GUIDE VIAGGIO
Italiano:
- “Africa occidentale”, Lonely Planet, 2017 (ISBN 978-88-5924-568-1)
- “Guida di viaggio aggiornata alla Nigeria 2024: un viaggio attraverso la ricca cultura e il paesaggio diversificato della Nigeria”, di Helene R.Wright, Independently published, 2024 (ISBN 979-8320767369)
Inglese:
- “Nigeria travel guide: discovering Nigeria’s hidden gems with safety advice and helpful phrases”, di Dave C.Albert, Independently published, 2023 (ISBN 979-8856524177)
- “Travel to Nigeria”, di Matt Doeden, Lerner Pub Group, 2023 (ISBN 978-1728463995)
- “Nigeria Travel Guide 2024-2025: Explore Lagos, Abuja, Port Harcourt and Calabar, Unforgettable adventures, attractions, Experience National parks, Museums, History, all you need to know”, di Mpamugo Chuks, Independently published, 2024 (ISBN 979-8324033934)
CARTE GEOGRAFICHE
- “Africa West, Coastal countries: (world mapping project) (Africa West, Coastal countries (1:2.200.000): from Senegal to Nigeria)”, Reise Know-How Verlag, 2019 (ISBN 978-3831774272)
SAGGI
- “Nigeria. The passenger. Per esploratori del mondo”, AaVv. Iperborea, 2022 (ISBN 978-8870919516) Fin dalla sua indipendenza dal Regno Unito nel 1960, la Nigeria è vissuta in uno stato di crisi permanente. Il collante per questo paese, diviso ma con «l’ossessione dell’unità nazionale», è stata la dipendenza dal petrolio, che ha però eroso istituzioni e sviluppo economico-sociale e portato corruzione, colpi di stato, disastri ambientali. Sotto molti aspetti l’arrivo della democrazia, nel 1999, non ha migliorato le cose: si stima che cento milioni di nigeriani, la metà della popolazione, vivano sotto la soglia di povertà. Soprattutto, è la violenza diffusa a dipingere un quadro sconfortante: dai terroristi di Boko Haram ai nuovi movimenti secessionisti armati, fino alla piaga dei rapimenti, che miete sempre più vittime e può colpire chiunque. Come si vive in un paese in cui lo stato è, nel migliore dei casi, assente? In cui manca la corrente sei mesi all’anno, la sanità e l’istruzione pubbliche sono inesistenti e l’esercito, schierato in ognuno dei 36 stati che formano la federazione, non riesce a contenere la violenza? In questo quadro l’unica società possibile è quella del «fai da te», che germoglia dove e come può. Non appena nasce il minimo barlume di opportunità, i nigeriani sfoderano tutto il dinamismo e l’imprenditorialità repressi, e inventano: app finanziarie per ovviare all’inaccessibilità del sistema bancario, una rivoluzione energetica solare per rendersi autonomi dalla rete elettrica pubblica (ma anche metodi artigianali – e inquinanti – di raffinare il petrolio), e-commerce su Instagram per vendere afrodisiaci tradizionali, film a budget ridottissimo, libri e musica che riscuotono successi in tutto il mondo. Nessun altro paese del continente africano è permeato dalla stessa vivacità. E mentre la generazione dei generali che ha vinto la guerra civile e governato il paese per sessant’anni è ormai agli sgoccioli, il rifiuto di sempre più giovani di voltarsi dall’altra parte davanti all’ingiustizia e alla violenza (di stato e non) apre spiragli di speranza: forse le forze più vitali riusciranno a prendere in mano il futuro del paese. E, come sono abituate a fare, ad aggiustarlo.
- “Of this our country”, AaVv., The borough press, Londra, 2021 (solo in inglese), è una raccolta di saggi personali che esplorano la Nigeria attraverso i ricordi e le esperienze di alcuni scrittori nigeriani. Pubblicando il 30 settembre 2021, la sua intenzione è quella di far conoscere scrittori nigeriani acclamati ed emergenti.
- “Longthroat Memoirs: Soups, Sex and Nigerian Taste Buds”, Yemisi Aribisala, Cassava Republic, 2016 (solo in inglese), è un “sontuoso” menu di saggi sul cibo nigeriano. Dalle zuppe, al pesce come afrodisiaco, alle potenti seduzioni dell’igname, Longthroat Memoirs esamina le complessità, le peculiarità, la meticolosità e la tattilità del cibo nigeriano.
