Puntate la bussola verso il profondo sud-ovest e arriverete nell’Eden del Burkina Faso! Una regione verde smeraldo e rosso fuoco, di rigogliose foreste e piste argillose, di piantagioni di canna da zucchero e banani, fertili orti e risaie irrorate dalla generosità di acque perenni che sgorgano copiose dalle falesie e dai picchi surreali di antiche conformazioni erose dal vento. Ma prima non dimenticate di fare una tappa nella città più caratteristica e movimentata del paese, Bobo-Dioulasso!
La città delle biciclette, mezzo ecologico a basso costo che fortemente venne sponsorizzato dal compianto Thomas Sankara, con i suoi bei viali alberati di manghi, Bobo-Dioulasso è un mix perfetto di atmosfere ed architetture africane neo-sudanesi e vaghe reminiscenze coloniali francesi.
Il Grand Marché è un tipico mercato cittadino africano, con la rara caratteristica che qui l’atmosfera è rilassante e nessuno farà grande pressione per vendervi qualcosa, nonostante l’ampissima scelta di variopinte stoffe e meravigliosi manufatti artigianali, oltre ai prodotti di uso quotidiano e alimentari.
Non lontano, nel punto di incontro tra la parte “moderna” e i quartieri storici, più simili a un villaggio rurale fagocitato dalla città, è la bellissima Grande Mosquée, costruita nel 1893, che contribuisce ad arricchire il carattere di “Bobo”, soprattutto al tramonto, quando la sua facciata si illumina di tonalità calde e dorate, mentre il muezzin canta il richiamo alla preghiera. E’ uno splendido esempio di architettura sahelo-sudanese in mattoni e intonaco di argilla, ridipinta a calce, con minareti conici, movimentati dai tipici pali di legno che spuntano orizzontali dalle pareti e che vengono utilizzati come sostegno per il rifacimento periodico dell’intonaco. Purtroppo i tentativi di inserirla nella lista Unesco sono naufragati e alcuni restauri si sono rivelati insoddisfacenti, senza nulla togliere al suo incredibile fascino.
Lasciata la movimentata vita culturale e notturna dei Bobo e dei Dioula, in direzione di Banfora il paesaggio circostante cambia progressivamente, inoltrandosi in terra Senoufo, in una delle regioni più rigogliose del paese, dai verdi paesaggi naturalistici, chiamata “il giardino del Burkina Faso”. Destinazione ideale che offre un ampio ventaglio di itinerari, per magnifici trekking a contatto con la natura e con le tradizioni di popoli rurali, rimasti fortemente identitari.
Il Lago Tangréla situato a 7 km dalla cittadina, tra bellissimi scenari acquatici di ninfee che sbocciano sotto i riflessi argentei dell’alba, puntellati di piroghe di pescatori e miriadi di uccelli che si risvegliano ai raggi del sole, mentre placidi fanno capolinea dalla superfice dell’acqua gli ippopotami.
Poco distanti, superando una piana verde smeraldo di piantagioni di canna da zucchero, orti e palme tropicali, si raggiungono attraverso un viale alberato di manghi secolari, le stupende cascate di Karfiguéla, paradiso ornitologico, circondate da scenografiche falesie e abitate da scimmie. Durante la stagione delle piogge e nei periodi immediatamente successivi, lo spettacolo dei getti a gradoni e dei bacini naturali è davvero impareggiabile. Da qui si prosegue per circa 3 km, fino a raggiungere una straordinariaconformazione rocciosa, le Dômes de Fabedougou,a forma di cupole, guglie e campanili, che è stata scolpita nel corso delle ere dagli agenti atmosferici.
Ma se veramente volete restare senza fiato, soprattutto al tramonto, i Pics de Sindou, sono le conformazioni geologiche più incredibili di tutto il Burkina Faso, situate a pochi chilometri dal villaggio omonimo, facenti parte di una vasta falesia rocciosa frastagliata, ricca di pinnacoli dalle forme surreali, abitata da pappagalli variopinti, e che conserva ancora le tracce di antichi insediamenti umani.
Popolazioni, antenate dei Senoufo, che abitarono anche le misteriose e mistiche alture di Niansogoni, dove antichi granai e tipiche abitazioni in argilla decorata, rimangono splendidamente conservati, incastonati e mimetizzati sotto i costoloni di roccia, sulla sommità dell’impervia falesia, tra incantevoli panorami carichi di magia ancestrale, gelosamente custodita in una parte dell’insediamento non visitabile, perché ancora oggi oggetto di venerazione e luogo di cerimonie sacrificali, da parte della popolazione che ormai vive oggi più comodamente a valle, in altrettanto caratteristici villaggi rurali, non essendoci più la necessità di dover sfuggire alle jihad o alla colonizzazione europea.