SITI UNESCO
I siti del Camerun iscritti nella Lista Patrimonio dell’Umanità UNESCO sono attualmente due, mentre diciotto sono le proposte per nuove iscrizioni.
Ecco i siti attualmente iscritti:
- Riserva faunistica di Dja: dal 1987 è iscritta nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. Si trova per tre quarti nelle Provincia dell’Est e per un quarto in quella del Sud. Ed è una delle foreste pluviali più grandi e meglio protette del continente africano. Batti pensare che la quasi totalità del suo territorio, circa il 90% è riservato esclusivamente agli animali e alle piante. Solo i pigmei e hanno il permesso di cacciare, utilizzando solo mezzi tradizionali.
- Il Sangha Trinational (Trinational de la Sangha) è un sito naturale, riconosciuto Patrimonio UNESCO nel 2012 e situato nel bacino nord-occidentale del fiume Congo alla confluenza tra Camerun, Repubblica Centrafricana e Repubblica del Congo. Si tratta di un territorio vasto e che occupa quasi 750 000 ettari. La maggior parte del sito è incontaminato. Tipico di quest’area è l’ecosistema della foresta tropicale caratterizzato da una flora e una fauna particolarmente ricchi. Tra i numeri animali presenti: il coccodrillo del Nilo, gli elefanti (in particolare “gli elefanti della foresta” che costituiscono una specie gravemente minacciata dall’estinzione), il pesce tigre, le antilopi e i gorilla. Da sottolineare che tra gli elefanti trovano ospitalità quelli della sottospecie “elefanti della foresta”, gravemente minacciata dall’estinzione. Tra i primati ricordiamo i gorilla e gli scimpanzé.
Tra i numerosi siti UNESCO non ancora riconosciuti, a parte i parchi già citati nelle sezione “ambiente” anche alcuni importanti siti culturali, come ad esempio:
- La Chefferie di Bafut, situata nel nord-ovest del Paese, dove tutta la regione è disseminata di chefferies, ovvero centri del potere tradizionale, depositari di antiche gerarchie garanti dell’ordine comunitario, sia dal punto di vista amministrativo, sia dal punto di vista spirituale e sociale. Nello specifico la Cheffereie di Bafut è un complesso composto da un palazzo, una residenza per gli ospiti, un’attigua foresta sacra, luoghi di culto, quartieri femminili e logge segrete. Al centro si trova il santuario che è l’evento più importante dal punto di vista religioso e architettonico. Ricostruito nel 1910 è il luogo destinato ala culto degli antenati. Il tutto è edificato con mattoni di terracotta.
- Torre di Goto Goulfey: tomolo di terra battuta di forma cubica che ha svolto un ruolo importante dal unito di vista spirituale del culto del Varan del XV secolo, prima dell’avvento dell’Islam.
- Incisioni rupestri di Bidzar: sito archeologico situato a 20 km da Guider, situato nel nord del Paese e con incisioni databili tra 3000 e 300 anni fa. Il sito è purtroppo minacciato dalle vicine aziende di lavorazione di marmo e cemento.
- Megaliti di Djohong, a 80 km da Meiganga nel dipartimento di Mbéré. Econ il nome locale di “Tazunu”. Il monumento megalitico è composto da due pezzi, uno dei quali è piantato a terra. Non avendo una conoscenza accertata dell’origine dei megaliti, le popolazioni locali hanno creato una serie di miti attorno a questo fenomeno. Il luogo viene utilizzato per pratiche religiose. Il sito è paragonabile ai megaliti di Bouar (nella Repubblica Centrafricana) che si trovano nella stessa regione di confine.
- Megaliti di Saah: si tratta di due gruppi di megaliti situati a 3, 4 chilometri dal villaggio di Saah. Nonostante l’indisponibilità di una datazione perfetta, si può ipotizzare che risalgano alla prima età del ferro.
- Gallerie ferroviarie di Njock: si tratta di gallerie costruite durante il periodo della colonizzazione scavate nella roccia. Si tratta di una eloquente testimonianza dei lavori forzati a cui erano sottoposti i locali.
- Lamidat di Rey-Bouba: ll palazzo di Rey Bouba fu fatto costruire tra il 1805 il 1808 dal sultano Ndjidda Bouba (1798-1866 ), venuto dal Mali con i suoi guerrieri Peuls (conosciuti anche con il nome di Fulbè, Fulani) che si installarono lungo le rive del Mayo-Rey. E’ una delle principali testimonianze di chafferie. L’interno del palazzo comprende anche cortili, orti e quartieri.
