Territorio e Clima
Il Benin si estende su una superficie di 112.622 km², bagnata a sud dall’Oceano Atlantico e confinante a ovest con il Togo, a nord con il Burkina Faso e a est con la Nigeria.
Si divide in due zone geografiche principali. Il nord dalla natura arida tipica delle savane del Sahel, caratterizzato da una vegetazione prevalentemente arbustiva e il sud dalla tipica natura tropicale della fascia atlantica, fatta di boscaglia e foreste di banani, di spiagge orlate di palme, piantagioni di ananas, cacao e risaie.
All’estremo nord-est il Benin è circondato dal fiume Niger, mentre il fiume Ouémé lo percorre per buona parte della sua longitudine, fino a formare il Lago Nokoué in prossimità del litorale, che assieme al Lago Ahemé formato dal fiume Mono, è il più grande del paese.
Morfologicamente si presenta in prevalenza pianeggiante e lagunare al sud, dominato a nord ovest dai bassi profili rocciosi della catena dell’Atakora e nella fascia mediana dalle cosiddette “41 colline”, in prossimità di Dassa e Savalou.
Anche le fasce climatiche sono due ben distinte. Il sud dal clima tropicale, umido e caldo, in cui si raggiungono temperature che variano tra i 22 °C e i 32 °C durante le due stagioni delle piogge (una tra aprile e luglio e la seconda tra settembre e ottobre) e tra i 25 °C e i 38 °C durante la stagione secca (nel resto dell’anno). Il nord invece presenta un clima tipico del Sahel, prevalentemente secco, in cui le temperature variano tra 15 °C e i 30 °C durante i mesi invernali, tra i 26 °C e i 42 °C durante i mesi primaverili e i 22 °C e i 32 °C nell’unica stagione delle piogge che va da maggio a settembre.
Flora e Fauna
Come gli altri paesi del Golfo di Guinea anche il Benin riceve copiose precipitazioni nella sua zona litoraneaper buona parte dell’anno, presentando quindi una rigogliosa vegetazione tropicale ricca di mangrovie, palme, banani, papaye, piantagioni di ananas, cacao e caffè e verdi risaie.
Man mano che ci si allontana dalla costa e dalle regioni lagunari in direzione nord, il paesaggio si inaridisce e comincia la brousse (la savana) del nord, in cui alle risaie tipiche del sud si sostituiscono le coltivazioni di igname e manioca, sorgo, miglio e mais e le palme lasciano progressivamente il posto ai manghi, ai sicomori e infine ai neré, ai karité e ai baobab.
Il Baobab (adasonia digitata) è il simbolo dell’Africa. Questo grande albero, dal tronco tozzo e i rami deformi, che alcune popolazioni locali ritengono dotato di poteri magici per la sua resistenza alla siccità e la sua longevità, è sicuramente l’albero più importante per le popolazioni locali soprattutto del nord. Della famiglia delle bombacacee, è un albero secolare che può raggiungere i 36 metri di altezza e i 6 metri di diametro, viene praticamente utilizzato in tutte le sue parti. I fiori grandi e carnosi si consumano crudi, le foglie, ricche di calcio e ferro, si mangiano come verdura o come spezia. I frutti, grandi chicchi di dolce polpa bianca, racchiusi da un duro guscio, sono ricchi di vitamina B1 e C e si succhiano al naturale o si pressano per essere mischiati all’acqua e bevuti come bibita rinfrescante. I gusci del frutto si fanno essiccare e si usano come utensili, dalle radici si estrae una tintura di colore rosso, mentre il tronco spesso cavo può fungere da riparo. Le proprietà terpeutiche sono molteplici. Con le foglie si curano infiammazioni, asma, coliche, febbre, sudorazione eccessiva, diarrea e infezioni urinarie. La scorza è un rimedio contro il rachitismo e un calmante per il mal di denti. La polpa dei frutti è indicata contro la dissenteria, ha proprietà fortificanti e curative contro la malaria. Inoltre quando invecchia il suo tronco tende a diventare cavo offrendo riparo e rifugio, o luogo di culto per le religioni ancestrali.
La fauna acquatica è concentrata nelle zone litoranee e lacustri del sud. Nella regione intorno al fiume Mono e ai laghi Ahemé e Nokoué, il microclima atlantico e la morfologia lagunare, ricca di mangrovie e acqua salmastra, è favorevole ad ospitare numerose specie ittiche e avifaunistiche. Particolare interesse, anche per la loro sempre più rarità, stanno suscitando negli ultimi anni i lamantini che risalgono il fiume Mono e le tartarughe marine che arrivano sulla costa in prossimità di Grand Popo a depositare le uova, al punto che alcune ONG locali e internazionali cominciano ad occuparsi sempre più insistentemente della loro tutela.
In passato i due laghi principali ospitavano alcune colonie di ippopotami, di cui sfortunatamente l’ultimo esemplare del Lago Ahemé è morto nel 2019 per vecchiaia.
il centro del paese tra le colline mediane, presenta invece un microclima ideale ad ospitare numerose specie di farfalle e insetti, mentre nei due parchi nazionali (facenti parte di un’unica enorme regione protetta transfrontaliera) del nord sopravvivono alcune specie di fauna selvatica, ormai praticamente estinte nel resto dell’Africa Occidentale.
Parchi Nazionali e Tutela
“Non si lascia nulla, a parte le impronte delle proprie scarpe, non si porta via nulla”.
Parco Regionale di W
Si estende in parte in Benin e in parte in Burkina Faso, ma la maggior parte della sua superficie di 10.000 km² si trova in Niger e deve il suo nome alla forma che il corso del fiume omonimo (il Niger) disegna attraversando l’area. Qui è possibile avvistare leopardi, elefanti, ghepardi, leoni, babbuini, coccodrilli e iene, oltre a numerose specie di uccelli e oltre 500 specie di piante. Dichiarato parco nel 1954 è diventato Patrimonio Unesco nel 1996 e nel 2017 è stato inglobato assieme al Parco di Arly in Burkina Faso e al Pendjari in Benin nel vasto complesso transfrontaliero del W-Arly-Pendjari.
Parco Nazionale della Pendjari
Situato a nord-ovest del paese, in prossimità dei monti dell’Atakora è forse il parco meglio organizzato dell’Africa Ovest ed è abitato da elefanti, babbuini, gazzelle, ippodraghi, da rarissimi ghepardi, da bufali, ippopotami, coccodrilli e leoni. Al suo interno sono gestite due strutture alberghiere che offrono ristorazione e dei piacevoli bungalow per la notte. Dal 2017 fa parte del vasto Complesso W-Arly-Pendjari.
Alcune delle principali minacce per l’ambiente in Africa Occidentale, sono il disboscamento, l’erosione, l’inquinamento e la caccia.
Se il Benin, rispetto agli altri paesi limitrofi, è relativamente pulito, denotando un’attenzione e un senso civico maggiore nella raccolta e smaltimento dei rifiuti, non è tuttavia esente dal problema del disboscamento, dell’erosione e della caccia. Al punto che sono numerose le organizzazioni che negli ultimi anni si sono date da fare per combattere questi pericoli e sensibilizzare le popolazioni locali.
A nord è in atto da svariato tempo una campagna per la divulgazione tra la popolazione dei forni a legna a risparmio energetico e la propaganda di un turismo eco-sostenibile e solidale con il coinvolgimento della popolazione, che sensibilizzi alla salvaguardia dell’ambiente. A sud il problema dell’erosione che ha fatto abbassare considerevolmente il livello dei laghi, ha messo in moto una colossale campagna comunitaria di riforestazione delle mangrovie, che frenano l’avanzata della sabbia e costituiscono il luogo prediletto per la riproduzione dei pesci.
Mentre un’organizzazione non governativa lotta da anni per la salvaguardia delle tartarughe marine e dei lamantini, monitorandone la riproduzione e la migrazione.
Kanaga Africa Tours fornirà consigli e una sorta di vademecum per il rispetto delle zone visitate.