Bissau pur mantenendo un’evidente impronta coloniale portoghese nelle architetture pastello e negli azulejos del centro storico, è una tipica capitale africana, nella sua atmosfera allegra e movimentata e nelle sue arterie principali, caotiche e trafficate.
Si affaccia sull’enorme estuario del Rio Geba e deve la sua importanza al porto commerciale di Pidjiguiti, fondamentale crocevia per l’intero paese e simbolo della rivoluzione che portò all’indipendenza nel 1974.
Tra le vie a scacchiera della città e i mercati principali, brulicano le attività, i viavai di taxi benz-benz azzurri col tetto bianco e dei minibus collettivi toca-toca, il vociare e la musica delle vervenas, dove si beve la cana, si mangiano pesce e carne alla brace e si balla fino all’alba.
La storica fortezza portoghese d’Amura del XVIII secolo, sovrasta la città vecchia e il porto, mentre ai suoi piedi si snodano edifici e scorci che riportano ad un’epoca successiva, all’ultima fase di un passato coloniale non sempre roseo, a differenza della tonalità pastello dei muri e delle buganvillee rampicanti. Eppure la città conserva una serenità e un decoro che va oltre il suo triste passato o l’attuale decadenza delle architetture. Piacevole è passeggiare per le strade del vecchio quartiere, tra le mura della fortezza, la cattedrale neo-romanica degli anni ‘40, soffermandosi sui monumenti-simbolo della Rivoluzione, osservando i vecchi ballatoi di legno, arrivando fino al piccolo Mercato Centrale e possibilmente assaporando un ananas dolcissimo appena sbucciato.
Bissau condivide la sua memoria coloniale con Bolama, che fu capitale della Guinea Portoghese ben settant’anni prima. E’ a partire dal 1870 che qui vennero costruite le opere architettoniche più rappresentative dell’amministrazione coloniale, su preesistenti edifici riconducibili ad un’antecedente occupazione inglese. La maggior parte di queste sono oggi in stato di totale abbandono e rischiano di crollare inesorabilmente. Dal telegrafo e l’ospedale inglesi, di cui rimangono gli scheletri in ferro, testimonianza della Rivoluzione Industriale anglosassone, alle prime case e magazzini portoghesi di fine ‘800 con i caratteristici balconi in legno e i tetti spioventi; dall’antico Palazzo del Governatore al monumentale Palazzo Municipale in stile neoclassico del 1919, omaggio alla Casa Bianca di Washington; dalla Chiesa di Sao José edificata nel 1871, al Monumento ai Caduti della traversata aerea transatlantica, che partita da Roma e diretta a Rio de Janeiro, doveva fare scalo a Bolama nel gennaio del 1931, e in cui persero la vita a seguito di un incidente, alcuni aviatori italiani; dal cinema alle caserme militari e sedi diplomatiche di varie potenze europee. A Bolama tutto ci parla di storia, e la memoria, per quanto dolorosa, non andrebbe mai lasciata cadere nell’oblio.