In Namibia si trovano due siti UNESCO:
- Twyfelfontein è un sito archeologico situato nel deserto del Namib, nel nord-ovest della Namibia. Qui si trovano più di 2.500 incisioni rupestri che risalgono a un’epoca compresa tra 6.000-10.000 anni fa. Le incisioni sono attribuite ai San, un popolo di cacciatori-raccoglitori che abitava la regione. Le immagini scolpite sulle rocce raffigurano animali, figure umane e simboli misteriosi e offrono uno panorama unico sulla vita e la spiritualità delle popolazioni preistoriche. Il sito, dichiarato Patrimonio Unesco nel 2007, è considerato uno dei più importanti esempi di arte rupestre africana e fornisce una testimonianza unica della cultura dei San.
- Parco Nazionale di Namib-Naukluft e le Dune di Sossusvlei (Patrimonio Naturale). Questo sito, iscritto all’UNESCO nel 2013, comprende una delle regioni desertiche più antiche e spettacolari del mondo, situata nel deserto del Namib. Le famose dune di Sossusvlei, alcune delle quali superano i 300 metri di altezza, sono tra le più alte e spettacolari del pianeta. Il Namib-Naukluft National Park è una delle riserve naturali più grandi al mondo e ospita una varietà unica di flora e fauna che è stata capace di adattarsi alle condizioni estreme del deserto. La zona è famosa per le sue formazioni geologiche spettacolari e per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi.
Esistono altri siti candidati UNESCO che sono i seguenti:
- L’Area Monumento Nazionale di Brandberg è uno dei luoghi più suggestivi e significativi della Namibia, noto per le sue eccezionali bellezze naturali e per il suo valore culturale. Il Brandberg, la montagna più alta della Namibia (2.573 metri), si trova nel Damaraland, una regione arida e remota nella parte nord-occidentale del Paese. Il Brandberg è un imponente massiccio granitico, noto per il suo significato culturale e archeologico e soprattutto per le numerose incisioni rupestri e dipinti murali, con oltre 45.000 motivi scolpiti e dipinti che adornano le sue pareti rocciose. La più celebre tra queste opere è la “White Lady”, un dipinto che rappresenta una figura misteriosa che è stata oggetto di diverse interpretazioni e che costituisce uno dei più importanti esempi di arte rupestre in Africa. Il valore spirituale e iconografico di quest’aerea è di grandissimo pregio e per le popolazioni locali, in particolare per i Damaras e gli Herero, Brandberg è un luogo sacro, di connessione con gli spiriti e insieme una testimonianza della propria storia e cultura. Il Brandberg è inoltre situato in un’area caratterizzata da paesaggi desertici spettacolari. La zona ospita una fauna e una flora che si sono adattate alle difficili condizioni climatiche, rendendola una delle aree ecologicamente più ricche della Namibia.
- Fish river canyon: è uno dei siti naturali più spettacolari della Namibia e una delle meraviglie geologiche più affascinanti del continente africano. Si trova nel sud del Paese, al confine con il Sudafrica, ed è il secondo canyon più grande del mondo, dopo il Grand Canyon negli Stati Uniti. La sua maestosità e la bellezza del paesaggio circostante lo rendono una delle principali attrazioni turistiche della Namibia.
- Welwitschia Plains si tratta di un’area, situata nella Namibia sud-occidentale, famosa per la presenza della Welwitschia mirabilis, una delle piante più straordinarie e antiche del pianeta. Questa zona è stata proposta come candidato per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO grazie al suo valore naturale eccezionale.
- Siti dell’ecosistema marino della corrente del Benguela: quella del Benguela è una delle principali correnti oceaniche del mondo, che scorre lungo la costa occidentale dell’Africa. Il Benguela Current è una corrente fredda che proviene dall’Antartide e si muove verso nord, portando con sé acque ricche di nutrienti che sostengono una delle zone di pesca più produttive del mondo. L’ecosistema marino del Benguela Current ospita, infatti, una vasta gamma di specie marine, tra cui pesci, mammiferi marini, uccelli marini e una ricca biodiversità.
