Popolazione
Il Senegal ha una popolazione di circa 16.000.000 di abitanti, con una densità di 82 abitanti per km². La capitale è Dakar, nonché la città più popolosa con 1.200.000 abitanti che diventano 3.000.000 in tutto l’hinterland.
E’ una Repubblica Costituzionale a regime presidenziale suddivisa in 14 regioni.
Il Senegal presenta una grande varietà di popoli, lingue e costumi, non sempre facilmente classificabili e oggetto di molte discussioni accademico-scientifiche. Non in ultimo in Senegal si è trapiantata una delle più importanti comunità di libanesi, alla fine del XVIII secolo, pertanto ormai cittadini senegalesi da generazioni e generazioni. Non stupisce, quindi, che il Ministro dell’Ecologia nel 2014, Heidar El-Ali fosse di carnagione bianca.
Tra numerosi sotto-gruppi etnici, in Senegal si possono individuare circa una ventina di gruppi principali, tra cui i più popolosi sono:
Wolof
Discendenti dell’antico Regno Jolof, originario in tutta la regione centrale e occidentale, costituiscono oggi il gruppo maggioritario in Senegal, comprendendo circa il 45% della popolazione. Quando gli Almoravidi nell’XI secolo, tramite le popolazioni di origine malinke e mandé già convertite, tentarono di imporre l’Islam sui popoli a sud del delta del fiume Senegal, i wolof migrarono sempre più al centro-ovest della regione. In effetti abbracciarono la fede musulmana molto tardi, in seno ai movimenti reazionari anti-colonialisti, nel corso del XIX secolo, diventando ferventi credenti delle correnti sufi e adepti delle carismatiche guide spirituali locali, i marabou, che guidavano la resistenza anti-francese. Tra questi fu Cheikh Ahmadou Bamba, il fondatore della più importante Confraternita senegalese, quella dei Mouride che fa capo a Touba. Ogni anno milioni di wolof mouridi si recano al pellegrinaggio annuale a Touba, il Magal, per commemorare l’esilio di Bamba nel 1895 ad opera dei francesi. Molti wolof seguono la spiritualità Baye Fall, una branca della corrente mouride, fondata da Cheikh Ibrahima Fall.
Jom e Teranga sono due termini che riassumono il concetto tradizionale di onore e onestà individuale, e di ospitalità e rispetto verso lo straniero, che ogni buon wolof deve possedere. Sono storicamente un popolo molto tollerante e aperto che non discrimina gli altri credi religiosi. Caratteristici sono gli slogan e le effigi di grandi capi spirituali, dipinti a personalizzare muri, insegne, autobus, taxi o le bellissime piroghe colorate, tipici della creatività e dell’identità wolof.
Peuhl e Toukouleur
Comunemente classificati in Senegal sotto il generale termine Haalpulaaren (parlanti la lingua peuhl), i Toukouleur sono un sotto-gruppo dei Peuhl. Nel loro insieme questi due popoli costituiscono circa il 25% della popolazione senegalese e sono presenti in tutta la regione del Fouta-Toro a nord del Senegal, e a nord-est nella zona del deserto di Ferlo.
I Toukouleur sono i discendenti dell’antico Impero Tekrur e i primi che vennero islamizzati dagli Almoravidi, diventando loro stessi ferventi esponenti delle jihad verso gli altri popoli autoctoni. La loro società si basa su un sistema tradizionale di caste gerarchiche. I peuhl sono invece il gruppo principale che a differenza dei Toukouleur non si sono mai mischiati ad altre popolazioni locali e non sono mai diventati stanziali in una sola regione.
Presenti in tutta l’Africa Occidentale e fino al Ciad, sono storicamente un popolo di allevatori nomadi, tanto che le loro origini rimangono ancora oggi un mistero. Molto attaccati alle tradizioni, vennero profondamente islamizzati, mantenendo tuttavia la propria marcata identità ancestrale, tramandandosi fino ad oggi usi e costumi tradizionali.
Famosa è la bellezza delle donne, dai nasi aquilini e un’eleganza innata, valorizzata dalle bellissime acconciature e gioielli tradizionali. Se oggi tendono ormai ad essere stanziali, diventando agricoltori e commercianti, la maggior parte continuano a praticare la transumanza stagionale.
Serere
In prevalenza agricoltori e pescatori, abitano tutta la regione centro-occidentale del Senegal, nella zona comprendente la regione del Delta del Siné-Saloum, fino all’entroterra nel distretto di Kaolack. Costituisco il 15% circa della popolazione senegalese e parlano la propria lingua serere.
Considerati una delle popolazioni più antiche del Senegambia, la loro presenza risalirebbe all’epoca preistorica, testimoniata da numerosi reperti archeologici inventariati nella regione, tra cui un misterioso circolo di pietre megalitiche, risalente al III secolo a.C.
Famosi per essere uno dei popoli che resistette maggiormente all’islamizzazione, alla wolofizzazione e alle incursioni delle potenze europee e missionarie, erano ricchi proprietari terrieri e abili guerrieri, divisi in alcuni regni principali, quali quello di Cayor, di Baol e di Siné-Saloum. Il sotto-gruppo dei Serere-Niominka sono quelli forse rimasti più attaccati alla tradizione e alle credenze ancestrali che spesso praticano in sincretismo con una della due religioni monoteiste. Qui sono anche dediti alla pesca nel delta, ricchissima di pesce e famosi per i loro carretti trainati dal cavallo, animale molto caro alla loro economia. Divisa in caste, la loro società è ancora fortemente incentrata sulla discendenza reale, che segue rigide regole sia per discendenza matrilineare che patrilineare. Caratteristiche le loro abitazioni e granai tradizionali, spesso circolari e in paglia, canne e stuoie, o in argilla, rinforzata dall’aggiunta di conchiglie.
