Nella desolata regione del Kunene, nel nord della Namibia, vive un popolo affascinante, ricco di tradizioni immutate nel tempo, un popolo fiero che ha saputo adattarsi a vivere in uno degli ambienti più inospitali del paese, facendone il proprio punto di forza e la propria identità, conducendo un’esistenza nomade o semi-nomade, di sussistenza e pastorizia. Gli Himba, “il popolo rosso”, i soli custodi dei segreti del Kaokoland. Un’esperienza fuori dal tempo, attraverso paesaggi sconfinati, dall’incredibile desolazione e bellezza, a tratti ostili e totalmente selvaggi. Lasciato il Damaraland e le sue pitture rupestri con la famosa “Withe Lady”, ci si inoltra tra le vallate sassose e i canyon della Regione del Kunene, che si inerpicano oltre i 2.000 metri di altitudine in un ambiente sempre più roccioso e montagnoso nell’estremo settentrione, fino ad esplodere nelle magnificenti cascate di Ruacana e di Epupa, paragonabili in bellezza alle cascate Vittoria. Qui, ad eccezione della strada principale che raggiunge il piccolo capoluogo regionale di Opuwo, un reticolo di piste difficilmente percorribili, se non con un buon 4×4, si inoltrano nel cuore delle terre degli Himba, il Kaokoland o Kaokovelt. Popolo di origine Herero, gli Himba dovettero migrare in Angola nel XIX secolo per sfuggire alle continue guerre tribali con i Nama, tornando successivamente sulle proprie terre ancestrali agli inizi del XX secolo, rimanendo comunque “ghettizzati” dalla politica sudafricana dell’apartheid. La loro fuga e il loro isolamento li ha sostanzialmente preservati da contatti prolungati con i coloni tedeschi e sudafricani, a differenza degli Herero, con i quali tuttavia continuano a condividere la stessa lingua, ma non le stesse tradizioni, gli usi e costumi, che tramandandosi intatti di generazione in generazione, hanno permesso la sopravvivenza della società himba. Uno dei primi segni identitari estetici degli Himba, è l’estrazione dei due denti incisivi inferiori in adolescenza, segno tribale di appartenenza, carta d’identità tradizionale che li distingue dagli Herero. