Chiamata impropriamente Oasi, la Regione di Fayum si apre su una vasta depressione, fertile e rigogliosa, a sud del Gebel Qatrani, irrigata dalle acque del Nilo che vennero deviate già in antichità nel corso del Bahr Yussuf (Canale di Giuseppe), a sua volta frazionato in un labirinto di canali secondari, che irrorano capillarmente una delle terre più produttive dell’Egitto.
Impreziosita dal lago naturale di Qarun e dai due bacini artificiali, chiamati laghi Superiore e Inferiore, ricchi di pesce e collegati da una piccola cascata (la sola in tutto l’Egitto), fu già a partire dal Medio Regno che Fayum divenne un importante centro di potere e di produzione agricola, sotto la protezione del culto di Sobek, divinità-coccodrillo particolarmente venerata nella regione e le cui uova venivano protette all’interno dei templi, tanto che in epoca greca la sua capitale in prossimità dell’attuale Medinet el-Fayum, venne chiamata Crocodilopolis. Dalla piramide di Sesostri II a El-Lahun a quella di Amenemhat III a Hawara, dal Tempio di Medinet Madi con il suo viale di sfingi, dedicato allo stesso faraone, al Tempio di Sobek a Qasr Qarun, passando dalle rovine dell’antica città tolemaica di Karanis e senza dimenticare i bellissimi e famosi Ritratti di epoca romana scoperti nella necropoli di Hawara, che riproducono realisticamente i volti dei defunti su tavolette di cedro, a Fayum le testimonianze archeologiche sono numerose e disseminate in tutta la regione. Ma la storia di questa terra risale a tempi ben più lontani, quando il mare che ricopriva la depressione cominciò a ritirarsi. A ovest della valle fertile, si apre il vasto Wadi el-Rayan, area desertica protetta, di straordinario interesse geologico. I depositi di nummulitici eocenici e i giacimenti fossili del Wadi el-Hitan, detto la “Valle delle Balene”, testimoniano di ere che rimontano a 40 milioni di anni fa, quando le acque che ricoprivano la regione erano abitate da grossi Basilosauri, antenati delle attuali balene, o quando il Gebel Qatrani era ricoperto di foreste di cui rimangono enormi tronchi pietrificati. Oggi il Wadi el-Hitan, Patrimonio Unesco, è un enorme museo a cielo aperto, disseminato di centinaia di scheletri, dalle misure monumentali e perfettamente conservati, i più preziosi dei quali sono protetti all’interno del museo apposito.
Fayum è una destinazione immancabile non solo per le sue ricche attrattive archeologiche e geologiche, ma anche per le sue ricchezze culturali e paesaggistiche. Dagli scenari idilliaci bordati di palme da dattero, che si aprono nel labirinto di canali e pozzi, caratterizzati dalle tipiche ruote acquatiche di legno chiamate “norie”, al placido lavoro quotidiano degli agricoltori che lavorano la terra fertile di riso, girasoli, grano, ortaggi e frutta. Paradisi ittici e ornitologici di folaghe, aironi e ibis guardabuoi, ma anche terre selvagge e desertiche, bordate di dune barkane e popolate di fennec, gazzelle e gerbilli che vagano tra distese sconfinate di sabbia, dalle quali appaiono improvvise le sorgenti. E le tradizioni di un popolo, la loro quotidianità che ruota attorno alla pesca, all’allevamento e all’agricoltura, il cui simbolo sono le caratteristiche piccionaie fayumite, splendide architetture in argilla decorata, come mistici minareti, nelle quali si produce il guano, ottimo concime per le coltivazioni. Da non perdere il piccolo villaggio di Izbat Tunis, affacciato sulle acque saline del lago Qarun, fra tripudi di fenicotteri rosa, di giardini e palmeti, centro culturale e artigianale della regione, con le sue allegre case dipinte e le maestranze vasaie all’opera, che producono splendidi manufatti in terracotta e ceramica e i tipici cesti di vimini. Uno dei luoghi più rilassanti e caratteristici del Fayum.