© I. Fornasiero
A Sao Tomé esiste un’antica quanto misteriosa tradizione teatrale. Ogni anno, al limitare delle foreste, in un’arena naturale a cielo aperto, viene inscenata da varie compagnie di attori, una pièce del XVI secolo, scritta dal drammaturgo portoghese Baltasar Diaz, “la tragedia del Marchese di Mantova e dell’Imperatore Carlo Magno”.
Non si sa con esattezza, quando questa tradizione popolare venne introdotta nell’isola, né le modalità attraverso le quali i saotomensi se ne impossessarono, rivisitandola e facendola propria. Quel che è sicuro è che le origini del “Tchiloli” vanno ricercate nella storia della colonizzazione portoghese, nella tratta negriera e nella schiavitù all’interno delle roças.
I grandi proprietari di piantagioni e di schiavi, spinti dal desiderio di rivalere con il potere dei signori rimasti nella madrepatria, presero ad invitare le compagnie teatrali di Madeira e di Lisbona, affinché li intrattenessero tra i loro possedimenti a Sao Tomè. Gli schiavi, ai quali era categoricamente vietato di praticare i riti ancestrali all’interno delle roças, ivi incluse le cerimonie funebri animiste e vudù, dovettero individuare nella pièce, incentrata su un episodio di morte e giustizia, un mezzo per poter onorare i propri defunti e rivendicare i propri diritti, trasferendo riti e tradizioni spirituali africani sul piano teatrale, senza correre il rischio di imbattersi nella censura dei coloni. Fatto sta che ancora oggi il Tchiloli è fortemente praticato, diventando un’usanza popolare radicata nell’identità stessa del popolo saotomense, che a preludio di ogni rappresentazione si reca nei cimiteri a versare il vino di palma sulle tombe degli antenati.
Da secoli questa pièce in metrica antica, si perpetua di generazione in generazione, tra le numerose e storiche compagnie teatrali dell’isola. I costumi e i ruoli, sia maschili che femminili, si tramandano di padre in figlio, dal momento che nessuna donna, come nei riti ancestrali africani legati ai segreti delle maschere, vi è ammessa.
Lo scopo o il messaggio di questa opera teatrale si è evoluto nel tempo, modificato sempre più apertamente, soprattutto dopo la fine della schiavitù e con l’indipendenza, verso una satira contemporanea, un monito contro la storica oppressione colonizzatrice, ma anche verso la burocrazia dei poteri politici contemporanei, con un’introduzione sincretica e anacronistica, di elementi, oggetti, costumi e simboli, presi in prestito dalle ritualità ancestrali e dalla contemporaneità. Specchietti e gris-gris (portafortuna protettori o oggetti propiziatori), strumenti a percussione e a fiato, canti e danze tipicamente africani, maschere moderne e caolino sul viso,non solo per inscenare il ruolo di un personaggio di pelle bianca, ma anche in quanto elemento purificatore della ritualità vudù, convivono oggi sulla scena, assieme a occhiali da sole, croci cattoliche, macchine da scrivere, divise militari o abbigliamenti alla moda portoghese del XIX secolo.
Il tutto crea un risultato veramente fantasioso, in cui viene lasciato ampio spazio anche a una libera interpretazione dei testi in portoghese antico o in forro (creolo saotomense) e all’improvvisazione degli attori, secondo la secolare tradizione della storia orale dei popoli africani.
Assistere a una di queste rappresentazioni di strada, di cui l’interpretazione della compagnia di attori della Formiguinha di Boa Morte è probabilmente quella più suggestiva, significa non solo assistere a un incredibile ibrido tra recitazione teatrale contemporanea e cerimonia tradizionale africana, ma anche immergersi nella tradizione secolare di un popolo che ha saputo reinventarsi, ripartendo dall’incontro tra Africa ed Europa, in sincretismo tra cultura cattolica coloniale e credenze ancestrali africane, per ricreare una propria identità e una propria storia, nonostante sia stato sradicato nei propri usi e costumi, deportato e oppresso da secoli di schiavitù e tratta negriera.
Il Tchiloli è l’identità stessa di un popolo, la vera essenza della cultura e delle tradizioni di Sao Tomé e da anni si combatte per farlo riconoscere Patrimonio mondiale Unesco.