Territorio e Clima
La Costa d’Avorio si estende su una superficie di 322.450 km².
A sud le sue coste (550 km) si affacciano sul Golfo di Guinea e sono bagnate dalle acque dell’Oceano Atlantico, a nord confina con il Mali e il Burkina Faso, a nord-ovest con la Guinea, a sud-ovest con la Liberia e a est con il Ghana.
Il suo territorio a sud presenta una rigogliosa vegetazione sub-tropicale, di foreste pluviali primarie e zone umide pianeggianti; la costa è separata per lunghi tratti dal mare aperto, da una teoria di lagune e barriere sabbiose. Man mano che si sale verso l’estremo nord del paese, la vegetazione si dirada progressivamente in un ambiente tipico della savana sudanese, con un clima più secco.
La morfologia della Costa d’Avorio è prevalentemente pianeggiante, con sporadiche colline o picchi granitici soprattutto al nord, mentre i soli rilievi montagnosi si trovano ad ovest, al confine con la Guinea e la Liberia, nelle regioni di Odienné e Man, tra cui le vette più alte dei Monti Nimba che raggiungono i 1700 mt.
Quattro sono i fiumi principali: la Comoé, che origina in Burkina Faso e si getta nell’Oceano all’altezza di Grand Bassam; il Bandama dalla sorgente autoctona, la cui foce si trova a Grand Lahou; il Sassandra, che nasce in Guinea e sfocia in mare all’altezza dell’omonima cittadina; il Cavally, anch’esso originario in Guinea e il cui corso segue la linea di frontiera con la Liberia.
Il principale bacino idrico della Costa d’Avorio è il lago artificiale di Kossou, nel cuore del paese, alimentato da una diga sul corso del fiume Bandama.
Il clima è soggetto a due differenti correnti d’aria principali, quella oceanica e umida da sud, che porta con sé anche il maggior numero di precipitazioni distribuite tra i mesi di aprile e novembre, e quella secca continentale del vento di harmattan a nord, con una stagione delle piogge meno intensa e concentrata solo nei mesi estivi. Questo fenomeno è alla base della netta distinzione sul suo territorio delle due fasce ambientali principali: le foreste umide del centro-sud e la savana arida del nord.
Le temperature si mantengono pressoché costanti tutto l’anno, con punte di 34 gradi e fino all’80% di umidità a sud, e con punte di 40 gradi secchi a nord durante i mesi primaverili, ma con una più ampia escursione termica tra il giorno e la notte e temperature più miti durante i mesi invernali.
Flora e Fauna
Il paesaggio della Costa d’Avorio presenta sostanzialmente tre tipi di vegetazione molto diversi tra loro.
Il volto lagunare di intricate gallerie di mangrovie, rigogliose piante acquatiche e spiagge orlate di palme da cocco lungo la costa, quello della vegetazione cosiddetta guineana della fascia mediana, fatta di rigogliose foreste umide sempreverdi, con imponenti alberi monumentali ad alto fusto, e infine il volto detto sudanese delle savane arbustive, arboree e boschive, con una vegetazione più rada e bassa, nel nord.
Nonostante l’intensivo fenomeno del disboscamento che ha portato alla perdita di una parte considerevole di uno dei più grandi polmoni verdi al mondo, costituito fino alla fine del XIX secolo dalla quasi totalità del territorio centro-meridionale della Costa d’Avorio, il paese conserva ancora oggi alcune aree tra le più importanti della biosfera.
Il Parco Nazionale del Taï (Patrimonio UNESCO), è l’area verde di foresta pluviale più grande di tutta l’Africa Occidentale e il più interessante per il suo valore scientifico, ospitando una flora di circa 200 specie endemiche, alcune delle quali con un tronco che supera i 50/60 metri di altezza.
Tra le specie più diffuse sono gli imponenti iroko (chlorophola excelsa), il prezioso ebano (diospyros sanza-minika), lo scultoreo kapok (ceibra pentandra), numerose specie di palma e la famiglia delle ioncophyllaceae, appartenente all’ordine caryophyllales.
La diffusione delle coltivazioni intensive a crescita rapida, soprattutto piantagioni di palma da olio, di cacao e caffè o di banani, ha purtroppo ridotto considerevolmente questo enorme polmone verde, al punto che in appena un secolo la sua superficie si è ridotta di circa il 60%, con una conseguente ripercussione anche sulla fauna autoctona.
Basti pensare che l’animale simbolo della Costa d’Avorio, l’elefante, è ormai in via di totale estinzione e sopravvive in alcune centinaia di esemplari distribuiti tra le principali aeree protette.
Se anche i grandi felini quali pantere, leoni e ghepardi, un tempo numerosi in Costa d’Avorio, non vengono più avvistati da svariate decine di anni, il paese offre tuttavia, ancora oggi, l’habitat a circa 332 specie di mammiferi e 710 specie di uccelli.
Tra queste, le famiglie più popolose sono sicuramente quelle dei primati, di cui esistono 17 specie diverse, e quelle delle antilopi con 19 specie.
Il nord del paese deve fare i conti, oltre che con il disboscamento, anche con il fenomeno del bracconaggio e della caccia alla selvaggina incontrollata. Ormai le savane del nord sono sempre più spopolate di fauna e solo qualche famiglia di scimmie, facoceri, antilopi e uccelli, sopravvivono tra la vegetazione di karité, tamarindi, baobab, anacardi, alberi di neem, di mango e la bassa vegetazione arbustiva, tipica della savana sudanese.
Le piantagioni intensive e i campi di riso del centro-sud, lasciano invece il posto al nord alle colture di mais, igname e sorgo, più adatte al clima caldo e secco della savana.
Nonostante l’ambiente sia costantemente in pericolo, i paesaggi della Costa d’Avorio rimangono tra i più verdi e rigogliosi di tutta l’Africa dell’Ovest e, per preservarne l’eccezionale ricchezza di biodiversità, sono state prese, alla fine del secolo scorso, importanti misure di tutela.
Parchi Nazionali e Tutela
“Non si lascia nulla, a parte le impronte delle proprie scarpe, non si porta via nulla”.
E’ a partire degli anni ’70 del secolo scorso che le autorità ivoriane hanno preso coscienza del pericolo incombente sull’ambiente e della necessità di mettere in pratica delle politiche di tutela e conservazione.
Tra i fattori principali che hanno portato alla perdita progressiva della maggior parte delle aree verdi e, conseguentemente, alla sparizione di numerose specie faunistiche, sono state la pressione demografica, il disboscamento per l’approvvigionamento di legname da costruzione, per lo sfruttamento di terre da convertire ad aree edificabili o colture intensive, infine la caccia incontrollata e il bracconaggio, che costituiscono ancora oggi un importante rientro economico per le popolazioni rurali.
Il campanello di allarme portò nel 1976 alla creazione di un Ministero dell’Ambiente che coordinasse gli enti regionali per la tutela delle aree protette e dei parchi nazionali già esistenti, ne creasse di nuovi e soprattutto regolamentasse in maniera più incisiva il rispetto delle leggi per la protezione ambientale, creando anche delle valide alternative per le popolazioni locali, che traevano sussistenza dallo sfruttamento di tali aree (caccia, legname, coltivazione,…).
Non senza difficoltà, il governo è riuscito a creare a tutt’oggi sull’insieme del territorio, 8 parchi nazionali, 3 riserve faunistiche e 2 riserve naturali.
Di questo insieme di aree protette, due parchi nazionali e una riserva naturale, sono stati iscritti alla lista del Patrimonio UNESCO:
Parco Nazionale del Taï, il suo inserimento nel 1978 nella lista delle Riserve della Biosfera e nel 1982 in quella del Patrimonio Mondiale Unesco, ha permesso di sottrarre alla distruzione una delle ultime aree di foreste primarie, di circa 455.000 ettari, che conserva una delle biodiversità più ricche e importanti di tutta l’Africa Occidentale. Situato a nord di San Pedro, lungo il confine con la Liberia, non è importante tanto per la sua fauna, seppur sono da segnalare i rari ippopotami pigmei, ma piuttosto per la sua impressionante ricchezza di piante endemiche, la maggior parte delle quali ad alto fusto. Al suo interno è stato organizzato e coordinato, con il coinvolgimento delle popolazioni locali dei kru e la formazione di ranger, un insieme di circuiti eco-turistici di scoperta, e la creazione di una struttura per la ricezione alberghiera dei visitatori.
Parco Nazionale del Comoé, con ben 1.149.000 ettari è il Parco Nazionale più grande della Costa d’Avorio. Situato a nord-est al confine con il Burkina Faso, venne inserito nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 1983, ma costituiva già area protetta fin dal 1926. Di particolare interesse è la sua biodiversità riconducibile a una vegetazione tipica della savana sudanese. Il suo habitat permette gli ultimi avvistamenti di animali selvatici altrimenti estinti nel resto del paese, quali elefanti, leoni e pantere, anche se ormai sempre più rari.
Riserva Naturale dei Monti Nimba, con un perimetro di circa 5000 ettari, questa piccola riserva naturale si estende sui principali rilievi montuosi della Costa d’Avorio, al confine con la Liberia e la Guinea. Venne inserita nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 1981, per la sua straordinaria biodiversità e i suoi paesaggi mozzafiato, fatti di foreste umide e tratti di praterie d’altura, che hanno permesso la sopravvivenza di alcune specie faunistiche endemiche di invertebrati, alcune colonie di scimpanzé e la caratteristica e rara potamogalinae (simile alla lontra).
Le altre aree protette su territorio ivoriano sono:
Parco Nazionale d’Azagny, su un’area di 19.850 ettari, il parco si inserisce in un bellissimo paesaggio lagunare lambito dalle acque della foce del fiume Bandama, tra le Lagune di Tadio e Ebrié.
Parco Nazionale di Banco, con i suoi 3.200 ettari fu il primo Parco Nazionale istituito in Costa d’Avorio, nel 1953. Si tratta di una vasta area occupata da foresta primaria che è sopravvissuta nonostante la pressione demografica esercitata dalla fondazione della capitale economica di Abidjan. Uno dei pochi polmoni verdi che sopravvivono a sud del paese.
Parco Nazionale delle Isole Ehotilé, su un’area di 550 ettari, venne istituito a Parco nel 1974 e include la spettacolare laguna di Eby, separata dal mare aperto da una lingua di terraferma e da una teoria di 6 isolotti. Habitat prediletto di mangrovie e una moltitudine di specie avifaunistiche. E’ possibile organizzare con guide esperte delle escursioni in barca fino alle isole.
Parco Nazionale della Marahoué, creato nel 1968 su 100.000 ettari, si trova tra Daloa e Yamoussoukro, in un ambiente di transizione tra la folta vegetazione delle foreste primarie e il paesaggio della savana boschiva. Ospita alcune colonie di bufali e tra gli ultimi esemplari su suolo ivoriano di elefanti.
Parco Nazionale del Monte Peko, dal 1968 include un territorio di circa 34.000 ettari, il cui cuore è occupato dalla vetta del Monte Peko che raggiunge i 1000 mt. di altitudine. Il clima caldo e umido favorisce la conservazione della foresta primaria e di alcune aree con flora d’altura. Qui vivono numero scimmie e bufali, mentre gli elefanti e le pantere sono ormai sempre più rari, a causa del bracconaggio che per secoli è stato praticato dalle popolazioni locali.
Parco Nazionale del Monte Sangbé, la sua creazione risale al 1975 e comprende un’area montagnosa di 95.000 ettari, con sette vette che superano i 1000 mt di altitudine, nella regione di Man. Qui trovano ancora riparo numerose famiglie di scimmie, bufali e antilopi.
Riserva Faunistica di Abokouamekro, creata nel 1993 su un’area di20.400 ettari, questa riserva ospita numerose specie di antilopi, gazzelle, bufali, lepri e faraone selvatiche ed è stata ripopolata con alcuni esemplari, ormai completamente estinti in Costa d’Avorio, di giraffe e rinoceronti.
Riserva Faunistica di Haut Bandama, istituita nel 1973 su 123.000 ettari, è importante per la sua salvaguardia di centinaia di scimpanzé destinati altrimenti all’estinzione.
Riserva Faunistica di N’Zo, fondata nel 1993, include un’area di 96.000 ettari destinati soprattutto alla protezione e il ripopolamento degli scimpanzé.
Riserva Naturale di Lamto, creata nel 1968 su 2.500 ettari di foresta sub-tropicale, accoglie a sud di Yamoussoukro un importante centro di ricerca di geofisica e una stazione ecologica, volti allo studio dell’ecosistema e alla protezione della flora e fauna autoctone.
Parlando di protezione dell’ambiente in Costa d’Avorio, si è più volte accennato alle minacce derivanti dalla pressione demografica e da comportamenti errati delle popolazioni locali che praticano il bracconaggio, la coltivazione intensiva o l’allevamento abusivo in zone protette. Tuttavia merita menzione la protezione spontanea di piccole aree rurali, legate alla pratica spirituale ancestrale di tali popolazioni. Sono tante le comunità della Costa d’Avorio che seguono ancora la religione animista, il culto delle maschere e degli spiriti e la ritualità iniziatica, pertanto numerose sono le aree naturalistiche investite di sacralità. Questo ne ha permesso la salvaguardia spontanea nel corso dei secoli e la conservazione, nella loro integrità e biodiversità originaria. Un esempio tra tutti è la piccola foresta sacra di Man, dove centinaia di macachi vivono indisturbati e nutriti dalla popolazione, nonostante si trovino in piena area urbana.
Kanaga Africa Tours fornirà consigli e una sorta di vademecum per il rispetto delle zone visitate.