- Etosha Pan è una vasta pianura salata situata nel nord della Namibia, al centro del famoso Parco Nazionale di Etosha. Questo paesaggio unico riveste un’importanza ecologica e geologica straordinarie. L’Etosha Pan è stato proposto come candidato per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO proprio per il suo valore naturale, ecologico e geologico.
- Paesaggio Culturale Vivente dei San (San Living Cultural Landscape) è una proposto candidato per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO con il fine di riconoscere l’importanza storica, culturale ed ecologica delle tradizioni dei San nella regione del deserto del Kalahari, che si estende attraverso Namibia, Botswana e Sudafrica.
- Area Protetta del Karoo Succulento, situata nella vasta zona semi-arida che si estende tra le province del Capo Occidentale, Capo Orientale e KwaZulu-Natal, questa regione è famosa per la sua eccezionale biodiversità e per il suo paesaggio straordinario, caratterizzato da piante succulente uniche.
- Il Delta dell’Okavango è una delle meraviglie naturali più straordinarie dell’Africa. Sebbene il delta si trovi principalmente in Botswana, una parte di esso si estende anche in Namibia, attraverso la regione del Caprivi Strip (oggi nota come Zambezi Region), una stretta striscia di terra che si trova al confine tra Namibia, Zambia e Zimbabwe.
ARTE RUPESTRE
- L’arte rupestre della Namibia costituisce uno degli aspetti più affascinanti e significativi del patrimonio culturale del Paese ed è in insieme una testimonianza della lunga storia umana della regione. Le incisioni e le pitture rupestri della Namibia sono considerate tra le più antiche e meglio conservate in Africa, come evidente dalla descrizione dei siti UNESCO già isciertti e quelli candidati. Le aree di arte rupestre in Namibia sono distribuite principalmente nella parte settentrionale e centrale del paese, e in alcune zone del deserto del Namib. Tra i luoghi più significativi ci sono i già citati Brandberg Mountain, il sito di Twyfelfontein a cui si aggiungono il Waterberg Plateau e la zona di Spitzkoppe. Il Waterberg Plateau, una grande formazione rocciosa situata a nord di Windhoek, ospita alcuni esempi di arte rupestre. Le pitture e le incisioni trovate in questa zona risalgono a periodi simili a quelli di Twyfelfontein e Brandberg e rappresentano una continua espressione delle pratiche artistiche delle popolazioni locali, come i San. La Spitzkoppe è un altro noto sito di arte rupestre situato nella parte occidentale della Namibia, non lontano dalla costa atlantica. La Spitzkoppe è famosa per le sue forme granitiche spettacolari e per le pitture rupestri che si trovano sulle sue rocce. Le immagini di animali e figure umane sono incise su pareti rocciose, e si trovano in aree accessibili ai turisti, ma sono anche un punto di riferimento per gli studiosi dell’arte rupestre. Le pitture risalgono a più di 4.000 anni fa.
- E’ importante sottolineare che le pitture e le incisioni hanno spesso un significato simbolico. L’arte rupestre aveva, infatti, una funzione rituale, legata alla caccia, alla magia sciamanica e alla connessione spirituale tra l’uomo e la natura. Le opere rupestri della Namibia si dividono principalmente in due categorie: pitture e incisioni. Le pitture venivano realizzate utilizzando pigmenti naturali come ocra rossa, bianca, gialla e nera, mescolati con acqua, grasso animale o altri leganti. Queste pitture erano spesso realizzate all’interno di grotte (anche di piccole dimensioni) o ripari rocciosi, e rappresentano principalmente figure umane e animali (giraffe, antilopi, elefanti,..). Le pitture erano talvolta accompagnate da simboli che riflettono credenze religiose e cosmogoniche. Le incisioni venivano invece realizzate direttamente sulla roccia utilizzando strumenti di pietra o metallo. Gli artisti incidevano linee e forme geometriche, nonché rappresentazioni di animali e scene di caccia. Queste incisioni sono, per le loro caratteristiche intrinseche, più durevoli rispetto alle pitture e possono essere viste anche oggi in molti siti.
ARCHITETTURA
- L’architettura della Namibia costituisce un mix affascinante di tradizione e modernità ed è caratterizza dall’uso di materiali locali, e dall’influenza di culture europee, africane e indigene.
- Per quanto concerne l’architettura tradizionale, imprescindibili sono l’influenza dell’ambiente naturale e la disponibilità delle risorse. Gli Ovambo: Il popolo che vive principalmente nel nord della Namibia, costruisce tradizionali case circolari in mattoni di fango. Queste strutture sono ben adattabili al clima caldo e secco e sono coperte con tetti di paglia o foglie di palma. Le abitazioni sono progettate per offrire protezione dal calore durante il giorno e dal freddo durante la notte, e spesso sono disposte in maniera circolare. Gli Himba, una delle etnie semi-nomadi del nord della Namibia, costruiscono invece capanne chiamate “ondjamba”. Queste abitazioni sono circolari, con una struttura in legno ricoperta di fango e paglia. Il tetto è a forma di cono e l’interno è organizzato in modo che ogni spazio abbia un uso specifico, come la cucina o l’area di riposo. La forma di queste capanne è perfetta per resistere alle tempeste di sabbia del deserto e mantenere l’interno fresco. Le popolazioni indigene Khoi-Khoi e San storicamente costruivano ripari temporanei con materiali naturali, come pelli di animali e rami di alberi, che erano facili da montare e smontare in base alla stagionalità e alla mobilità del loro stile di vita.
- Architettura coloniale tedesca: quando la Namibia era una colonia tedesca dal 1884 al 1915 e il Paese era conosciuto come German South West Africa, l’architettura della capitale Windhoek e di altre città aveva chiaramente subito l’influenza di stili europei, come il barocco, il neogotico e lo stile victoriano. Alcuni degli edifici più emblematici di questa epoca includono: Casa del Parlamento (Windhoek), costruita nel 1913 in stile neoclassico; l’Altes Amtsgericht (Windhoek), costruito nel 1909, ed esempio di architettura neogotic, utilizzato come tribunale durante la dominazione tedesca e successivamente come museo e sede di eventi pubblici; la Christuskirche (Windhoek), una delle chiese più iconiche della capitale, costruita tra il 1907 e il 1910, è un perfetto esempio di architettura tedesca in Namibia, con il suo stile neogotico e il caratteristico muro di mattoni rossi e torre slanciata. L’Hofmeyr Building (Windhoek) è un ulteriore esempio dello stile neorinascimentale, fu costruito nel 1911 e continua a essere uno degli edifici emblematici di Windhoek.
ARTE TRADIZIONALE
- Per quanto riguarda l’arte tradizionale, fondamentale è il ruolo delle varie etnie con le loro caratteriste culturali uniche:
- Gli Herero e gli Himba sono due dei gruppi etnici più conosciuti della Namibia, e le loro tradizioni artistiche sono strettamente legate alla loro cultura tribale e alle attività quotidiane. Tra gli Herero l’abbigliamento è molto elaborato, in particolare i cappelli che le donne indossano. Sono fatti di tessuti colorati è ricordano le corna di una mucca, simbolo di una status e di una appartenenza culturale. Sia gli Herero, sia gli Himba, sono noti per la loro abilità nell’intaglio del legno e nella creazione di sculture rituali. L’arte ha anche un forte legame con il culto degli antenati e la religiosità tradizionale.
- L’arte tradizionale dei Damara include la lavorazione della pietra e del metallo. Tradizionalmente, infatti, i Damara erano abili nel creare strumenti e ornamenti in pietra e ossidiana. Oggi, alcuni artisti Damara continuano a lavorare con materiali naturali. Alcuni Damara sono esperti nel lavoro del metallo e producono gioielli e oggetti ornamentali in rame e argento.
- Il popolo Oshiwambo è uno dei gruppi più numerosi della Namibia e le sue tradizioni artistiche includono la scultura, la tessitura e la ceramica. I Oshiwambo sono conosciuti per le loro sculture in legno che rappresentano figure rituali e animali. L’arte di intagliare il legno ha un forte legame con la spiritualità e il mondo degli antenati. L’arte tessile costituisce una parte importante della cultura degli Oshiwambo. Le donne producono tessuti intrecciati a mano, spesso utilizzati per realizzare abiti tradizionali e decorazioni per le abitazioni. La tessitura è ancora legata a storie e simboli della cultura Oshiwambo.
