Foto © A. Pappone
Gaoua è una tranquilla cittadina di provincia, nel cuore dell’affascinante regione dei Lobi, dove le tradizioni e la cultura animista sono rimaste immutate nei secoli, in una curiosa variante locale, simile allo sciamanesimo, punto di incontro tra l’animismo tipicamente saheliano e la spiritualità vudù del Golfo di Guinea.
Se la città è interessante per il suo animato mercato della domenica, crocevia di genti e di mercanzie autentiche, e per il suo bel museo etnografico, dedicato alla cultura dei 7 gruppi che compongono la grande famiglia Lobi, l’essenza più profonda di questa terra ancestrale, si assapora nelle zone rurali prossime al centro abitato.
Disseminate nella campagna polverosa, sono le tipiche abitazioni in argilla cruda, chiamate soukhala, a pianta rettangolare con un piano superiore terrazzato cui si accede dall’interno, tramite tronchi di legno scanalati, e con una piccola torretta sulla sommità, che conferisce all’insieme un aspetto simile a una fortezze in miniatura. A differenza della maggior parte delle zone rurali, le abitazioni dei Lobi sono isolate le une dalle altre, al centro del proprio campo, non assemblate in villaggi, concepite quindi come esempi a sé di architettura difensiva. Tuttavia la vera protezione per una soukhala, non deriva tanto dalla sua concezione architettonica, quanto dal sistema difensivo “spirituale”, messo in atto dalla teoria di feticci protettori e gris-gris (portafortuna o trofei di caccia), disseminati nei punti strategici della casa: l’uscio, il focolare e il granaio principale conservato sul terrazzo. Visitare una soukhala, permette di comprendere non solo la quotidianità di una tipica famiglia Lobi, la sua gerarchia e organizzazione interna, ma anche i segreti e le usanze di un popolo rimasto interamente animista, che vive ancora secondo gli usi e i costumi di un’antica società di cacciatori, guerrieri, agricoltori e feticheur, in cui le guarigioni tradizionali, impregnate di naturopatia e spiritualità mistica, svolgono un ruolo centrale.
A una trentina di chilometri da Gaoua, al confine con la Costa d’Avorio,non lontano dalla cittadina di Kampti, si trova una delle famiglie di feticheur/guaritori più importanti di tutto il Burkina Faso, la cui “clinica” di medicina e cure tradizionali, viene frequentata non solo dai Lobi, ma da tutte le genti del paese e spesso anche da quelle della Costa d’Avorio.
La loro soukhala, disseminata di feticci protettori e terapeutici, altari sacrificali e totem familiari, sale di consultazione dedicate alle varie branche delle “malattie inspiegabili”, ossia malattie non diagnosticabili dalla medicina moderna, tutte quelle patologie legate alla spiritualità animista e al malocchio, comprese le malattie mentali o l’impotenza, è quanto di più suggestivo si possa incontrare in terra Lobi, un luogo che incute un timore reverenziale, impregnato com’è, di atmosfera magica, ma anche spettrale.
Il feticheur in persona accoglie i visitatori e fa gli onori di casa, offrendo una calebasse di birra di miglio, chiamata tchapalo, o un piccolo bicchierino di vetro con un distillato molto forte di palma.
Una tappa meritano i numerosi villaggi artigianali che sorgono sulla strada per Kampti. Ogni villaggio ha le proprie maestranze specializzate in un determinato tipo di manufatti. Il villaggio degli scultori, quello dei fabbri, la cooperativa di donne che intrecciano la paglia, o quella dove si lavora la terracotta. Si tratta di prodotti ad uso e consumo della popolazione e non di souvenir turistici, pertanto la qualità, l’autenticità e la raffinatezza degli oggetti è garantita.
Sulla pista sterrata in direzione di Banfora, a circa 40 minuti da Gaoua si trova Obire, uno dei luoghi sacri del gruppo Gan, anch’essi Lobi, la cui stretta gerarchia si rifà al re che governa sulle sue genti, parallelamente al potere politico istituzionale. Una visita al Santuario dei Re dei Gan, dove si trovano le tombe di tutti i capi susseguitisi nel corso dei secoli, darà la possibilità di capire la complessa struttura sociale di questo clan e con un po’ di fortuna, il Re in persona darà udienza ai visitatori.
Poco distanti da Obire, sono le rovine di pietra del forte Loropeni, Patrimonio UNESCO, sul quale restano ancora molti misteri, nonostante gli scavi archeologici e le analisi effettuate da équipe specializzate. Probabilmente è un complesso che risale all’epoca medioevale, abbandonato nel XIX secolo, che rappresenta un unicum in tutta l’aerea subsahariana occidentale, essendo stato concepito a tutti gli effetti come una cittadina medioevale fortificata, circondata da alte mura di cinta, un tempo percorribili nella sommità e rastremate.