Foto © M. Ricchi
Il sud-est algerino ospita quella parte di deserto considerato il più spettacolare e affascinante di tutto l’immenso Sahara.
A partire dall’antica oasi di Djanet, principale centro carovaniero ai piedi dello spettacolare altopiano del Tassili n’Ajjer (Patrimonio UNESCO), comincia l’avventura verso un mondo incantato, fatto di sabbia dalle mille sfumature, plasmata dal vento in dune maestose rosso fuoco o spianata in immense distese paglierine, dalle quali svettano canyon e guelta rocciosi, funghi e guglie, pinnacoli e cattedrali, che una sola e unica maestranza può aver creato, la natura, con l’ausilio del tempo.
L’Oued In Djaren, nasconde tra gli anfratti delle sue gole rocciose, i segreti di una storia millenaria, le testimonianze di verdi vallate abitate da animali selvatici e pascoli fertili, prima che la sabbia sommergesse tutto e gli uomini abbandonassero la pastorizia e l’agricoltura per diventare nel corso dei secoli recenti, una popolazione nomade, i touareg odierni, dedita ai traffici carovanieri e all’allevamento dei dromedari, unico animale in grado di sopravvivere nel deserto. Le pitture ed incisioni che raffigurano mandrie di buoi al pascolo, elefanti e giraffe, ma anche scene rituali propiziatorie, riportano a distese fertili, insediamenti umani e anche alla sacralità di questi anfratti, adibiti a riparo e a luogo di culto.
Oggi non esistono più i prati verdi, ma lo spettacolo che appare davanti ai nostri occhi é quello di un oceano di sabbia, che si rapprende in onde maestose a Moul n’Aga, a Monkhor, nell’Erg Admer, in dune infuocate di rosso a Tin Merzouga, forse tra le catene di dune più spettacolari di tutto il Sahara. Di tanto in tanto svettano loro, i fari del deserto, guglie e pinnacoli rocciosi sgretolati nelle forme più surreali, o proprio come isole in mezzo al mare di cui appaiono improvvise le scogliere, ecco le imponenti pareti rocciose dei canyon, delle falesie, degli argini che delimitano i oued. Il Monte Gauthier, l’oued Tafassasset, gli archi miracolosi di Alidemma, lo scrigno di pietra del Tagharghart che racchiude il segreto inciso nella roccia della Vache qui pleure (la mucca che piange).