CINEMA
- La storia del cinema in Namibia è ancora relativamente giovane e, rispetto ad altre nazioni africane, ha avuto uno sviluppo più recente. Ha iniziato a svilupparsi, infatti, principalmente nel contesto della lotta per l’indipendenza e si è evoluto con l’adozione di forme di espressione più moderne dopo dopo il 1990.
- Durante il periodo coloniale, prima della fine dell’apartheid e dell’indipendenza della Namibia, la produzione cinematografica era limitata e largamente orientata verso la propaganda coloniale e la rappresentazione stereotipata delle popolazioni locali. Le prime proiezioni cinematografiche avvenivano principalmente nelle città, per un pubblico europeo, e i film locali o africani erano praticamente inesistenti.
- La vera crescita del cinema namibiano comincia negli anni Sessanta e Settanta attraverso produzioni cinematografiche locali influenzate dalla crescente lotta politica e dalla rappresentazione della resistenza contro l’apartheid e l’occupazione coloniale. Il cinema in questi anni aveva spesso un ruolo di propaganda, soprattutto da parte dei movimenti di liberazione, come la SWAPO (South West Africa People’s Organization), che combatteva per l’indipendenza. La SWAPO e altri gruppi utilizzavano film e documentari per mobilitare la popolazione, e denunciare l’apartheid. Molti film venivano prodotti all’estero, specialmente nei paesi vicini come l’Angola e la Zambia, dove si trovavano esuli namibiani.
- Con l’indipendenza della Namibia nel 1990, molti cineasti locali hanno cercato di raccontare storie autentiche sulla Namibia post-coloniale, esplorando temi legati alla identità e alla memoria storica. Registi come Phillip F. Maasdorp e Owen Gauntlett hanno svolto un ruolo cruciale nella creazione di contenuti che trattavano temi come la guerra e l’indipendenza. “The Namibian” (1993), diretto da Owen Gauntlett, è stato uno dei primi film prodotti a livello locale incentrato sulla lotta verso la libertà.
- Negli anni successivi, si è verificato un notevole incremento di cortometraggi e documentari, spesso realizzati con budget ridotti ma che mostravano una sorprendente creatività. Spesso si trattava della narrazione di storie legate a problematiche sociali e ai cambiamenti culturali post-indipendenza. Emblematico è il documentario “The Square Root of the Circle” (2008), riconosciuto a livello internazionale e che ha tracciato la strada per la produzione di lavori sulla guerra e sulle sfide sociali.
LETTERATURA
- La lettura della Namibia nelle sue fasi iniziali è caratterizzata da una produzione orale, come in molte culture africane. Le tradizioni orali e mitologiche dei popoli indigeni costituivano un mezzo per la trasmissione della propria storia e cultura. Le storie, le leggende, le poesie e i miti venivano così tramandati attraverso canti, danze e racconti.
- Con l’inizio della colonizzazione tedesca nel 1884, la produzione letteraria in Namibia fu fortemente influenzata dalla lingua e dalla cultura europea. Durante questo periodo, la lingua tedesca iniziò a essere utilizzata nelle scuole e divenne lingua ufficiale. La letteratura, scritta da coloni e per coloni, rifletteva ovviamente la visione europea. Si trattava principalmente di romanzi, poesie e saggi che celebravano l’imperialismo e la presunta “civilizzazione” delle terre africane. Alcuni autori tedeschi, come Gottlieb Viehe, diedero vita a opere di natura etnografica e antropologica, che documentavano la vita delle popolazioni locali, ma sempre da un punto di vista eurocentrico e paternalista.
- Con l’arrivo dei sudafricani nel 1915, la letteratura della Namibia rifletteva la crescente separazione razziale e la brutalità della politica dell’apartheid. La lingua dominante diventò l’afrikáans e, successivamente, l’inglese, ma il tedesco rimase ancora una lingua parlata da parte delle popolazione e dai discendenti dei coloni tedeschi.