- Sito archeologico di Shum Laka: area archeologica che si spinge verso il confine con la Nigeria, è riconosciuta come culla delle lingue bantu. Dunque un luogo importantissimo, considerando che la stragrande maggioranza degli attuali popoli dell’Africa centrale parla una delle circa 500 lingue bandu. E la linguistica pone proprio l’origine di tutte queste lingue alla frontiera tra Camerun e Nigeria. Inoltre sono di questo luogo tracce di civiltà umana antichissima che rimarrebbero al 32mila a.C. E’ l’unico sito in Africa centrale dopo l’occupazione umana non ha avuto soste tra l’età della pietra e l’età dei metalli.
- Grande Capanna nella chefferie tradizionale dei Grassfields, costituita da quattordici grandi capanne tradizionali che rappresentano una serie di complessi architettonici di potere di un centinaio di comunità stabilite sugli altipiani.
- Bimbia e siti associati: chiara testimonianza della tratta degli schiavi lungo la rotta atlantica dal XVI al XIX secolo. Il sito è ancora ricco di numerosi resti architettonici.
- Paesaggio culturale di Diy-Gid-Biy dei Monti Mandara (estensione del paesaggio culturale di Sukur): tensione del paesaggio culturale di Sukur (Nigeria) iscritto nel patrimonio UNESCO nel 1999. Si tratta di rovine di sedici strutture in pietra a secco lungo una catena montuosa tra Camerun e Nigeria.
ARTE RUPESTRE E… TRADIZIONALE
- Oltre alle già menzionate incisioni rupestri di Bidzar, bisogna ricordare che, in Africa centrale, viene spesso presentato come un possibile nucleo di emersione della metallurgia del ferro l’altopiano di Adamawa, situato tra la Repubblica Centrafricana e il Camerun.
- Ancora oggi, per ottenere il ferro necessario per costruire utensili agricoli, i Matakam, un’etnia (forse la più numerosa) dei Kirdi dei monti Mandara del Camerun, usano la magnetite, un ossido di ferro. L’altoforno, costituito da una torre d’argilla alta oltre due metri, permette loro di svolgere il processo siderurgico. Si tratta di un’attività che si protrae per numerose ore e contempla anche lo svolgimento di numerosi riti magici.
- In Camerun persiste inoltre una lunga tradizione di tessili, realizzati attraverso la rafia o la fibra “Obom”. “Obom”, nella lingua camerunese Fang-Beti, significa tessuto della corteccia dell’albero di Aloa che è un legno diffuso nella foresta equatoriale. Per realizzare questi tessuti ci si serve ancora oggi di antichi procedimenti che cominciano con la divisione della corteccia in fogli che vengono battuti e trattati attraverso l’utilizzo del vapore. L’Obom viene usato per produrre capi di abbigliamento. Ha guadagnato notorietà proprio per esce indossato durante funzioni speciali ed ufficiali.
- Sempre per quanto concerne l’arte tradizionale, è notizia recente (riportata su Afriaca Rivista, 11/4/2024) la restituzione di oggetti d’arte camerunesi esportati illecitamente durante il periodo coloniale dai tedeschi, Secondo un recente studio, pubblicato da Benedicte Savoy, professoressa all’Università Tecnica di Berlino, e Albert Gouaffo, professore all’Università di Dschang in Camerun, i musei tedeschi conservano circa 40.000 manufatti camerunesi acquisiti dalla Germania durante la colonizzazione. Gli oggetti includono tessuti, strumenti musicali, maschere rituali, tesori reali (sgabelli e troni), manoscritti, armi e strumenti.
ARCHITETTURA
- Ad eccezione della città amministrativa di Garoua, il nord è la regione delle savane, immersa in scenari naturalistici tipici del Sahel e caratterizzata dalla presenza di piccole case di argilla o di pietra disseminate qua e là, in antichi lamidat (termine che sta a indicare il sistema di governo islamico di tipo feudale presente in Camerun, istituito dai cavalieri Fulbé ad inizio Ottocento) o santuari animisti, all’ombra di picchi rocciosi dalle forme surreali.
- Sempre nel nord del Paese, verso est e non lontano dal Lago Maga, il popolo dei Mesgum si tramanda i segreti delle tradizionali case ad obice, interamente plasmate con l’argilla. Si tratta di veri e propri gioielli architettonici. In particolare, quelle di Pouss sono “capolavori di ingegneria spontanea” realizzati con un impasto di terra ed erba. La loro struttura a cupola permette di supportare, secondo intuitivi calcoli fisici, altezze vertiginose (anche di quindici metri), mantenendo l’isolamento termico, favorito dal materiale e dalla forma ovoidale. Le scanalature dell’intonaco, oltre che apprezzabili dal punto di vista estetico, servono a incanalare l’acqua piovana.
