La cucina algerina è probabilmente una delle cucine più ricche ed elaborate dell’Africa, che principalmente combina piatti tipici della cultura magrebina, con influssi della cucina francese, senza dimenticare alcuni sapori tipicamente subsahariani. Il risultato è una grande varietà di piatti regionali, da sperimentare come parte integrante dell’esperienza di viaggio, in una vera e propria avventura anche per le papille gustative.
Cominciamo dalle bevande.
La bevanda tipica, inutile dirlo è il famoso thé alla menta. Tipico delle regioni desertiche e delle culture nomadi o arabe in genere, viene servito in ogni caffetteria del paese e anche in ogni angolo del deserto ci sarà occasione di sorseggiarlo.
Servito in piccoli bicchierini di vetro è parte integrante della tradizione locale, che segue un vero e proprio rito nel prepararlo e servirlo. Si fa bollire e ribollire per tre volte in delle piccole teiere metalliche, e dopo un’attenta ossigenazione per formare la schiuma verrà servito a tre riprese, con tre gradazioni di gusto differenti, dalla più amara fino all’ultima più leggera e zuccherata. Le notti nel deserto sotto le stelle e attorno al fuoco scoppiettante, sono imperativamente scandite dai tre bicchierini di thé, prima della ritirata in tenda.
Una bevanda che viene spesso servita nei ristoranti tipici è il lben a base di latte fermentato.
Le bevande internazionali si trovano ovunque, quindi per i sostenitori della Coca Cola, nessun timore! Tuttavia se desideriamo consumare a “chilometro zero”, consigliamo la soda al limone Hamoud Boualem, una limonata gassata molto buona di fabbricazione algerina. Le bevande alcooliche non sono proibite trattandosi di un paese laico, seppur fortemente osservante della religione musulmana. Tuttavia si trovano solo in alcuni grandi market delle principali città del nord e in alcuni ristoranti o alberghi di lusso. Al sud del paese è molto difficile reperirle e comunque a prezzi esorbitanti. Per chi non riuscisse a farne a meno, consigliamo sempre di comprarle, per consumo personale, al duty free dell’aeroporto di partenza. Generalmente nelle tratte interne sono tolleranti con i liquidi nel bagaglio a mano, ma onde evitare problemi basterà mettere la bottiglia in valigia con le dovute precauzioni prima del check in del volo nazionale.
Fornire invece un elenco o una descrizione dei piatti tipici è un’impresa ardua, pertanto ci limitiamo a indicare gli immancabili della cucina algerina.
Sicuramente nella capitale, oltre a una grande varietà di ristoranti che servono ottimo pesce fresco, è da provare lo street food, che non viene venduto da ambulanti per strada ma in piccole boulangerie o pseudo fast food locali.
Niente di meglio che passeggiare per i vicoli della kasbah di Algeri assaporando un mhadjeb, una sorta di piadina di semola senza lievito e cotta alla piastra, farcita a piacere (generalmente con salsa di pomodoro, tonno e harissa, la piccantissima salsa di peperoncino).
In Algeria immancabile è cominciare il pasto dalla chorba, una minestra tipica con grano spezzettato. La si può trovare in tutti i ristoranti di tutte le categorie e nel bel mezzo del deserto non mancherà mai a scaldarci sotto le stelle. Tutti i cuochi algerini sono dei grandi esperti di chorba e la proporranno in numerose varianti.
Neanche a dirlo, uno dei piatti nazionali è il couscous, di verdure, di carne o di pesce, o nella variante taboulé, fatto ad insalata e condito a piacimento, anche se la variante tipica algerina è con le fave e i piselli, il mesfouf bel foul.
La carne di ovino è quella più consumata nella cucina algerina, soprattutto al sud. Il mechoui, carne di montone o agnello arrosto, è un piatto tipico di tutta la cultura magrebina e anche delle culture di origine nomade dell’Africa sahelo-sahariana.
Un piatto tipico assolutamente da non perdere è la chakchouka,uno di stufato di verdure e pomodoro nel quale viene inzuppata una sorta di sfoglia di pane, simile al pane carasau sardo, e accompagnato da un uovo in camicia o da pezzettoni di carne.
Il posto d’onore merita invece la taghella, il pane tradizionale dei nomadi, una focaccia non lievitata e cotta sotto la sabbia. Quando le derrate fresche cominceranno a scarseggiare negli ultimi giorni di permanenza nel deserto, l’inventiva tuareg ci sorprenderà, sfornando con pochi mezzi questa prelibatezza che viene poi sbriciolata ancora fumante in una zuppa di verdure bollente.
I dolci sono quelli tipici della cultura araba, con pasticcini secchi a base di pasta di mandorle o sfoglie al miele e pistacchi. E ovviamente alla fine di ogni pasto non mancheranno mai degli ottimi datteri zuccherini e un buon tè alla menta.