- Durante la lotta per l’indipendenza, la letteratura namibiana assunse un ruolo fondamentale come strumento di resistenza. Gli scrittori e i poeti cominciarono ad affrontare tematiche legate alla liberazione, alla lotta contro l’oppressione e alla ricerca di una propria identità culturale. Molti degli scrittori namibiani durante questo periodo vissero in esilio, soprattutto in paesi come Angola, Zambia e Tanzania, mantenendo i contatto con il movimento di liberazione della SWAPO (South West Africa People’s Organization). Autori come Maxuilili K. Shinyemba e Cecil Abrahams cominciarono a scrivere opere che trattavano delle difficoltà della vita quotidiana sotto il regime dell’apartheid e delle sofferenze del popolo namibiano. La poesia e la narrativa diventavano così, a tutti gli effetti, strumenti di denuncia delle ingiustizie e celebrazione del desiderio di indipendenza.
- Con l’indipendenza della Namibia, gli scrittori namibiani hanno cominciato a esplorare temi legati alla costruzione della nazione, all’identità post-coloniale e alle sfide sociali ed economiche del nuovo Paese. Inoltre, è emersa una crescente attenzione nei confronti della pluralità linguistica che caratterizza il Paese e la conseguente ricerca di una narrativa autentica in grado di rappresentare tutte le comunità. La lingua inglese è diventata nel frattempo la lingua principale per la scrittura, ma molte opere continuano a fare riferimento alle lingue locali come il Damara, l’Oshiwambo e il Khoekhoe.
- Tra gli autori namibiani più noti: Neshani Andreas autrice di “The Purple Violet of Oshaantu”, che esplora la vita delle donne in Namibia, l’identità culturale e i conflitti generazionali; Damien de Lange, autore di “We Need New Names”, che narra delle difficoltà delle giovani generazioni in Namibia nel periodo post-indipendenza e Michele Rowe (Namibia/Sud Africa), autrice di romanzi come “The Sea of Little Lies” (2018), che esplorano le tematiche di corruzione e identità personale in un contesto post-apartheid.
MUSICA
- La musica tradizionale della Namibia ha radici antichissime ed è un’espressione importantissima delle culture delle diverse etnie del Paese. Si tratta di musica strettamente legata alla vita quotidiana, alle cerimonie (ad esempio, matrimoni, rituali di iniziazione, preghiere e celebrazioni di raccolti) e alla narrazione di racconti orali. Ogni gruppo etnico è caratterizzato dall’utilizzo di specifici strumenti musicali come la Mbira (strumento a lamelle originario dell’Africa centrale, usato in alcune tradizioni del popolo Herero e di altre etnie), i Drum (tamburi), i Kalimba, ossia uno strumento a percussione simile alla mbira,…
- La colonizzazione tedesca ha esportato la musica europea, in particolare la musica classica e quella legata a contesti religiosi, soprattutto attraverso l’istruzione nelle scuole missionarie.
- Dopo la prima guerra mondiale e durante il regime di apartheid, la musica tradizionale africana venne repressa in alcune aree del Paese, mentre la musica europea (e quella legata al regime dell’apartheid) divennero predominanti. Intanto si diffusero anche il jazz e la musica popolare sudafricana.
- Durante la lunga lotta per l’indipendenza dal Sudafrica la musica, così come la letteratura e le arti in generale, assunse un ruolo fondamentale come strumento di resistenza. Le canzoni divennero, dunque, espressioni della lotta per la libertà. Si trattava in particolare di musica popolare e folk. Anche la SWAPO (South West Africa People’s Organization), movimento di liberazione, usò la musica come strumento di propaganda e per mantenere alto il morale delle truppe e dei rifugiati.
- Con l’indipendenza, la musica ha continuato a evolversi, dando vita anche a nuovi generi musicali in grado di combinare influenze tradizionali, pop e musica elettronica.
- I generi musicali contemporanei più diffusi nel Paese sono il Pop, il Rock, l’Hip Hop e il Rap, insieme al kwaito (musica ballabile, simile alla musica house occidentale, ma caratterizzata da un tempo più lento) che continua a essere un genere molto popolare, soprattutto tra i giovani. La musica gospel costituisce, infine, un importante aspetto della cultura musicale namibiana. Il gospel namibiano ha acquisito, infatti, una grande visibilità e molti artisti namibiani si esibiscono anche nei circuiti internazionali.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi