SITI UNESCO
Attualmente i siti iscritti alla lista dei patrimoni dell’umanità sono sette.
I primi due iscritti sono stati nel 1997:
– I parchi del Lago Turkana, ossia un gruppo di tre parchi nazionali, considerati molto importanti per la presenza di uccelli migratori, come luogo di riproduzione per i coccodrilli del Nilo, per la presenza di numerosi ippopotami e serpenti. Nei pressi anche il sito archeologico di Koobi Fora con fossili unici al mondo. Le tre parti del patrimonio UNESCO sono costituite dal Parco nazionale del Sibiloi e da due isole situate all’interno del lago Turkana.
- Parco nazionale/foresta naturale del Monte Kenya: di grande rilevanza paesaggistica.
- Città vecchia di Lamu (2001): l’insediamento swahili più antico e meglio conservato dell’Africa orientale.
- Foreste sacre Kaya dei Mijikenda (2008): dieci siti forestali separati distribuiti su circa 200 chilometri lungo la costa e contenenti numerosi villaggi fortificati.
- Sistema lacustre del Kenya nella Great Rift Valley (2011): sito naturale di straordinaria bellezza.
- Forte Jesus, Mombasa (2018): forte costruito dai portoghesi tra il 1593 e il 1596 a protezione del porto di Mombasa.
- Sito archeologico di Thimlich Ohinga (2018): inserimento con muri a secco del XVI secolo, nella regione del Lago Vittoria.
Ci sono intanto altri siti (per ora diciassette) con candidature in itinere.
ALTRI SITI ARCHEOLOGICI
- Enkapune Ya Muto, noto anche come Twilight Cave. Si tratta di un sito archeologico preistorico situato nella Rift Valley. Qui sono stati ritrovati reperti archeologici che appartengono ad un periodo molto ampio: dalla metà del Pleistocene superiore all’inizio dell’Olocene.
- Koobi Fora è un sito archeologico nei pressi del Lago Turkana i cui livelli stratigrafici sono suddivisibili in due sezioni. Alla prima appartengono i sedimenti più antichi (circa 1,9-1,8 milioni di anni fa) che contengono manufatti di fabbricazione umana del tipo Olduvaiano. La seconda sezione risale a un periodo compreso tra circa 1,6 e 1,4 milioni di anni fa, e in essa sono stati ritrovati manufatti della cultura Karari. Numerosi anche i resti fossili umani, tra cui quelli appartenenti al più antico Homo habilis conosciuto.
- Rovine di Gede: sorgono presso il villaggio di Gede (dal dialetto Oromo “prezioso”), poco lontano da Watamu. Si tratta dei resti della città araba di mercanti Gedi, che contava, fra il tredicesimo e il diciassettesimo secolo, una popolazione di oltre 2500 persone. La cittadina, immersa nella fitta vegetazione dell’Arabuko Sokoke, era circondata da due cinte murarie in vedo di separare le abitazioni dei borghesi da quelle degli altri cittadini.
ARTE CONTEMPORANEE: PITTURA E SCULTURA
Molti sono i pittori di talento in Kenya che spaziano dalla pittura tradizionale a quella astratta, utilizzando anche opere multimediali e graffiti.
Nella città di Nairobi, in particolare, sono nate nel corso degli anni moltissime gallerie.
La scultura è stata introdotta nel Paese soltanto all’inizio del XX secolo, grazie a Mutisya Munge che, al termine della prima guerra mondiale, importò questa forma di arte dalla vicina Tanzania. Nel complesso di questo artigianato, interessanti e pregiate sono soprattutto le sculture realizzate in steatite (roccia metamorfica, somigliante alla giada) dagli abitanti del Villaggio di Tabaka (Altopiani occidentali).
TESSUTI E GIOELLI
I tessuti dai colori sgargianti caratterizzano molto spesso l’abbigliemtno di uomini e donne in tutta l’Africa Orientale.
In particolare in Kenya si trovano:
- lo Shuka, una stoffa a quadretti in cui predomina il rosso che, molto probabilmente, deriva dai tartan importati dai missionari scozzesi nel XIX secolo. Viene indossato dai Masai sia in Kenya, sia in Tanzania.
- Il tessuto kikoi, ossia un rettangolo di cotone, spesso con estremità sfrangiate, indossato dagli uomini (sempre sia in Kenya, sia in Tanzania). La stoffa si è diffusa grazie allo scambio culturale tra l’Africa orientale e gli arabi.
- Il Kanga è un altro tessuto molto diffuso in Kenya e Tanzania, caratterizzato da colori molto appariscenti con scritte in swahili. Si tratta, più precisamente, di messaggi e proverbi impressi sulla stoffa lungo il bordo.
CINEMA
L’industria cinematografica keniota ha una storia piuttosto recente, soprattutto a causa della mancanza di fondi.
Solo nel 2005 il governo ha istituito la Kenya Film Commission con il fine di sostenere e diffondere il cinema nazionale. Ma già nel 2006 un cortometraggio, “Kibera Kid”, scritto e diretto da Nathan Collett, ha ottenuto un grande successo ed è stato presentato nei festival di tutto il mondo. Girato con un cast di bambini di Kibera (il gigantesco slum di Nairobi), il cortometraggio racconta la storia di un orfano della baraccopoli.
