Territorio e Clima
Il Senegal si estende su una superficie di 197.000 km² ed è il paese più ad Occidente di tutta l’Africa continentale.
A ovest è bagnato dall’Oceano Atlantico, a nord confina con la Mauritania, a est con il Mali, a sud-est con la Guinea e a sud-ovest con la Guinea Bissau. A circa 560 km dalle sue coste si trovano le Isole di Capo Verde, mentre il Gambia forma un enclave a sud, che lo separa dalla regione della Casamance.
Il suo territorio è in prevalenza semi-desertico a nord, di tipo prettamente saheliano nelle savane a est e più tropicale a sud, o comunque lungo i corsi d’acqua, zone più umide e che ricevono il maggior numero di precipitazioni.
Morfologicamente è pianeggiante nella quasi totalità della sua superficie. Lunghissimi e profondi tratti di costa sono occupati da dune e sabbie che formano in continuità una sola lunghissima spiaggia a nord di Dakar che arriva fino a St. Louis. All’altezza del bacino di acqua salata del Lago Rosa e della Regione di Lompoul le sabbie rientrano in depressione fino a 70 chilometri nell’entroterra, a creare delle vere e proprie zone di deserto, il cosiddetto Deserto di Ferlo. A sud di Dakar l’altro litorale sabbioso occupa la regione della Petite-Cote, scandita da qualche palude e da sporadiche falesie che non superano i 100 mt. di altitudine.
L’istmo occidentale su cui sorge Dakar è dominato dalle due colline chiamate “Mammelles” per la loro generosa forma e puntellato a largo dal gruppo di isole a scogliera della Madeleine e dall’Isola di Gorée.
Nelle zone dei delta dei quattro fiumi che attraversano il paese gettandosi nell’Oceano, il litorale si disperde in dedali fluviali e bracci di mare che rientrano per centinaia di chilometri, portando acqua salmastra anche nelle regioni più recondite dell’entroterra, a causa del potente fenomeno delle maree e della sempre più forte erosione e siccità delle acque fluviali.
I quattro fiumi sono l’omonimo Senegal, che prende origine dal Futa Djalon in Guinea, attraversa il Mali, scandisce tutta la frontiera con la Mauritania a nord e infine si getta nell’Atlantico all’altezza di St.Louis. Il fiume fossile del Saloum, il cui Delta del Siné-Saloum è quello più frastagliato e articolato, nonché il più grande, formando un vero e proprio braccio di mare di acqua salmastra che arriva fino alla regione delle saline di Kaolack.
Il fiume Gambia, anch’esso proveniente dalla Guinea, bagna la regione interna a est del paese per poi entrare in territorio gambiano. Infine a sud, la regione della Casamance è percorsa per 300 km dall’omonimo fiume, il cui delta è altrettanto ricco e frastagliato come quello del Siné-Saloum.
Il Senegal non abbonda di laghi. A parte il Lago Guiers a nord, formato dalle acque del fiume Senegal e regolato da una diga artificiale, quello principale è il Retba, non lontano da Dakar, chiamato anche Lago Rosa, per la sua particolare colorazione dovuta alla altissima concentrazione salina che permette la sopravvivenza solo di alcuni microrganismi ricchi in carotenoidi.
Gli unici rilievi presenti in Senegal superano appena i 300 mt. e si trovano a sud-est del paese, nelle Regione Bedick-Bassari e in prossimità del Parco Niokolo-Koba, preludendo alle vette del Massiccio del Futa Djalon della confinante Guinea. La cima più alta è il Monte Assirik con 311 mt.
Il clima in Senegal subisce l’influsso di due correnti principali. Quella atlantica degli alisei, che rinfrescano tutto il litorale da ottobre a maggio, con una temperatura piuttosto mite che da punte di 28-30 gradi può scendere fino ai 10 °C nelle ore notturne invernali. Non di rado nei mesi di dicembre e gennaio a Dakar e St.Louis è necessario vestirsi con capi di lana. La corrente dell’harmattan invece, attraversa tutta la parte interna del paese e soffia aria calda desertica, che nei mesi primaverili raggiunge punte di 42 °C nella regioni di Kaolack e Tambacounda e lungo tutto il confine del Mali.
Flora e Fauna
Se l’attitudine del popolo senegalese viene metaforicamente individuata con il termine teranga, iconograficamente il suo emblema è rappresentato dall’albero del baobab (adasonia digitata). Nei territori semi-aridi del centro-settentrione è una delle poche specie, assieme alle acacie, a sopravvivere. Dal tronco tozzo e i rami deformi, alcune popolazioni lo ritengono dotato di poteri magici per la sua resistenza alla siccità e la sua longevità. Della famiglia delle bombacacee, è un albero secolare che può raggiungere i 36 metri di altezza, 10 metri di diametro e 20 di circonferenza. Molto importante per tutti i popoli west-africani, viene praticamente utilizzato in tutte le sue parti. I fiori grandi e carnosi si consumano crudi, le foglie ricche di calcio e ferro si mangiano come verdura o come spezia. I frutti (pane di scimmia), grandi chicchi di dolce polpa bianca racchiusi da un duro guscio, sono ricchi di vitamina B1 e C e si succhiano al naturale o si pressano per essere mischiati all’acqua e bevuti come bibita rinfrescante. I gusci del frutto si fanno essiccare e si usano come utensili, mentre dalle radici si estrae una tintura di colore rosso. Le sue proprietà terapeutiche sono molteplici. Con le foglie si curano infiammazioni, asma, coliche, febbre, sudorazione eccessiva, diarrea e infezioni urinarie. La scorza è un rimedio contro il rachitismo e un calmante per il mal di denti. La polpa dei frutti è indicata contro la dissenteria, ha proprietà fortificanti e curative contro la malaria. Inoltre quando invecchia, il suo tronco tende a diventare cavo offrendo riparo e rifugio, o luogo di culto per le religioni ancestrali. Ad esempio secondo la cultura serere che vieta il seppellimento dei griots nei cimiteri, il baobab fungeva da loro tomba.
Man mano che ci si sposta a sud verso i delta dei fiumi e nelle zone lagunari, la vegetazione si rapprende in un intricato dedalo acquatico e umido, dove la mangrovia rhizophora diventa protagonista. Qui trovano l’habitat anche alcune monumentali specie ad alto fusto, quali il fromager, dalle scultoree radici che fuoriescono dal terreno.
Le fasce atlantiche della Casamance e del Siné-Saloum sono sicuramente le regioni più verdi del Senegal, dove le savane sudanesi dell’entroterra sud-orientale, lasciano il posto a zone intermedie di foreste di karité, manghi e anacardi, distese di risaie e piantagioni di canna da zucchero, alcune zone sabbiose sterili per via della saturazione salina, e infine a una fitta vegetazione formata da foreste tropicali ad alto fusto, di palme da olio, cailcedrat (khaya senegalensis), monumentali kapok e iroko, e la onnipresente mangrovia che può raggiungere fino ai 10 metri di altezza.
Nonostante la pressione demografica, l’erosione, la siccità e desertificazione, l’inquinamento e il disboscamento, in Senegal si sono conservate nelle sue aree più verdi e riserve circa 1500 varietà di flora, molte delle quali considerate di importanza vitale per le popolazioni locali, che ancora le utilizzano e trasformano nel campo della medicina tradizionale e nel campo gastronomico.
La fauna, che deve fare i conti anche con la piaga del bracconaggio, è ormai estremamente impoverita nelle sue specie selvatiche endemiche, ma sopravvive numerosa nelle specie aviarie migratorie e in quelle ittiche, anche se sempre più minacciate dalla pesca intensiva.
La maggior parte degli animali si concentrata in alcuni Parchi Nazionali, Riserve e Aree Protette.
Se colonie di fenicotteri rosa e pellicani, circa 400 specie di uccelli, branchi di delfini e centinaia di specie ittiche, popolano ancora i litorali oceanici e alcune zone lagunari, leoni, gazzelle, facoceri, ippopotami, coccodrilli, primati, sono ormai sempre più rari da avvistare e concentrati soprattutto nel Parco del Niokolo-Koba.
Parchi Nazionali e Tutela
“Non si lascia nulla, a parte le impronte delle proprie scarpe, non si porta via nulla”.
Una delle più dure battaglie in Senegal per la tutela dell’ambiente, è stata intrapresa dal senegalese di origini libanesi Heidar El-Ali, fondatore nel 1984 della ONG Oceanium di Dakar. Considerato uno dei più importanti ecologisti del pianeta, venne eletto nel 2012 Ministro dell’Ecologia e nel 2013 Ministro della Pesca.
Paladino contro la pesca intensiva, l’inquinamento dei mari, il disboscamento delle foreste, ha condotto campagne di riforestazione, sensibilizzato la popolazione al risparmio energetico, lottato contro il bracconaggio e incentivato un tipo di turismo eco-sostenibile creando un circuito di eco-lodge a gestione comunitaria.
Tuttavia in Senegal perdurano molte delle piaghe pericolose per l’ambiente e lo smaltimento dei rifiuti rimane uno dei grandi problemi che affliggono i centri urbani.
Già a partire dagli anni della decolonizzazione, i primi dirigenti senegalesi intuirono l’importanza di preservare un ambiente fragile e sempre più minacciato dai cambiamenti climatici e dal cattivo comportamento delle popolazioni che, spinte dalla crescita demografica, cercavano sostentamento nella razzia delle risorse naturali.
Nacquero così una serie di Aree Protette Marine, Parchi Nazionali, Santuari avifaunistici e Riserve Naturali,che comprendono oggi circa il 10% della superficie del paese:
Parco Nazionale di Niokolo-Koba
Inserito tra il Patrimonio UNESCO nel 1981, il Niokolo-Koba si estende a sud-est del paese verso il confine con la Guinea, e include gli unici rilievi presenti su suolo senegalese. In una zona di grande importanza paesaggistica, rimane una delle ultime aree protette del Sahel a preservare un ecosistema di transizione tra la vegetazione della savana sudanese e la foresta umida guineana a galleria. Al suo interno sono state inventariate circa 1500 specie diverse di flora. La sua popolazione faunistica comprende numerose specie di mammiferi, rettili, uccelli, anfibi. I grandi mammiferi negli ultimi anni si sono ridotti ad appena un migliaio di esemplari: l’antilope “eland gigante”, il leone, il licaone e forse qualche esemplare di leopardo. Numerosi primati, bufali e gazzelle sono ancora endemici; è possibile avvistare qualche ippopotamo e coccodrillo, mentre l’elefante e la giraffa si sono totalmente estinti.
Parco Nazionale di Djoudj
A circa 60 km a nord di St. Louis si estende il Parco di Djoudj su una superficie di circa 16.000 ettari. Viene considerato il terzo parco ornitologico più importante al mondo ed è il rifugio di 3 milioni di uccelli migratori, suddivisi in circa 400 specie diverse. Il suo ambiente, in parte di terraferma e in parte acquatico del fiume Senegal, ospita tra le colonie più numerose dell’Africa di pellicani e fenicotteri, ibis, aironi e pagliaroli. Inserito nel 1981 tra la lista del Patrimonio UNESCO, è stato depennato dai patrimoni in pericolo, nonostante il suo delicato e prezioso equilibrio.
Parco Nazionale del Siné-Saloum
Istituito nel 1976 e inserito nella lista UNESCO nel 2011, occupa una superficie di 76.000 ettari compresa nel delta del fiume Saloum. Importante per il suo eco-sistema paesaggistico, costituisce un polmone verde fatto di intricate gallerie di mangrovie e piante acquatiche, rifugio di un’enorme varietà ittica e anfibia, oltre alla sua importanza ornitologica, fornendo riparo a numerosi uccelli migratori, quali la sterna, il piovanello, il fenicottero rosa, il gambecchio e la spatola bianca.
Parco Nazionale della Basse-Casamance
Su 5.000 ettari vicino a Oussouye, si estende un’area naturalistica, che al pari del Niokolo_Koba, preserva un’area mista di savana sudanese e foresta primaria umida. Qui sopravvivono numerosi primati, 200 specie di uccelli, svariati mammiferi tra cui bufali e alcuni esemplari di leopardo. Dopo i disordini politici decennali in Casamance, il parco è stato chiuso per ragioni di sicurezza.
Parco Nazionale della Lingua di Barbarie
Si estende su quella che fino al 2003 era una lingua sabbiosa di 2.000 ettari, collegata alla terraferma e che proteggeva la città di St. Louis dall’Oceano Atlantico. Oggi una breccia l’ha trasformata di fatto in un’isola che deve la sua importanza quale rifugio ornitologico e per alcune specie di tartarughe marine.
Parco Nazionale delle Isole della Madeleine
Questo Parco include un piccolo gruppo di isolette situate a poche miglia dalla costa di Dakar. Sono isole disabitate e di origine vulcanica. Devono la loro importanza non solo al loro valore paesaggistico e ornitologico, ma anche storico, per alcuni manufatti ivi rinvenuti, risalenti all’età della pietra.
Tra le Aree Protette, segnaliamo la Riserva di Bandia, nell’entroterra della Petite-Cote, ripopolato con alcune giraffe, zebre e due esemplari di rinoceronte bianco, provenienti dal Sudafrica.
Kanaga Africa Tours fornirà consigli e una sorta di vademecum per il rispetto delle zone visitate.