Diola
Rappresentano il 5% circa della popolazione senegalese e abitano la regione meridionale, la Casamance, separata dal resto del paese dall’enclave del Gambia e dal fiume omonimo. Questa sua particolarità geografica e la loro autosufficienza alimentare, essendo la terra più fertile e verde di tutto il paese, ne hanno preservato l’identità e le credenze ancestrali, portandoli a rivendicare con ardore per più di un trentennio le pretese indipendentiste. Tutta la loro storia è impregnata di indipendenza e forte identità culturale che li ha portati a resistere nei secoli davanti all’islamizzazione dell’Impero del Mali, alla dominazione di vari regni locali, alle incursioni portoghesi e inglesi e infine alla colonizzazione francese. Leggendaria è la figura dell’eroina e martire Aline Sitoé Diatta, sacerdotessa animista che guidò la resistenza contro le truppe francesi, fino a che non venne catturata e mandata in esilio a Timbuktu. Nonostante molti si siano convertiti al cristianesimo o all’Islam, si è mantenuta in sincretismo anche la pratica religiosa ancestrale e i riti legati alle iniziazioni e ai sacrifici propiziatori per la raccolta del riso, coltura su cui si basa la maggior parte della loro economia. Nell’sola di Karabane, sulla costa e sulle sponde del fiume Senegal è diffusa la pesca, mentre nei dintorni di Oussouye, si raccoglie l’anacardo, il mango, l’arachide, il miele e l’igname. A Oussouye è presente anche la più importante corte reale dove il popolo diola si reca per risolvere eventuali problemi legati alla comunità, al cospetto del Re. Particolare è l’architettura tradizionale della casa a “impluvium”, con copertura a forma di imbuto per la raccolta di acqua piovana nella cisterna, fulcro della casa. I Diola sono famosi per la lotta tradizionale particolarmente caratteristica ed energica. Nata come prova di forza degli iniziati è oggi diventata lo sport nazionale del Senegal.
Bedik e Bassari
Arroccati sugli unici rilievi del Senegal, all’estremo sud-est del paese, i popoli dei Bedik e dei Bassari appartengono al comune gruppo linguistico dei Tenda. Costituiscono appena il 2% della popolazione senegalese, ma meritano menzione per essere l’unico popolo rimasto interamente animista e ad aver preservato ancora oggi gli usi e costumi ancestrali. Questo è dovuto al loro storico isolamento nelle zone più recondite ed inaccessibili delle falesie, comprese oggi nel Parco del Niokolo-Koba. E’ qui che si rifugiarono ai tempi delle jihad ed è qui che vennero preservati dalle incursioni europee. Ancora oggi i loro villaggi tradizionali sono raggiungibili solo a piedi. Se oggi qualcuno si è convertito all’Islam è sotto l’influsso di qualche guida carismatica, o al cristianesimo, per poter accedere all’istruzione offerta dalle missioni religiose europee. Tuttavia mai furono soggetti a conversioni di massa forzate. Particolarmente caratteristici sono i loro riti di iniziazione per il passaggio dall’età infantile all’età adulta. Presso i Bassari i giovani iniziati vengono formati ai segreti dell’universo maschile e devono poi confrontarsi in una lotta con gli spiriti Lukuta, rappresentati da enormi maschere a forma di disco in rafia e argilla. Anche presso i Bedik le iniziazioni sono accompagnate dall’uscita di molteplici spiriti. Gli elementi utilizzati per fabbricare le maschere sono interamente di origine vegetale e fabbricati nel bosco sacro espressamente per ogni evento. La donna non deve avere alcun accesso ai segreti dell’universo maschile, e viceversa, l’uomo non potrà mai conoscere i segreti delle iniziazioni femminili.
Lingue
La lingua ufficiale in Senegal è il francese.
Tuttavia la quasi totalità della popolazione comunica in wolof. La seconda lingua locale più diffusa è il peuhl. Tra le lingue minoritarie sono il serere, il dioula, il malinké e il bambara parlate al confine con il Mali e la Guinea.
Religione
Il 90% della popolazione è di fede musulmana. La corrente sufi è quella a prevalere e in Senegal prevede l’intercessione di guide spirituali chiamate marabou, ognuno dei quali fonda la propria confraternita di fedeli. Le confraternite musulmane giocarono un ruolo fondamentale nella resistenza contro il colonialismo e tra queste quella che si distinse maggiormente fu la Mouride, ancora oggi la più seguita con circa 3.000.000 di fedeli. Fondata a Touba da Cheikh Amadou Bamba nel XIX secolo, deve la sua fama anche al suo principale discepolo, Cheikh Ibra Fall che fondò la branca mouride dei Baye Fall, molto seguita per il suo approccio spirituale in cui gli aspetti politici e terreni vengono messi da parte, alla ricerca di un’ascesi mistica attraverso il canto, la preghiera, il lavoro, il contatto con la natura e la propria “africanità”.
Il 7 % segue il Cristianesimo (soprattutto le popolazioni della Casamance e del Delta del Siné-Saloum)
Il 3 % è rimasto interamente legato alla religione ancestrale, anche se in molte pratiche monoteiste sopravvivono contaminazioni di tipo ancestrale, che abbracciano aspetti rituali in bilico tra fede, feticismo e pratiche di guarigione tradizionali.