Il Kenya conta una popolazione di oltre 53 milioni di abitanti con una densità di 94 abitanti per km².
La capitale è Nairobi con 4,5 milioni di abitanti.
Il Kenya è una repubblica presidenziale.
La popolazione del Kenya è estremamente composita e comprende numerosi gruppi etnici. Questa zona fu infatti per secoli e secoli il punto di approdo di immigrazioni interne del continente africano.
La principale etnia keniota è quella bantù, proveniente dalle foreste equatoriali centroafricane, ma escono anche consistenti minoranze di popolazioni nilotiche, originarie dell’area sudanese e genti cuscidiche (provenienti dalla Somalia e dall’Etiopia).
All’interno di queste “macro categorie” ci sono poi numerosissime tribù che, per semplificare, possono essere divise per aree geografiche, anche se è possibile trovare raggruppamenti tribali in aree molto lontane dai territori tradizionali.
- Rift Valley e Kenya centrale: – Kikuyu (22% della popolazione), gruppo tribale più numerose e influente del Kenya. Il cuore del loro territorio corrisponde al Monte Kenya, ma i Kikuyu costituiscono anche la più alta percentuale degli abitanti delle grandi città. Il loro territorio confina con quello dei Masai e, a causa dei matrimoni misti, le influenze culturali diventano sempre più evidenti. I Kikuyu furono uno dei gruppi etnici più ostili ai colonizzatori inglesi. Nelle lotte per l’indipendenza keniota i Kikuyu svolsero un ruolo estremamente significativo; da questa etnia provenivano infatti anche la gran parte dei ribelli Mau-Mau. Il primo Presidente del Kenya, Jomo Kenyatta era un Kikuyu. – Kalenjin: costituiscono il 12% della popolazione del Kenya e sono un popolo del gruppo nilotico, a sua volta suddiviso in vari sottogruppi, che vivono nella zona centrale della Rift Valley. Sono noti soprattutto per aver dato al Paese podisti olimpici. La loro organizzazione, come avviene per moltissime altre tribù, è basata sulle fasce d’età con un tribunale presieduto dagli anziani. – Meru: vivono nelle regioni a nord del Monte Kenya e sono uno dei gruppi etnici che forma un’unità politica ed economica con i kikuyu. Costituiscono il 6% della colazione del Paese e parlano una lingua propria. Molte delle loro storie tribali riprendono episodi del Vecchio Testamento, mentre il culto degli antenati è ancora molto diffuso. – Samburu: strettamente imparentati coi Masai, con i quali condividono la stessa lingua. Basti pensare che circa il 95% dei vocaboli delle lingue samburu e masai coincidono. Il nome stesso Samburu è di origine Masai e deriva dalla parola samburr, che indica una borsa di pelle che i Samburu portano sempre con loro. I Samburu si riferiscono a sé stessi come Lokop (o Loikop), che potrebbe significare “padroni della terra” (da lo, che indica possesso, e nkop, terra); non tutti i Samburu però concordano su questa interpretazione. Come i Masai, i Samburu conservano lo stile di vita tradizionale di pastori nomadi. La struttura sociale, suddivisa per classi di età, appare un eccellente esempio di gerontocrazia. La poligamia è consentita e diffusa presso i Samburu; un insediamento Samburu (detto nkang o engang o manyatta) può consistere di una sola famiglia, costituita da un uomo e dalle sue mogli; ogni moglie costruisce la propria casa con materiali trovati in loco, come bastoni, fango e sterco di mucca. Insediamenti più grandi ospitano in genere fino due-tre famiglie; solo gli insediamenti rituali (lorora) arrivano a dimensioni molto più grandi (20 o più famiglie). I villaggi samburu sorgono in genere sulla cima delle colline. Le donne, come i Masai, si decorano il collo con vistose collane di perline colorate. Come i Masai e i Rendille, anche i guerrieri Samburu impastano i capelli di ocra rossa per poterli acconciare a visiera e ripararsi così dal sole.
- Kenya occidentale: – Luhya: di lingua bantu e composti da 18 gruppi diversi, i Luhya costituiscono la seconda tribù del Kenya dal punto di vista numerico (14% della popolazione). Occupano una zona ad altissima densità di popolazione sull’altipiano occidentale intorno a Kakameca. In passato erano artigiani, ora sono quasi tutti agricoltori e coltivano arachidi, sesamo e mais. La superstizione è molto diffusa in questa tribù che crede ancor alla stregoneria. – Luo: la tribù a cui apparteneva il padre dell’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. I Luo, terzo gruppo tribale del Kenya (13%della popolazione) parlano una lingua sudanese orientale (Nilotica), una branca della famiglia linguistica Nilo-Sahariana. Originariamente dediti all’allevamento, le loro madri furono decimate dalla peste bovina scoppiata alla fine del XX secolo. Molti di loro perticano la pesca e l’agricoltura di sussistenza. I Luo hanno due grandi passioni: il calcio e la musica e producono caratteristici strumenti tradizionali ricavati da zucche o fil di ferro. – Gusii: costituiscono il 6% della popolazione e occupano gli altopiani occidentali a est del lago Vittoria. Vivono soprattutto di allevamento e agricoltura e coltivano caffè e piretro. Sono famosi anche per i loro cesti e per per le loro sculture in steatite (roccia metamorfica, somigliante alla giada.