- “Le ragazze rapite”, Wolfgang Bauer, La Nuova Frontiera, 2017. Nell’aprile del 2014 un commando di Boko Haram attacca Chibok, un piccolo villaggio nel nord-est della Nigeria, e rapisce 276 studentesse. Immediatamente un grido d’indignazione si leva in tutto il mondo e, riunite sotto l’hashtag #bringbackourgirls, personalità come Michelle Obama e il premio Nobel per la pace Malala Yousafzai manifestano il loro orrore chiedendo l’immediata liberazione delle ragazze. Ma ciò che è accaduto a Chibok non è un caso isolato. In questo momento sono migliaia le donne prigioniere nelle mani dei fondamentalisti. Nel luglio del 2015 il reporter della Zeit Wolfgang Bauer è andato in Nigeria per parlare con alcune delle ragazze che sono riuscite a fuggire. Ha sentito dalla loro voce il racconto della vita prima del rapimento, la terribile esperienza della prigionia, la fuga e il sogno di una vita migliore. Questo reportage traccia un quadro dettagliato del regime del terrore di Boko Haram e offre uno spaccato senza uguali sulla vita dell’organizzazione. Ma soprattutto restituisce alle ragazze rapite una voce: una voce potente, che parla di dolore e violenza, ma anche di coraggio e di speranza.
- “Manuwa street”, Sophie Bouillon, Le premier parallele, Parigi, 2021 (solo in francese), Questo diario racconta la storia della capitale economica della Nigeria, Lagos, durante la pandemia di Covid-19. Non è un libro di giornalisti, anche se il suo autore, vincitore del premio Albert-Londres nel 2009 ed ex corrispondente di Libération in Sud Africa, è vicedirettore dell’ufficio dell’Agence France-Presse (AFP) nella megalopoli nigeriana.
- In Be(com)ing Nigerian: A Guide, Elnathan John, Cassava Republic, Lagos, 2019 (solo in inglese), È uno sguardo bruciante su come il potere viene abusato, negoziato ed esercitato in privato e in pubblico; nella politica, negli affari, nelle istituzioni religiose e nelle case. Oltre a prendersi gioco dei detentori del potere, è anche un appello, una provocazione e un appello all’introspezione a tutti i livelli della società. Come spesso si dice in Nigeria, quando punti con un dito, ce ne sono altri quattro che puntano verso di te.
- “Loot”, Bernaby Phillips, OneWorld, Londra, 2021, (solo in inglese). Nel 1897, la Gran Bretagna inviò una spedizione punitiva nel Regno del Benin, nell’attuale Nigeria, come rappresaglia per l’uccisione di sette funzionari e commercianti britannici. Oltre ad essere esiliato il re del Benin e annesso il suo territorio, sono state rubate anche alcune delle più grandi opere d’arte africana.I “Bronzi del Benin” sono infatti oggi tra le opere d’arte più ammirate e preziose al mondo. Ma vederli oggi al British Museum è, nelle parole di un artista di Benin City, come “fare visita ai parenti dietro alle sbarre”. In un momento di grande controversia sull’eredità dell’impero, sulla giustizia razziale e sul futuro dei musei, cosa riserva il futuro ai Bronzi?
- “In cerca di Transwonderland. Il mio viaggio in Nigeria”, Non Saro-Wiwa, 66thand2nd, 2015, Da bambina le vacanze in Nigeria erano l’incubo di Noo: estati fatte di caldo e zanzare, senza elettricità né acqua corrente. Per lei e i suoi fratelli, abituati alla frescura del Surrey – un paradiso traboccante di Twix, cartoni animati e alberi rigogliosi -, il villaggio d’origine era una sorta di “gulag tropicale”. Poi nel 1995 suo padre, l’attivista Ken Saro-Wiwa, viene assassinato e tutto finisce. Niente più vacanze, niente più estati torride, un esilio volontario che dura molti anni, finché Noo decide di tornare per scrivere una guida sui generis. Prima tappa Lagos: traffico, bancarelle, okada che schizzano a velocità assassina, minibus stracolmi assediati da predicatori e venditori. E ancora l’asettica Abuja e l’arido Nord musulmano, i bronzi dell’antico Impero del Benin, le splendide statuette di Nok, i monoliti di Ikom e il parco dei divertimenti Transwonderland, con le sue giostre fatiscenti, specchio della decadenza di un paese minato dalla corruzione e dai conflitti interni. Nel corso del viaggio l’autrice si infuria, si rammarica, con sguardo occidentale critica e disapprova, ma la Nigeria è pur sempre la sua terra e i nigeriani il suo popolo. È il momento di riconciliarsi con loro e con il ricordo del padre.
- “What Britain did to Nigeria”, Max Siollun, Hurst Londra, 2021 (solo in inglese). La maggior parte dei resoconti della colonizzazione della Nigeria furono scritti da funzionari britannici, presentandola come una nobile missione civilizzatrice volta a liberare gli africani dalla superstizione barbarica e dalla corruzione della leadership tribale. Grazie a questa scrittura distorta della storia, molti nigeriani oggi nutrono ancora nostalgia dell’Impero e vedono il periodo coloniale attraverso lenti rosate. Max Siollun offre un audace ripensamento, sostenendo in modo convincente che il colonialismo aveva poche intenzioni benevole, ma molti risultati ingiusti. Potrebbe aver posto fine alla schiavitù e ai sacrifici umani, ma è stato accompagnato da un’estrema violenza. L’identità etnica e religiosa venne cinicamente sfruttata per mantenere il controllo, mentre il rimodellamento forzato di pratiche legali e sociali di vecchia data alterava permanentemente la cultura e la politica interna delle comunità indigene. Le conseguenze di questa ingerenza coloniale si fanno ancora sentire decenni dopo l’indipendenza. Le narrazioni popolari spesso suggeriscono che le turbolenze economiche e politiche siano di origine interna, ma la realtà è che la Gran Bretagna ha creato molte delle crisi della Nigeria e le ha lasciate indietro affinché i nigeriani le risolvessero.
- “Nollywood: the making of a film empire”, Emily Witt, Columbia Global records, New York, 2017 (solo in inglese). Lo studio del gigantesco fenomeno del cinema di Nollywood.
ROMANZI
- “Metà di un sole giallo”, Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi, 2008. Epopea ambientata durante la guerra civile negli anni Sessanta. Il romanzo abbraccia l’estensione dell’immenso paesaggio nigeriano: comincia nella città universitaria di Nsukka, sfiora brevemente Lagos ed esplora la città secolare di Kano. L’evento determinante della storia nigeriana, una guerra civile inter etnica durata due anni, fa da sfondo alle conversazioni sull’identità nazionale.
- “L’ibisco viola”, Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi, 2012. Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico. Ma nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza. Cosí Kambili e Jaja crescono in un clima di dolorose contraddizioni fino a che, dopo un colpo di Stato, non vanno ad abitare con la zia Ifeoma. Lí scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà. L’ibisco viola, opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, racconta le trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo, ma è anche un romanzo sulla linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio.
- “Resta con me”, Ayobami Adebayo, La Nave di Teseo, 2018. Yejide e Akin sono giovani e innamorati, si sono sposati subito dopo essersi conosciuti all’università di Lagos, in Nigeria. In molti si aspettavano che Akin volesse prendere numerose mogli, ma lui e Yejide sono felici, la poligamia non fa per loro, non è un desiderio, né una necessità. Quattro anni più tardi, però, il pensiero di non aver avuto ancora dei figli comincia a diventare ingombrante. Hanno provato di tutto, medici della fertilità e guaritori, cure improbabili e strane miscele di erbe, ma Yejide non è riuscita a rimanere incinta. È comunque fiduciosa, sicura del suo matrimonio e nonostante le pressioni della suocera e le tensioni con il marito, dà per scontato di avere ancora del tempo, finché un giorno la sua famiglia non suona alla porta presentandole una giovane donna, la seconda moglie di Akin. Furiosa, scioccata e livida di gelosia, Yejide capisce che l’unica possibilità di salvare il suo matrimonio è restare incinta, a un prezzo di gran lunga più alto di quello che avrebbe mai osato immaginare. Resta con me, l’acclamato romanzo di esordio di Ayòbámi Adébáyò, è un libro di immensa forza emotiva sull’amore e su ciò che siamo disposti a fare per non perderlo.
- “Culo nero”, A.Igoni Barrett, 66thand2nd, 2017. Una mattina Furo Wariboko, trentatré anni, nigeriano, si sveglia e scopre di essersi trasformato in un oyibo, un uomo bianco, con i capelli rossi e gli occhi verdi. Una metamorfosi inspiegabile, che lo costringe a fuggire di casa e cercare fortuna nella babele di Lagos. Anche se nel suo quartiere i bianchi si contano sulla punta delle dita, e la gente da loro vuole sempre qualcosa: denaro, amicizia, favori. Se però conosci il pidgin e l’arte di arrangiarsi di ogni lagosiano, avere la pelle bianca può offrire dei vantaggi. Aggirarsi con le fattezze di un oyibo può essere esilarante ma molto rischioso, specie per Furo, che nella metamorfosi ha conservato un dettaglio della sua vecchia vita: ha ancora il sedere di un «bel nero gagliardo».