Il Kenya è stato invece solo spesso lo scenario ideale di film, come il celeberrimo “La mia Africa” del 1985 diretto da Sydney Pollack, ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Karen Blixen e “Cacciatore bianco, cuore nero” (del 1990, diretto da Clint Eastwood, con Clint Eastwood e Jeff Faney).
LETTERATURA
Se esiste una fiorente letteratura in Kenya è però molto difficile reperire romanzi e biografie di autori kenioti. La collana disponibile resta principalmente una, la “African Writers” della Heinemann.
Tra gli scrittori più noti:
- Ngũgĩ wa Thiong’o (1938) con il suo romanzo, “Non piangere Bambino”, una descrizione della vita in Kenya durante l’occupazione britannica.. La sua combinazione tra diverse tematiche (colonialismo, educazione e amore) ha contribuito a renderlo uno dei romanzi più noti in Africa.
- Meja Mwangi, (1948) autore per adulti e bambini, molto attento alle problematiche sociali.
- Kenneth Binyavanga Wainaina (1971-2019), scrittore e giornalista e vincitore del premio Caine (premio letterario britannico) per la scrittura africana.Il romanzo di M. G. Vassanji del 2003 The In-Between World of Vikram Lall ha vinto il Premio Giller nel 2003. È il memoriale fittizio di un giovane indiano e della sua famiglia, di come si adattano ai cambiamenti nel Kenya coloniale e post coloniale.
- Ben Kane (1970), scrittore e romanziere, noto per La legione dimenticata, Spartaco e Annibale. I suoi libri sono pubblicati in più di dieci paesi.
- Grace Ogot (1930-2015), membro fondatore dell’Associazione scrittori del Kenya e la prima scrittrice africana ad essere pubblicata in inglese, Grace Ogot ha affrontato l’identità femminile in Africa.
MUSICA
Il panorama musicale del Kenya, grazie alla sua quantità di etnie, è estremamente vario. Inoltre, sulla cultura musicale keniota hanno impattato numerose influenze da parte di altri paesi africani, a partire dai Paesi più vicini, come la Repubblica Democratica del Congo e la Tanzania.
In generale la musica del Kenya enfatizza l’uso delle percussioni che danno luogo a ritmi anche estremamente complessi. Alla ritmica si accompagnano spesso canti strutturati, in cui il coro e i solisti interagiscono secondo una varietà di schemi ricorrenti. La musica dei popoli sulle coste o delle isole risente dell’influenza della musica araba e indiana.
Ovunque e, come in gran parte dell’Africa, la musica keniota è spesso concepita come attività fisica e strettamente correlata alla danza.
Nella capitale Nairobi svariati sono i locali dove si suona e si canta e l’offerta estremamente ampia: dalla musica più tradizionale a quella contemporanea.
La musica tradizionale in Kenya accompagna quasi sempre riti religiosi, cerimonie, feste, competizioni sportive, o anche il lavoro quotidiano.
La musica luo, per esempio, comprende una vasta gamma di sottogeneri associati a diversi momenti della vita del villaggio: funerali, feste della birra, pratiche divinatorie. I Bajuni sono invece “canzoni di lavoro” con cui le donne scandiscono le giornate nei campi.
La musica popolare moderna si sviluppò dapprima nelle zone con forte presenza europea, come l’area di Mombasa, dove già nei primi decenni del XX secolo esistevano locali da ballo con musicisti kenioti. Il primo gruppo musicale a ottenere un successo a livello nazionale fu la Rhino Band, formatasi durante la Seconda Guerra Mondiale per accompagnare e intrattenere il corpo militare dei King’s African Rifles.
I musicisti del gruppo (in parte kenioti e in parte ugandese) n seguito fondarono altre band di successo, come i Kiko Kids.
Negli anni Cinquanta nacque una vera e propria industria discografica locale, dotata di moderni studi di registrazione e in grado di dare vita al mercato della musica pop.Uno dei chitarristi kenioti più famosi fu Fundi Donde. In quegli anni, molto successo ebbe il finger-style, tecnica chitarristica che consiste nel pizzicare le corde con il pollice e l’indice.
Negli anni Sessanta emerse il benga, un genere musicale che univa elementi diversi, inclusa una variante della rumba originaria del Congo. Culla della musica benga, e luogo di sua massima diffusione, fu la zona del Lago Vittoria. Fra i gruppi di maggior successo di questo periodo: gli Equator Sound Band e Shirati Jazz.
Il benga rimase il genere predominante anche nel decennio successivo, acquisendo definitivamente il ruolo di genere pop nazionale, da cui nacquero diversi sottogeneri. Particolarmente noti sono il benga sviluppato dal popolo Kamba e quello del popolo Kikuyu. La musica pop kikuyu si distinse dal resto della musica keniota soprattutto per la presenza significativa di seconde voci femminili.
A partire dagli anni Settanta, si affermarono due generi di pop dominati da artisti stranieri, lo swahili sound e il congolese sound.
Dagli anni Ottanta a tutt’oggi, un settore economicamente importante della musica pop keniota è costituito dal cosiddetto hotel pop, ossia il pop di artisti che si esibiscono soprattutto in hotel e strutture per turisti.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi