Il termine più adatto per definire le dune che si gettano nell’Oceano Atlantico nell’area del Parco di Iona in Angola, è sicuramente “maestose”. Un maestoso cordone, un vero e proprio muro ondulato di sabbia, che si scontra direttamente con le rive oceaniche, delimitandole per circa 40/50 km.
Dapprima Riserva nel 1937 e poi Parco Nazionale nel 1964, Iona è la più antica e grande area naturalistica dell’Angola. Situato a sud-ovest del paese, nella regione della Namibe, il suo territorio è una vasta distesa di montagne rocciose, colline e savane brulle, abitate da iene e antilopi nell’entroterra, che lasciano il posto al deserto del Namib man mano che ci si avvicina alla costa, in prossimità della frontiera con la Namibia.
Qui il gioco di sfumature cromatiche della sabbia crea delle vere e proprie striature di colore che virano dal giallo all’ocra, dal marrone al bordeaux, proprio come il manto di una tigre, da cui deriva il nome della Baia dos Tigres, forse la zona più suggestiva dell’intero parco.
Seguendo il ritmo della bassa marea, percorrendo la stretta battigia altrimenti occupata dalle onde durante la piena, tra le nebbie provocate dall’umidità oceanica che si scontra con il clima secco e arido del deserto, si può ammirare questa sensazionale baia sperduta e ai confini del mondo, se non fosse per il relitto “Vanessa”, a ricordarci dello sporadico passaggio di naviganti e pescatori lungo le coste. Il peschereccio si arenò nel 2006 e venne progressivamente inghiottito dalla sabbia, rendendolo oggi una vera e propria attrazione turistica.
Proseguendo verso sud si arriva in una zona particolarmente apprezzata da fenicotteri, foche e tartarughe, mentre a una decina di chilometri a largo delle coste è possibile raggiungere con un’imbarcazione l’Ilha dos Tigres, per una visita a Sao Martinho, vero e proprio villaggio fantasma, un tempo abitato da una fiorente comunità di pescatori ed oggi completamente abbandonato.
I resti della chiesa, delle case e della fabbrica dove veniva inscatolato il pesce, rimandano ad atmosfere spettrali veramente suggestive. Così come suggestiva è la motivazione che ha portato all’abbandono dell’isola. Fino agli anni ’60 del secolo scorso, infatti, l’Ilha dos Tigres era unita da un istmo alla terraferma, ma la forza oceanica ne ha sommerso inesorabilmente il collegamento naturale, condannandola a diventare un’isola fantasma per la mancanza di acqua potabile, obbligando quindi la popolazione a tornare sulla terraferma.
L’intera area del Parco Iona è apparentemente una delle zone più inospitali della terra, soprattutto lungo la costa, ma sorprendentemente attrattiva di atmosfere spettrali e suggestive, scorci naturalistici e tesori ambientali e faunistici, custoditi gelosamente tra le sabbie desertiche del Namib, le onde atlantiche, le rocce brulle dell’entroterra e le savane sconfinate.