- Le capanne dei Matakam, che vivono sui monti Mandara, hanno una forma circolare e il tetto di paglia a forma conica. Sono caratterizzate dalla presenza di numerosi granai, anche di grandi dimensioni. Le abitazioni non hanno finestre verso l’esterno e sono dotate di un unico ingresso basso e stretto per impedire l’accesso agli spiriti “malevoli”. Gli ingressi sono protetti da feticci.
- Per quanto concerne invece l’architettura contemporanea c’è un interessante esempio, anche dal punto di vista politico, risalente al 1949, la Maison Tropicale (casa tropicale) dell’architetto francese, Jean Prouvè, costruita a Douala (città del Camerun sudoccidentale). La struttura in alluminio, mattoni e cemento e, con uno stile architettonico marcatamente Europeo, avrebbe voluto sottolineare la superiorità culturale e tecnologica della Francia. Il risultato fu che il progetto, inizialmente pensato per una diffusione su larga scala, venne costruito solo in tre esemplari e rigettato dalla popolazione locale.
ARTE CONTEMPORANEA
In Camerun ci sono numerosi artisti di arte contemporanea riconosciuti anche all’estero.
Nella capitale economica del Paese, Douala, vive ad esempio, il giovane artista, David Nkot che ha realizzato dipinti riguardanti temi sociali: migrazioni e diritti dei lavoratori.
Estremamente dinamiche dal punto di vista artistico sono anche la capitale Yaoundé e Bandjoun. Nel 2008 a Bandjoun, Barthelemy Toguo, nominato artista per la Pace dall’UNESCO nel 2021, ha creato il centro culturale Bandjoun Station che è un punto di ritrovo polifunzionale per artisti locali e stranieri. Barthelemy Toguo è famoso nel mondo per le sue opere-installazioni dedicate ai migranti come Road to Exile (“Rotta verso l’esilio”), un’enorme barca stracolma di pacchi di stoffa che “galleggia” su un mare di bottiglie vuote; o come Le Pilier des migrants disparus (“La colonna dei migranti dispersi”), una sorta di pilastro costruito con fagotti di tessuto ed esposto fino a poco tempo fa sotto la piramide del Louvre a Parigi.
Nel cuore della capitale si trova il Doual’Art, un centro di arte contemporanea fondato nel 1991 da Marilyn Douala Bell e Didier Schaub con l’obiettivo di sostenere la produzione artistica contemporanea. E’ un luogo in cui si organizzano mostre, eventi, seminari e un festival di richiamo internazionale, il Salon Urbain de Douala, che si svolge ogni tre anni. Con il centro collabora l’artista, Wanko Cubart, le cui installazioni di città immaginarie africane, sono diventante famose anche all’estero.
CINEMA
Le prime esperienze del cinema del Camerun hanno origini europee.
Il film “Point de vue 1” del 1965 è del regista Urbain Dia Mokouri che ha studiato in Francia presso il Conservatorio Libero del Cinema Francese.
Otto anni dopo il governo del Camerun dà vita a un Fondo per lo Sviluppo dell’Industria Cinematografica e nel 1975, Jean-Pierre Dikongué Pipa, che ha studiato al Conservatorio del Cinema Francese, gira il film “Muna Moto” , una “Romeo e Giulietta africana”.
Negli anni settanta vengono prodotti film commerciali, con l’obiettivo di competere con la produzione statunitense e occidentale.
Tra i registi più noti: Daniel Kamwa che ha studiato recitazione a Parigi, prima di produrre il suo primo film, Boubou-cravate, nel 1973. Il suo film del 1981 “Nostra figlia” è stato presentato al 12° Festival Internazionale del Cinema di Mosca. Alphonse Béni era un altro un attore e regista camerunese piuttosto famoso. Ha girato diversi film in Camerun, ha recitato in commedie erotiche francesi e ha interpretato un ninja nei film “ninja” di Godfrey Ho Black Ninja
Nel 1991 al Festival di Cannes Bassek Ba Kobhio ha presentato il film “Sango Malo”, la storia di un maestro sovversivo, ambientata nella foresta equatoriale. Bassek Ba Kobhio è anche direttore dell’Istituto Superiore dei Professionisti del Cinema e dell’Audiovisivo dell’Africa Centrale (ISCAC) a Yaoundé, il primo istituto di formazione terziaria per la cinematografia nella subregione dell’Africa Centrale.
Altro regista degno di nota è Jean-Marie Teno, nato in Camerun e trasferitosi in Francia nel 1978 per frequentare la Facoltà di Comunicazione audiovisiva. Nel 1983 realizza il suo primo documentario, “Schubbah”. Fonda “Les Films du Raphia”, casa di produzione e distribuzione nata dall’esigenza di produrre e distribuire i propri film. Ha ottenuto con i successivi documentari riconoscimenti nei più prestigiosi festival internazionali. I suoi sono infatti film a tema sociale sulla storia coloniale e post-coloniale dell’Africa e sono noti per il loro approccio originale all’identità culturale, alla storia africana e politica contemporanea.
Il film “Les Saignantes” (2005) (Premio per la miglior interpretazione femminile, da parte delle due protagoniste e menzione speciale della Giuria al Festival Internazionale del Film di Torino nel 2005), del regista Jean-Pierre Bekolo punta il dito contro la corruzione dilagante nel sistema politico del suo paese. I film di registi camerunesi trattano spesso tematiche legate al realismo sociale.
LETTERATURA
La letteratura del Camerun, al di là ovviamente della fiorente e articolata tradizione narrativa orale tramandata di generazione in generazione, nasce durante l’epoca coloniale con scrittori come Louis-Marie Pouka e Sankie Maimo educati dalle società missionarie europee. Louis-Marie Pouka era un poeta camerunese che sosteneva l’assimilazione dei popoli camerunesi nella cultura francese. Pouka credeva che il colonialismo facesse parte addirittura di un piano divino. è stato uno scrittore britannico del Camerun meridionale. Maimo , sempre di origine camerunese si trasferì in seguito in Nigeria, dove lavorò come insegnante di scuola e fondò la rivista “Camerun Voice” nel 1955.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, scrittori quali Mongo Beti e Ferdinand Oyono hanno analizzato e criticato il colonialismo e respinto l’assimilazione. Beti ha pubblicato opere, caratterizzate dal racconto incisivo delle condizioni del suo paese, tanto che il suo romanzo “Le Pauvre Christ de Bomba” è stato vietato in Camerun. Tra i suoi romanzi anche “Il re miracolato” (1958, unica opera tradotta in italiano), “Main basse sur le Cameroun, autopsie d’une décolonisation” (1972, pamphlet di denuncia della guerra condotta dalla neo-indipendente Repubblica del Camerun e dall’esercito francese contro gli oppositori del nuovo regime, in particolare l’UPC. L’opera venne sequestrata e vietata in Francia e riammessa alla pubblicazione solo nel 1976, dopo un lungo iter giudiziario. Il suo “Remember Ruben” (1974) è diventato un classico della letteratura dell’Africa Nera. Mongo Beti, morto nel 2001, è sicuramente stato uno degli intellettuali africani più rappresentativi del panorama letterario contemporaneo. Sempre al fianco dei più deboli, Beti ha lottato tutta la vita contro le ingiustizie e le discriminazioni, perché il suo obiettivo primario era quello di contribuire alla costruzione di una società equa e indipendente dalla «monstruosité» coloniale. Ferdinand Léopold Oyono è stato uno scrittore e diplomatico camerunese. Autore del romanzo picaresco Cammino d’Europa, fu rappresentante del Camerun all’ONU dal 1975 al 1983 e direttore dell’UNICEF dal 1977 al 1978.
DANZA E MUSICA
La musica, come spesso accade in Africa e soprattutto in questa zona del contenente, ha un ruolo fondamentale nella vita del popolo. La musica e la danza costituiscono infatti una parte integrante e sostanziale delle cerimonie, dei festival… Le danze tradizionali sono molto coreografiche. Talvolta si tratta di danze devozionali, in altri casi sono puramente ludiche. L’accompagnamento musicale può essere estremamente semplice: bastano battiti di mani, di piedi, tamburi, oppure l’utilizzo di strumenti tradizionali come i tamburi, le campane, i clacson, i flauti, gli strumenti a corda, gli xilofoni,..;
I due stili più popolari di musica sono Makossa e Bikutsi.
Makossa, musica molto popolare nelle aree urbane del Camerun e simile alla Rumba africana.. Il makossa ha origine da un tipo di danza del popolo duala chiamata “kossa”, influenzata significativamente dal jazz e dalla musica latinoamericana.
Bikutsi è un genere musicale nato innanzitutto per ballare ed è diventato polare nella metà degli anni Novanta soprattutto nell’Africa Occidentale. La parola “bikutsi” letteralmente significa “colpisci la terra” (bi- indica il plurale, -kut- significa “colpire” e -si significa “terra”). Si suona a tutti i tipi di riunioni beti ( o ewondo, persone che vivono intorno alla città di Yaoundè). Anche in occasione di matrimoni o riti funebri. Durante queste cerimonie lo sciamano beti usa un particolare strumento di tipo taumaturgico chiamato “mvet”.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi