A Sao Tome e Principe le festività a data fissa sono:
- Capodanno: 1 gennaio
- Festa del Rei Amador, figura carismatica nella storia dell’arcipelago che alla fine del Cinquecento, dopo essere stato il leader della rivolta angolana, si autoproclamò re di Sao Tome. : 4 gennaio
- Commemorazione del massacro del 1953 di Batepà, un piccolo villaggio nei pressi di Trindate (seconda città di Sao Tome e Principe) in cui persero la vita circa mille persone a casa di una repressione di proprietari terrieri portoghesi contro le proteste degli isolani: 3 febbraio
- Festa dei lavoratori: 1 maggio
- Anniversario dell’Indipendenza: 2 luglio
- Anniversario della riforma agricola (metà anni Settanta): 30 settembre.
- Festa di Sao Tome: 21dicembre.
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Natale: 25 dicembre.
Festival
- São Tomé FestFilm, ogni due anni ad ottobre (decimo anniversario). In questa occasione vengono proiettati film di registi emergenti di tutto il mondo. L’obiettivo quello di sviluppare progetti cinematografici nel Paese, di farli conoscere al mondo e di trovare momenti di scambio con registi di varia provenienza geografica.
- Aprile è per gli abitanti di Sao Tome il mese della cultura nazionale. Nella principale piazza della capitale si svolgono così varie feste tradizionali all’insegna della danza, della musica, del teatro.
Molto più di un festival…
- Non è un vero e proprio festival, ma uno spettacolo teatrale che costituisce un unicum perché si tratta di un’antica tradizione dell’arcipelago che riassume in sé un parte sostanziale della storia di Sao Tome e Principe e, più in generale, dell’Africa. Se i portoghesi, provenienti principalmente dall’isola di Madeira, facevano razzia di schiavi a Sao Tome e nel Golfo di Guinea, dall’inizio del XVI secolo questi ultimi sentivano l’esigenza di unirsi contro i portoghesi. Questa unificazione sociale e culturale della tradizione autoctona (di diverse zone del continente africano da cui provenivano appunto gli schiavi) comportava il riconoscimento e la comunicazione con gli antenati che si si sarebbe teoricamente concretizzata nei riti funebri. Peccato però che i funerali africani fossero stati vietati per essere sostituiti da sepolture di matrice cristiana. Gli schiavi, battezzati con la forza, si ritrovarono infatti convertiti al cattolicesimo, che proibiva loro ogni altra pratica religiosa, inclusi i riti ancestrali e le cerimonie funebri animiste e vudù. Gli autoctoni dovettero dunque trovare altri mezzi per poter onorare i propri defunti e rivendicare i propri diritti. Ci riuscirono adattando le piece teatrali introdotte dagli stessi coloni, ricchi e annoiati, che invitavano compagnie teatrali direttamente dalla madrepatria. Fu il loro uno stratagemma per sopravvivere alla censura. Il Tchiloli, così si chiama questa tradizione teatrale, è diventato nel corso del tempo un’usanza popolare radicata nell’identità stessa del popolo saotomense. Gli attori mettono in scena una storia medievale importata nel XVI secolo dai colonizzatori e rielaborata dalla popolazione locale. Si tratta più precisamente de “la tragedia del Marchese di Mantova e dell’Imperatore Carlo Magno” scritta dal drammaturgo portoghese Baltasar Diaz.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi