Foto © A. Pappone
A Dedougou, cittadina ad ovest di Ouagadougou, ogni due anni si svolge il FESTIMA, uno degli eventi culturali più interessanti e rappresentativi dell’Africa Occidentale, incentrato sulla salvaguardia delle tradizioni animiste, legate al complesso universo spirituale delle maschere africane.
Considerare la maschera semplicemente come un oggetto di artigianato è estremamente riduttivo per le società tradizionali africane. La maschera è un elemento simbolico e spirituale di grande importanza, il cui scopo ultimo è la protezione e il benessere delle comunità. La maschera/spirito è l’imprescindibile garante dell’ordine pubblico, depositaria dei segreti del mondo ultraterreno, davanti al quale si pone come mediatrice, nel dialogo tra i viventi e gli spiriti degli antenati, in una ritualità iniziatica e propiziatoria, ma anche ludico-terapeutica, legata alla complessa cosmogonia dei culti animisti e delle “società segrete” tribali.
Il Festival International des Masques et des Arts, FESTIMA, esordì nel 1996 per iniziativa dell’ASMA, l’associazione per la salvaguardia delle maschere africane, con lo scopo di rinforzare e promuovere i costumi ancestrali e il patrimonio culturale ad esse legati, messi oggi in pericolo dai cambiamenti profondi di nuove società moderne e dal progresso che tende sempre più a relegare la tradizione nella sfera del folklore o della superstizione, dimenticando il suo ruolo identitario fondamentale nel variopinto mosaico di popoli africani. Ogni regione, ogni villaggio, ogni comunità sedentaria agricola, ha il proprio universo di maschere, ciascuna con un ruolo ben preciso. La varietà è infinita, così come le danze, i riti, le cerimonie che accompagnano la presentazione di ogni maschera, i cui segreti e compiti, legati in prevalenza alla ciclicità delle stagioni del raccolto, sono custoditi dal solo mondo di iniziati di sesso maschile (ad eccezione della Sierra Leone, unico paese ad avere una maschera femminile).
Partecipare alle rappresentazioni del FESTIMA offre la possibilità di vedere riunite, in un unico evento, la più alta concentrazione e varietà di maschere (seppur decontestualizzate dal loro ruolo originario), provenienti da tutte le regioni burkinabé e dai paesi limitrofi. I bellissimi e preziosi tessuti ricamati degli egugun che incarnano gli spiriti dei “rivenuti” dalle Americhe, nella cultura vudù del Benin, si alternano in vorticose danze, alle evoluzioni acrobatiche degli “uomini pantera”, maschere iniziatiche del rituale poro, caro al popolo Senoufo della Costa d’Avorio. Le caratteristiche e scenografiche maschere lignee dei Dogon, accompagnate dalla ricca policromia dei costumi, in un incalzare ritmato di danze, fanno da contraltare alla grande varietà di forme antropomorfe e animali di quelle Bwa, della regione burkinabé di Boni. I costumi vegetali sfilano assieme alle splendide maschere a forma di sole, di farfalla e di uccello calao,tipiche della tradizionedei Bobo. Le suggestive “maschere bianche”, simili a tanti fantasmi e care alla cultura dei Dioula, sfidano i “guardiani della notte” vudù degli zangbeto.
E tante, tante altre…un campionario vastissimo per un evento culturale che è anche competizione tra i gruppi di iniziati, rappresentanti di ciascuna regione e di ciascuna provincia, che si sfidano in performances al cardiopalma, accompagnate dai gruppi di griots, veri e propri registi di ogni rappresentazione, che conducono ed incitano con il ritmo incessante dei loro strumenti musicali tradizionali. Una full immersion nel patrimonio culturale più autentico dell’Africa, per un evento assolutamente da non perdere!