Un piccolo ma ricchissimo mosaico di popoli, in prevalenza rurali, abitano il Malawi, ciascuno con le proprie affascinanti tradizioni che si perpetuano intatte da secoli e di cui le cerimonie ancestrali, accompagnate da un caleidoscopio di danze, ritmi e maschere iniziatiche, ne sono il fulcro. Il Malawi scrigno di tesori culturali particolarmente preziosi? Basti pensare che un programma finanziato dall’UNESCO ha avviato da qualche decennio la documentazione e la registrazione dell’intero universo musicale tradizionale malawi, o che sempre l’UNESCO ha inserito nella lista indicativa del patrimonio immateriale, la danza ancestrale forse più rappresentativa del paese, la Gule Wamkulu dei Chewa, e ci si rende subito conto di quanto variegato e ricco sia il substrato etnografico di un paese tutto sommato relativamente piccolo. Se le movimentate danze e le elaborate maschere che accompagnano le iniziazioni del gule wamkulu, sono tra le più rappresentative e partecipative del Malawi, ogni popolo ha le proprie, dai Lomwe con le loro cerimonie propiziatorie tchopa, agli Ngoni con le movenze guerriere dell’ingoma, o i Tumbuka che si tramandano il rituale esorcistico e terapeutico della vimbuza, e perfino il gruppo islamizzato degli Yao con i propri riti di passaggio manganje che risalgono alla cultura ancestrale pre-islamica. Insomma un vasto campionario di tradizioni, usi e costumi, legati alle spiritualità animiste, che vengono tramandati di generazione in generazione, perpetuandosi da secoli in seno alle popolazioni locali e che periodicamente animano i villaggi rurali, le corti tradizionali o i quartieri storici delle città. Un caleidoscopio di eventi che non seguono un calendario fisso, ma si rifanno alla ciclicità delle stagioni della pioggia, della semina e del raccolto, che scandiscono la ritualità propiziatoria, le cerimonie funebri, i passaggi iniziatici e simbolici dall’età giovanile all’età adulta delle nuove generazioni, in eventi comunitari che risalgono alla notte dei tempi, coordinati e stabiliti da un consiglio di saggi e capi spirituali, in seno alle gerarchie tradizionali di ciascun popolo. Praticata in svariate occasioni, ma regolata in particolare durante i mesi estivi, dall’andamento delle piogge e dei raccolti, la danza Gule Wankulu, si svolge in seno alla confraternita Nyau dei giovani iniziati del popolo Chewa, che vestono i costumi tribali di paglia e fibre e indossano le maschere di legno, impersonando gli spiriti degli antenati e creando un tramite tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. I ritmi e le movenze indemoniate che accompagnano il rito, sono tra le più suggestive del Malawi, ma si perpetuano tra i popoli Chewa che vivono anche nei paesi vicini dello Zambia e del Mozambico, attirando numerosi visitatori e turisti, in una festa tradizionale e comunitaria straordinariamente partecipativa e coinvolgente. Risalente al XVII secolo, con l’avvento delle prime missioni evangelizzatrici e la presenza coloniale europea, si tentò di proibirla, ma resistette fino ai giorni nostri, perpetuandosi all’interno della società segreta dei Nyau.