Algeri é una città che ammalia. Il suo stile eclettico si percepisce immediatamente in una stratificazione di epoche che hanno lasciato forte la loro impronta. Difficile descrivere questa Parigi mediterranea e esotica, che tra gli eleganti palazzi ottocenteschi, bianchi di calce e decorati di ferro battuto, conserva la sua identità araba, rimandando a echi lontani di epici corsari barbareschi.
Algeri La Blanche, arroccata su alture digradanti, si apre in un sali e scendi continuo, fino al porto costruito su un’ampia baia a mezzaluna. La bianca kasbah, la città vecchia risalente al XVI secolo, racchiude gran parte del fascino e del mistero della città. Domina la baia nella parte alta della collina e fu qui che gli Ottomani di Barbarossa e Solimano il Magnifico, governarono e organizzarono le guerre contro la Spagna.
Unica nel suo genere é stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Nel suo dedalo intricato di ripidi vicoli, archi, piazzole, scorci nascosti, scalette, botteghe artigiane, fontanelle, palazzi putrellati, si respira tutto il fascino di un’atmosfera senza tempo.
Le antiche moschee e le residenze storiche seicentesche fanno quasi da cerniera tra la città vecchia e quella nuova, la Algeri Ottocentesca, costruita nella parte bassa dai francesi. Se non fosse per il bianco accecante della calce e gli infissi turchesi, che rimandano ai colori del Mediterraneo, gli eleganti palazzi con le ringhiere di ferro battuto e gli ampi boulevard bordati di aiuole rimanderebbero piuttosto ad atmosfere da Belle Époque.
El Djazair (il suo nome in arabo) con la sua veste bianca impreziosita dai profili delle antiche moschee di Ketchaoua, di Jamaa el-Kibir e di Jamaa el-Jedid, del Monumento all’Indipendenza, con i suoi musei, l’ottomano Bastion 23, il meraviglioso Jardin d’Essai, la Basilica di Notre Dame d’Afrique, svelerà pudicamente e maliziosamente le sue bellezze, come una vera odalisca…che danza anche il can-can.