Foto © I. Fornasiero
Edificata tra il 1985 e 1989 per volere dell’allora presidente Felix Hophouët-Boigny e consacrata nel 1990 da Papa Giovanni Paolo II, la sorprendente Notre Dame de la Paix si propone alla vista come copia fedele della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Una maestosa opera architettonica che rientrava nel visionario progetto del presidente Hophouët-Boigny di fare di Yamoussoukro, sua città natale, una metropoli sontuosa ed elegante, in grado di rivaleggiare per stile architettonico e dimensioni con le più importanti capitali europee. Non solo dunque ampie vie e boulevard ombreggiati, un lussuoso hotel di 14 piani e un lago artificiale affollato di caimani a difesa del Palazzo Presidenziale, ma anche e soprattutto, questa grandiosa cattedrale a completare l’opera.
Per la sua realizzazione si stima che l’architetto Pierre Fakhoury abbia impiegato quasi 100.000 tonnellate di marmo, per coprire una superficie totale di circa 30.000 mq e dare corpo a 128 colonne di 21 metri ciascuna. All’interno vi sono 36 vetrate a mosaico fatte arrivare direttamente da Francia e Italia, un sontuoso presepe in ebano e una croce d’oro di 13 chilogrammi.
Si dice sia la chiesa più grande del mondo, in realtà, sebbene sia senza senza dubbio uno dei più imponenti luoghi di culto della cristianità, più alta, più lunga e più larga del suo modello romano, non è però la più capiente. San Pietro infatti può ospitare al suo interno quasi 60.000 fedeli, mentre Notre Dame de la Paix soltanto 7.000 nella navata centrale e 11.000 nelle altre aree del complesso.
Si tratta in ogni caso di un’opera senza eguali, per la cui costruzione sono stati stanziati fondi per un importo pari a 300 milioni di dollari (sembra provenienti per la maggior parte dal patrimonio privato del presidente). Una cifra spropositata che ha suscitato perplessità e non poche polemiche tra l’opinione pubblica ivoriana e internazionale, che si è a lungo interrogata sull’opportunità di destinare una somma così ingente all’edificazione di un luogo di culto, anziché provvedere alla soluzione di problematiche più stingenti per un Paese ancora in via di sviluppo.