Highlights economici
- Legno e prodotti in legno: il Camerun appartiene al bacino del fiume Congo, che costituisce la seconda riserva mondiale di risorse forestali dopo l’Amazzonia. Il settore forestale rappresenta uno dei comparti di punta dell’economia camerunese e una delle prime voci delle esportazioni. La Cina è diventata il primo partner del settore forestale camerunese e il primo importatore assoluto di legno dal Camerun. Nel mese di settembre 2020, il Camerun ha interdito l’esportazione di tronchi di legno, quindi legno non lavorato.
- Settore agricolo fiorente: l’agricoltura e’ in costante crescita, grazie ad un clima che si caratterizza per varietà e ad un territorio adatto a numerosi tipi di coltivazione. L’agricoltura contribuisce a formare il 21,7% del PIL. Il Camerun ha una economia ancora legata alla produzione di colture da esportazione (banane, cacao, caffè, canna da zucchero, the, ) mentre rimane limitato lo sviluppo di attività di trasformazione industriale.
- Risorse minerarie: Il Camerun dispone di ricchezze minerarie che annoverano alluminio, ferro, oro, nichel, cobalto, diamanti, in gran parte inesplorati.
- Trasporto marittimo: il Camerun si affaccia sul Golfo di Guinea e gode di un accesso privilegiato al mare, rappresentando la porta di entrata per i Paesi limitrofi landlocked. Lo snodo principale è il porto fluviale di Douala, seguito dal porto in acque profonde di Kribi di recente costruzione.
- Hub di esportazione regionale: il Camerun e’ una piattaforma verso i Paesi vicini, soprattutto quelli privi di accesso al mare (Ciad, Repubblica Centrafricana, Gabon, Guinea Equatoriale e Congo Brazzaville), con possibilità di avere accesso a un mercato di 300 milioni di potenziali consumatori.
- Hub di esportazione internazionale: l’Accordo di Partenariato Economico con l’Ue e l’eleggibilità al programma AGOA (Africa Growthand Opportunity Act) aprono alle merci prodotte in Camerun l’accesso ai mercati europeo e americano.
- Stabilita’ Paese: il Governo è riuscito a mantenere negli anni un alto livello di stabilità politica interna, nonostante la crisi anglofona, che ha consentito la nascita di un settore privato e la creazione di una economia tra le più diversificate della regione.
- Stabilita’ monetaria: il Camerun appartiene all’area CEMAC, che adotta il Franco CFA in cambio fisso con l’Euro come moneta comune ai Paesi dell’Africa Centrale. Ciò garantisce una stabilità monetaria e la facoltà di utilizzare un mezzo comune di transazione con gli altri membri dell’Organizzazione.
- Risorse umane qualificate: la disponibilità di manodopera e di risorse umane dotate di un buon livello di formazione costituisce uno degli “asset” principali del Camerun che grazie al bilinguismo è in grado di offrire un vantaggio comparato rispetto ad altri Paesi dell’area.
Quadro macroeconomico
Il Camerun è il 14° Stato africano per popolazione (circa 22 milioni di abitanti stime 2014), l’ottavo per reddito pro-capite (quasi 11.000 US$ a prezzi correnti) ed il 12° produttore di petrolio in Africa (in media 64.000 barili al giorno, con recente aumento dovuto allo sfruttamento di nuovi giacimenti).
L’economia possiede alcuni volani importanti, tra cui la diversificazione dei prodotti agricoli, le risorse forestali (oltre 18 milioni di ettari) oltre alla tradizionale, ancorche’ decrescente, dotazione di petrolio (risale al 1977 la scoperta dei primi giacimenti).
L’agricoltura, compresi anche l’allevamento, la pesca e le foreste, svolge un ruolo molto importante. Contribuisce per il 21,7% alla formazione del PIL ed impiega il 53% della popolazione attiva. Si tratta in larga maggioranza di coltivazioni in piccola scala, e solo il 10% è rappresentato da piantagioni su scala industriale. Le cinque principali colture agricole diesportazione sono il caffé, cacao, cotone, banane, caucciu’.
La crescita del PIL ha raggiunto nel 2016 il 4,7% mentre nel 2015 era di 5,7%. Si tratta di una performance comunque interessante alla luce della riduzione delle entrate derivanti dall’esportazione di petrolio (che incide per circa il 25% sul bilancio) e dell’aumento della spesa militare dovuta al “low intensity conflict” in corso nell’Estremo Nord. I settori caratterizzati da maggiore crescita sono stati il terziario e l’agricoltura, con il comparto industriale in parte frenato dai rallentamenti di alcuni importanti cantieri.
Fonte : www.infomercatiesteri.it