Valicando le selvagge rocce dell’Atakora, si estende per circa 275.000 ettari di savana il Parco Nationale della Pendjari, inserito dal 2017 nel Complesso transfrontaliero di W-Arly-Pendjari e nominato Patrimonio UNESCO. Abitato da elefanti, babbuini, ippopotami, antilopi, dagli ultimi esemplari di leoni e ghepardi, oltre che da una grande quantità di coccodrilli, ippopotami e uccelli, è uno dei parchi meglio organizzati per i safari.
Si tratta della riserva naturale più importante del Benin e il periodo migliore per gli avvistamenti è durante la stagione secca, quando il terreno arido, la scarsità di acqua e le temperature elevate spingono gli animali a radunarsi intorno alle pozze principali. Al suo interno vi sono due strutture ricettive, dove soggiornare piacevolmente, tra un avvistamento e l’altro, concedendosi un tuffo in piscina. Dormire una notte in queste strutture è parte integrante del safari, dal momento che spesso gli elefanti passano a distanza ravvicinata, essendo non lontani da uno dei loro sentieri preferiti.
All’interno del parco si circola solo con la luce del giorno e a velocità molto moderata, per non disturbare l’equilibrio faunistico. È vietato scendere dalla macchina se non in prossimità dei punti di osservazione, ben organizzati con torrette di avvistamento e dove è possibile organizzare dei pranzi pic-nic, anche se è sconsigliato per via dei babbuini che amano rubare il cibo, delle volte anche con aggressività. Molto più comodo sarà rientrare all’albergo per mangiare comodamente.
L’emozione più grande sarà per chi, con un pizzico di fortuna e una guida esperta, riuscirà a mettersi sulle tracce dei rari leoni e ghepardi, ultimi sopravvissuti di tutta la regione.
Concluderà questo piacevole safari, un bagno rinfrescante e rigenerante alla paradisiaca cascata di Tanoungou, non lontano dall’ingresso del Parco.