Foto © A. Gagliardo
Il Benin è la culla del vudù ed è stato il teatro, per quasi tre secoli, delle tristi vicende storiche legate alla tratta degli schiavi. L’impatto più forte con le tradizioni magiche di questo paese e con la sua terribile storia si avrà visitando la città litoranea di Ouidah.
Situata a circa 42 km da Cotonou, questa tranquilla cittadina nasconde una storia drammatica e conserva la terribile memoria di interi popoli, deportati verso le Americhe dal XVII alla fine del XIX secolo. Oggi ripercorrere a piedi la strada (la Route des Esclaves) che porta dalla Place Chacha alla spiaggia, significa ripercorrere con la memoria il triste destino di 12 milioni di schiavi, dapprima venduti all’asta sulla piazza, costretti a girare incatenati attorno ad un albero per dimenticare la terra che stavano lasciando (Albero dell’Oblio),e infine essere imbarcati sulle navi che partivano dal litorale, nel punto in cui oggi sorge il memoriale Porta del Non Ritorno. Il posto è talmente bello che si fa fatica a immaginarlo quale teatro di queste vicende storiche.
Strettamente legata alla tratta degli schiavi è anche la tradizione religiosa dei riti vudù, fortemente radicata tutt’oggi nella cultura del Benin. Il vudù venne introdotto a Cuba e ad Haiti dagli schiavi catturati e venduti dal regno di Dahomey, e qui si amalgamò al cattolicesimo. Originariamente era chiamato vodun in Benin e in Togo e significava ‘ciò che è nascosto’, ‘misterioso’. Il Vudù riconosce l’esistenza di varie divinità e di quella superiore Mawu. I sacerdoti juju vengono consultati per le loro capacità comunicative con alcuni spiriti e per intercedere presso di loro. Questa comunicazione avviene in molti casi tramite possessione spiritica e comporta spesso l’offerta di sacrifici di vino di palma, polli e bestiame. Durante il periodo marxista di Kérékou il vudù venne bandito, ma nel 1996 è stato formalmente riconosciuto quale religione ufficiale.
Da quel momento il 10 gennaio è considerata festa religiosa nazionale e a Ouidah si svolge il Festival del Vudù, l’evento più interessante dedicato a questa religione. Si tengono cerimonie, sacrifici, canti, balli e grandi banchetti, alla presenza delle personalità più influenti della vita religiosa e politica del paese. Una gigantesca kermesse variopinta e frastornante, un vortice di egugun (spiriti dei rivenuti) e di zangbeto (spiriti-sentinelle dediti all’ordine pubblico), che richiama fedeli e curiosi da tutte le parti del mondo, ma che tuttavia non ha perso la sua sacralità. Per chi viaggia in Benin un soggiorno a Ouidah durante il Festival è sicuramente un’occasione da non perdere.