- “Mia sorella è una serial killer”, Oyinkan Braithwaitè, La Nave di Teseo, 2020. Quando una sera Korede riceve una telefonata della sorella sa già, purtroppo, cosa Ayoola si aspetta da lei: candeggina, guanti di gomma, nervi d’acciaio e stomaco forte. Questo è il terzo fidanzato che Ayoola uccide per autodifesa – dice lei – e la terza scena del crimine che le chiede di pulire. Korede dovrebbe andare dalla polizia ma vuole troppo bene alla sorellina, e la famiglia viene prima di tutto. Almeno finché Ayoola, la figlia prediletta e bellissima di cui tutti si innamorano, non inizia a frequentare il dottore con il quale Korede lavora e di cui è innamorata. Costretta a scegliere tra la complicità e l’amore, Korede dovrà ora decidere fino a che punto è disposta a spingersi per proteggere sua sorella. Affilato, ironico, sfrontato, questo romanzo d’esordio acclamato dalla critica lancia Oyinkan Braithwaite come una delle voci più promettenti della letteratura nigeriana.
- “Ogni giorno è per il ladro”, Teju Cole, Einaudi, 2014, Un giovane nigeriano torna a casa dopo quindici anni vissuti a New York. Ma Lagos è una città immensa, pullulante di storie e di vita, un’allucinazione febbrile che si sottrae allo sguardo. Ogni giorno è per il ladro è il diario di un ritorno impossibile in cui nostalgia, amore e rabbia indicano il sentiero di una peregrinazione affascinante e inquieta.
- “La ladra di parole”, Abi Darè, Nord, 2021, A Ikati, un villaggio nel cuore della Nigeria, il destino delle donne è segnato: passano l’infanzia a occuparsi della casa e dei fratelli più piccoli, vanno a scuola solo per imparare a leggere e scrivere e poi vengono date in moglie al miglior offerente. Ma la quattordicenne Adunni è diversa: ama studiare, scoprire parole nuove per dar voce ai propri pensieri, per capire il mondo, per immaginare un altro futuro. E sogna di diventare maestra, di spiegare alle bambine come, grazie all’istruzione, possano liberarsi della miseria, guardare lontano, cercare la loro strada. Un sogno che però sembra infrangersi la mattina in cui il padre le annuncia di averla promessa a Morufu, un uomo molto più vecchio di lei e con già altre due mogli. Adunni sa che la sua famiglia ha un disperato bisogno dei soldi di Morufu, eppure non si arrende, nemmeno dopo aver compiuto il suo dovere di figlia, nemmeno dopo che una tragedia la obbligherà a scappare a Lagos, dove diventerà la serva di una donna prepotente e crudele. Anche nell’ora più buia, Adunni saprà trovare parole di coraggio e di speranza, parole che le daranno la forza di trasformare il suo sogno in realtà.
- “Un’orchestra di piccole voci”, Chigozie Obioma, Bompiani, 2021. Nigeria, anni 2000. Nonso salva Ndali, una giovane donna che sta per gettarsi da un ponte, e lo fa lanciando in acqua due dei suoi preziosissimi polli per dimostrarle il rischio che corre. Uniti dal dramma di quella notte, i due si innamorano; lei però è di famiglia ricca mentre lui è un modesto allevatore, ignorante, per di più. Per poter ambire alla sua mano vende tutto quello che ha allo scopo di pagarsi gli studi a Cipro, e affida il suo denaro a un conoscente che si premura di fare da intermediario. Si tratta di una truffa: una volta a Cipro, il buon Nonso trova “l’Africa in Europa”, vede svaporare la speranza di studiare, viene scambiato per Ronaldinho e si infila in una sequenza di guai che lo condurranno verso la violenza. La vicenda è narrata dal chi, lo spirito guardiano di Nonso, in conversazione con la coorte di divinità alte e basse che affollano l’Olimpo Igbo: vecchia saggezza, proverbi, ventate di buonsenso s’intrecciano in un racconto tragicomico, detto in una prosa limpida e vivida, in cui la passione dichiarata di Obioma per Omero s’innesta sugli amatissimi miti delle sue radici.
- “La felicità è come l’acqua”, Chinelo Okparanta, Racconti Edizioni, 2019. L’acqua non disseta e non bagna, piuttosto si disperde in rivoli fra le mani; è la felicità, passeggera e per questo preziosa, raccontata nelle moderne fiabe africane di Chinelo Okparanta. Leggendo le sue storie ci immergiamo, accompagnati da una lingua lirica e una cadenza folclorica, in un nuovo mondo sorretto da parole antiche, ascoltate di sottecchi mentre si cucina un riso jollof, tuonate da pulpiti, o peggio ancora mai pronunciate e sepolte in un quotidiano limaccioso e misterico, riaffiorando in superficie, annaspando per trovare l’aria.
