Il Regno dell’Eswatini, noto anche con il nome internazionale di Swaziland (terra del popolo Swazi), è in estensione una stato in miniatura, arroccato sulle alture montuose al confine tra il Sudafrica e il Mozambico, ma per quanto piccolo geograficamente, è anche un ricco scrigno di cultura Swazi, fortemente identitaria e profondamente attaccata alle proprie tradizioni ancestrali. Insediatosi tra il XVIII e il XIX secolo sugli altipiani del Veld, protetti geograficamente dai Monti Lebombo, il popolo Swazi perdurò in una società tradizionale, incentrata sulla figura di un Sovrano e della sua Corte Reale, con base nel villaggio di Lobamba. Da queste terre montagnose gli Swazi resistettero per secoli alle pressioni degli zulu e, successivamente, del colonialismo sudafricano e inglese, mantenendo salda la propria identità monarchica e vive le proprie usanze ancestrali, caratterizzate ancora oggi da eventi finalizzati a perpetuare la generale sudditanza al Re, o da cerimonie legate alla spiritualità animista ancestrale. Se l’Incwala è considerata la cerimonia più sacra al popolo Swazi, la Danza dell’Umhlanga (Reed Dance), è invece l’evento più caratteristico della variopinta cultura locale, noto a livello internazionale. La prima, l’Incwala, ovvero festa delle primizie, segue un calendario lunare e si svolge generalmente in dicembre, poco prima del Natale, ma i cui festeggiamenti durano comunque una settimana intera, dipendenti dall’andamento del raccolto agricolo, e incentrati sul permesso che il sovrano (attualmente Maswati III) darà alla popolazione, di consumarne i primi frutti stagionali. Legato all’universo ancestrale Swazi, è un evento investito di grande sacralità animista che si perpetua da secoli e coinvolge le più alte rappresentanze spirituali e notarili della corte reale, i quali presenziano attivamente al cerimoniale, assieme al Re, che sancirà simbolicamente l’agognato permesso, mangiando per primo una zucca appena colta. La seconda, chiamata in lingua locale Umhlanga, ovvero danza del giunco, pur non essendo un evento sacro, è decisamente quanto di più tradizionale e rappresentativo dello sfarzo e del potere della Corte Reale. Si tratta di una sorta di ballo delle debuttanti locali, durante il quale le giovani ragazze appena iniziate alla vita adulta, si presentano al cospetto del Re a Ludzidzini, il palazzo storico della Regina Madre, nel villaggio reale di Lobamba, non lontano dall’attuale capitale politica di Mbabane. Un tripudio di danze e canti, in cui le giovani esaltano la propria femminilità, adornate di colorati paramenti, e la propria purezza attraverso la nudità del corpo, obbligatoria per tradizione, portando in dono al Sovrano e alla Regina Madre, delle lunghe canne di bambù che verranno poi utilizzate per il restauro annuale del palazzo. L’evento, che dura 8 giorni, richiama ogni anno, tra il mese di agosto e quello di settembre, sudditi da tutto il Regno ed è estremamente partecipativo e coinvolgente, culminando nella danza delle giovani ragazze alla corte di Ludzidzini. Tradizionalmente animisti e storicamente convertitisi al Cristianesimo, il popolo Swazi non disdegna le bevande alcoliche, soprattutto se artigianali e legate ai propri costumi ancestrali. E’ proprio attorno alla produzione della bevanda alcolica chiamata buganu, che vengono organizzate ogni anno le cerimonie tradizionali più amate dal popolo Swazi. Tra il mese di febbraio e il mese di maggio, giunge a maturazione il frutto dell’albero marula, che verrà raccolto e fatto fermentare artigianalmente dalle donne swazi, ottenendone infine un distillato ad alto tasso alcolico, che farà la gioia della popolazione locale, nel corso di alcuni eventi ufficiali, vere e proprie cerimonie, organizzate tra i vari palazzi della famiglia reale, durante l’intera stagione di raccolta del frutto.