano i matrimoni come grandi occasioni sacre per celebrare la vita. L’usanza da parte della madre della sposa e di altri parenti è quella di preparare un grande piatto di diq, composto da piccoli pezzi di carne avvolti in pasta di datteri. Tonnellate di foglie di qat, vengono importate quotidianamente dalla vicina Etiopia. Si pensa che il qat abbia proprietà afrodisiache, e masticarle consente di aumentare la concentrazione e diminuire l’appetito. Gli uomini organizzano enormi raduni al coperto durante i quali possono masticare qat e parlare senza sosta per ore. Queste esclusive feste qat sono accompagnate da shaah (tè) e musica.