- “Benvenuti a Lagos”, Chibundu Onuzo, Fandango 2021. Se Chibundu Onuzo intitola ironicamente il suo secondo romanzo Benvenuti a Lagos, è perché Lagos a differenza della maggior parte delle altre città, non ha un cartello di benvenuto. Più che a una città infatti si ha accesso a un mondo, vero e proprio microcosmo dove duemila anime, ogni giorno, si riversano dalle campagne per realizzare i propri sogni. Cinque i protagonisti di questa fiaba moderna, tutti in cerca di un nuovo inizio.
- “Prudenti come serpenti”, Lola Shoneyin, 66thand2nd, 2021. Baba Segi è un facoltoso poligamo di mezza età, grassoccio e vanitoso, con un insaziabile appetito per il cibo, le donne e il sesso. Da due anni ha sposato la bella Bolanle, intelligente, istruita e di vent’anni più giovane. La coppia però non ha ancora avuto figli e, disperato, Baba Segi decide di abbandonare stregoni e ciarlatani per rivolgersi alla medicina ufficiale, convinto che la sua bella laureata sia sterile. Ma la decisione scatena un putiferio in casa perché le indagini potrebbero portare alla luce un terribile segreto, gelosamente custodito dalle altre mogli. Se il capofamiglia scoprisse la verità sarebbe la fine per quelle intriganti e la loro numerosa prole. L’unica cosa da fare è passare alle maniere forti e liberarsi dell’odiata Bolanle. Giocando con eleganza tra verità camuffate e oscure trame domestiche, Shoneyin scrive un romanzo ironico e dissacrante che è anche un inno all’emancipazione femminile.
- “Cronache della terra dei più felici al mondo”, Wole Soyinka. Il premio Nobel Wole Soyinka narra una storia avvincente come un giallo, che lancia un’accusa feroce contro la corruzione politica e sociale. Un richiamo potente, con le armi della letteratura, contro ogni abuso di potere. In una Nigeria agitata dalle elezioni, un commerciante fa affari vendendo parti del corpo sottratte all’ospedale del dottor Menka, da utilizzare in pratiche rituali. Il medico condivide la macabra scoperta con un suo caro amico dai tempi del college, che oggi è diventato un ingegnere di rango, Duyole Pitan Payne. Duyole ama la vita mondana, è l’anima di ogni festa in città e sta per assumere un incarico prestigioso alle Nazioni Unite a New York. È abituato a risolvere brillantemente ogni problema, ma ora sembra che qualcuno sia determinato a ostacolarne la carriera. I due amici non sanno da chi devono guardarsi, né quanto sia vicino e potente questo nemico, ma sono determinati a combatterlo fino in fondo. Un romanzo ricco di personaggi, intuizioni, sorprendente ironia, un’avventura letteraria che racconta l’amicizia e il tradimento, in cui la fede si scontra con il cinismo degli affari mentre le ombre del colonialismo corrompono l’anima di una nazione.
ASCOLTI
Premesso che per inquadrare la complessità della storia musicale nigeriana degli ultimi decenni non basterebbero centinaia di pagine, ecco qualche suggerimento:
- Tony Allen e Hugh Masekela, “Never (Lagos never gonna be the same)”, 2020.
- Dj Tarico, Burna boy feat. Preck & Nelson Tivane, “Yoba buluku”, 2021.
- Kadza de small, Wizkid, Burnt boy, Cassper Nyovest, “Madumane, Sipono”, 2021.
- Focalistic, Davido, Virgo deep, “Ke star (remix), 2021.
- Dj Tunez, D3an, Onosz, “Lullaby”, 2020
FILM
L’industria cinematografica Hollywood è una delle più prolifiche al mondo. Tra i tantissimi spunti cinematografici ce n’è però uno molto, molto particolare. Lo si deve al giovane regista di nome Dare Olaitan che ha scelto di allontanarsi il più possible dal successo collaudato dei modelli hollywoodiani, raccontando una versione più autentica della realtà nigeriana. Il suo film del 2016 si intitola: “Ojukokoro”, ambientato quasi esclusivamente in una malandata stazione di servizio, parla di avidità (che è il significato stesso del titolo del film in Yoruba).
VIDEO
Numerosi sono i video presenti in rete. Si tratta però sostanzialmente di reportage sulla guerra e su Boko Haram.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi