Nonostante un’instabilità politica e una situazione securitaria estremamente complesse da ormai 11 anni, il Mali culturalmente non si è mai fermato. Anzi, si sono moltiplicati negli ultimi 10 anni i festival e gli eventi culturali, con lo scopo di incrementare una resistenza intellettuale e creare un efficace mezzo di propaganda per la pace e la coesione sociale del popolo maliano.
E quando si parla di cultura in Mali, si parla soprattutto di musica.
Se è attraverso la tradizione millenaria dei griots, i cantastorie, che si sono tramandate oralmente le gesta epiche del Mali, oggi è compito degli artisti, eredi di questa tradizione, parlare di pace e riconciliazione al popolo maliano e al mondo intero, attraverso la propria musica. E così con sempre maggiore motivazione, i principali artisti maliani, del calibro di Toumani Diabate, Oumou Sangare, Fatoumata Diawara, Mariam e Amadou, Salif Keita, Habib Koite, i Tinariwen o Tiken Jah Fakoly, hanno fatto capolino sui principali palchi della scena artistica del paese, che ha dato i natali, non dimentichiamolo, al compianto “Grammy Awards” Ali Farka Toure.
Solo negli ultimi mesi, circa una ventina di eventi, più o meno storici, si sono svolti con grande successo di pubblico e partecipazione.
Tra questi, a gennaio l’allegro Ogobagna, che porta a Bamako da ormai 8 anni le tradizioni del popolo Dogon; a seguire ha aperto i battenti il Festival sur le Niger, nella placida cittadina fluviale di Segou, storico appuntamento internazionale, forte di 19 edizioni.
In febbraio è stata la volta del Festival Bogo Ja a Siby, e di quello di Kela, entrambe dedicati alla millenaria cultura del Mandé, antica patria dei griots.
Ed eccoci giunti a marzo, con una fitta programmazione che spazia dal Festival International du Wassulu a Yanfolia, passando per il Fesmamas, che da 22 edizioni promuove a Markala la ricchissima tradizione delle maschere e marionette bambara, mentre si attende l’inaugurazione del Femas di Sikasso e del tanto atteso Ag’na, evento nato dal gemellaggio del Cine à Dos e del Festival au Desert di Timbuktu, protagonista indiscusso della scena musicale maliana, conosciuto in tutto il mondo, e che farà quindi il suo reingresso trionfale sotto una nuova veste e “in esilio”, su un piccolo isolotto desertico in mezzo al fiume Niger, nei pressi di Koulikoro.
Ma non solo musica… menzione d’onore spetta ai Rencontres de Bamako, storica biennale internazionale dedicata alla fotografia africana che ha inaugurato in dicembre la sua 13° edizione e che si tiene a Bamako da ormai 30 anni, capitale che ha dato i natali al più grande fotografo del Continente Africano, Malick Sidibé.