- Kenya meridionale: – Akamba o Kamba: sono un gruppo etno-linguistico di ceppo bantu dell’’Africa orientale. Costruiscono l’115 della popolazione del Kenya e il loro territorio tradizionale si estende a est di Nairobi. Grazie alla loro abilità militare godettero di grande considerazione presso gli inglesi che ne impiegarono moltissimi nel proprio esercito. Attualmente gli Akamba sono abili scultori conosciuti per le loro pregevoli lavorazioni in ebano. – Masai, pur costituendo solo il 2% della popolazione, rappresentano per molti il simbolo del Kenya. Famosi per la loro ferocia in guerra, sono un popolo nilotico che vive sugli altopiani intorno al confine fra Kenya e Tanzania. Erano famosi per la loro ferocia in guerra, secondo dicerie messe in giro dai mercanti arabi che volevano scoraggiare altri gruppi ad esplorare l’interno e stabilire rotte mercantili alternative. Se è vero, infatti, che i Masai usavano razziare il bestiame di altri gruppi etnici, questo vale per tutte le etnie. Oggi i Masai sono allevatori transumanti, spesso addirittura stanziali (soprattutto in Kenya). La transizione a uno stile di vita stanziale si accompagna alla pratica dell’agricoltura come fonte primaria di sostentamento, insieme a quella dall’allevamento. I capi di bestiame costituiscono per i Masai la loro ricchezza e sono una vera e propria moneta di scambio. Numerose sono le problematiche, estremamente complesse e articolate, che riguardano il loro rapporto con territori su cui gravitano, parchi nazionali compresi (specialmente nella vicina Tanzania).
- Kenya settentrionale: – Borana, popolo di allevatori dell’etnia Oromo, originaria dell’Etiopia. Abitano le zone nord-occidentali del Paese. Sono un popolo nomade che si sosta anche quattro volte l’anno all’interno del Kenya. Per loro è fondamentale la traduzione orale, tramanda anche attraverso canti. – Turkana, popolo del gruppo nilotico. Abitano una regione geografica nota come Turkana, situata nella parte nel nord occidentale del Kenya, fino all’omonimo lago. Vivono soprattutto di allevamento, anche se hanno iniziato anche a praticare la pesca sul Lago Turkana. Vivono in capanne di legno, pelli di animali e foglie di palma, credono negli spiriti degli antenati e in un dio, chiamato Akuj, da cui dipende la pioggia, elemento essenziale per la sopravvivenza. Poligami, sono facilmente riconoscibili per le collane indossate dalle donne (il numero è un indice della ricchezza della famiglia) e per gli orecchini “a foglia”. – El Molo: Si tratta di un minuscolo gruppo tribale in via di estinzione che vive in capanne fatte di foglie di palma. Gli El Molo sono pescatori. Pescano con una zattera, reti di funicelle e un arpione. La loro alimentazione è basata sul persico e la tilapia. I pochi rimasti non vivono però tutti sulle sponde del lago Turkana, alcuni si sono stanziati nell’entroterra nelle vicinanze di Loyangalani. – Gabbra: famosi per la loro solidarietà e ospitalità, allevano dromedari che utilizzano per il trasporto delle merci e da cui ricavano carne e latte. Le donne indossano abiti molto colorati. Molti si sono convertiti all’Islam. – Rendille: privi di un mito delle origini, i Rendille sembrano essere un coacervo di profughi ambientali e di guerra, derivanti da popolazioni proto-somale del primo millennio avanti Cristo, messe poi in crisi dall’espansione degli Oromo etiopici. Hanno forti legami economici di parentela coi Samburu. La loro principale risorsa per trasporto e cibo sono i cammelli. I Rendille spesso si tingono i capelli con ocra rossa, mentre le donne indossano numerose collane di perline colorate.
Lingue
Le lingue ufficiali del Kenya sono l’inglese e lo swahili, lingua bantu diffusa in gran parte dell’Africa orientale, centrale e meridionale.
Tutti gli atti dell’Assemblea Nazionale possono essere scritti in una o entrambe queste lingue. I numerosi gruppi etnici del Kenya parlano le loro lingue madri all’interno delle proprie comunità. In totale in Kenya si parlano dunque 68 lingue. Le due lingue ufficiali sono utilizzate per la comunicazione tra le diverse popolazioni. L’inglese è maggiormente diffuso negli scambi commerciali.
Religione
Numerose sono le religioni professate in Kenya: presbiteriani, altri protestanti e quaccheri costituiscono il 45% del totale. I cattolici e gli ortodossi sono il 35%, musulmani l’11%. Vi sono poi culti animisti, induismo, sikhismo e giainismo.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi