La Regione dell’Atakora è una delle meraviglie da non perdere del Benin e del Togo. Per raggiungerla da Natitingou si percorre una strada incastonata tra uno spettacolare scenario fatto di piane fertili, puntellate di campi di mais, cotone e baobab, protette dai profili montuosi che si perdono a vista d’occhio al confine con il Togo.
E’ qui che trovarono riparo, preservando intatte le proprie tradizioni ancestrali nel corso dei secoli, le popolazioni dei Somba-Betammaribé (in Benin) e dei Tamberma (in Togo), in fuga da schiavitù, guerre tribali e islamizzazione. E’ in questo luogo spettacolare che trovarono terre fertili e alture rocciose dove nascondersi. E’ in questo luogo che costruirono le loro piccole fortezze difensive con quello che la natura offriva loro, la paglia, il legno e il fango.
Le loro tipiche abitazioni chiamate tatatchenta (o più semplicemente tata), disseminate nella piana e tra le alture, pur nella loro semplicità, sono una vera e propria sintesi di ingegneria difensiva, funzionale e religiosa. Interamente plasmate con l’argilla per pose sovrapposte, al loro interno trovano riparo sia le famiglie che i loro armenti. La copertura è costituita di un terrazzo su intercapedini di legno e piccole torrette con cappello di paglia (stanze e granai). Numerosi sistemi di “sorveglianza” erano studiati per respingere eventuali attacchi del nemico. Ma sicuramente la maggior protezione del focolare di popoli rimasti profondamente animisti, è affidata agli innumerevoli feticci protettori, plasmati anche essi con l’argilla davanti all’uscio, e sui quali si fanno periodicamente, ancora oggi, i sacrifici propiziatori.
Gli esempi più rappresentativi di queste piccole abitazioni tradizionali dall’aspetto fiabesco, si trovano a Koussoukoingou nel versante beninese e a Koutammakou in quello togolese (Patrimonio UNESCO). Attraversando la frontiera, ci si rende conto che i confini geopolitici imposti a tavolino dalle grandi potenze europee, non riuscirono a dividere questi popoli, accomunati dalle stesse usanze, gli stessi costumi, lingue e tradizioni.
Oggi la frontiera viene passata in un costante andirivieni da un paese all’altro, come se non esistesse, e i Betammaribé e i Tamberma continuano a incontrarsi e fare affari al piccolo mercato di Nadoba, uno dei più rappresentativi della regione e dove le mercanzie tradizionali non sono ancora state soppiantate dalle scadenti cineserie. Qui ogni mercoledì i feticheur/indovini accolgono sotto le loro tettoie di frasche tutti coloro che desiderano farsi leggere il futuro, o avere un consiglio su importanti decisioni personali. La risposta verrà data loro da una complessa teoria di simboli che il bastone del feticheur traccia sulla sabbia, sotto dettatura degli spiriti.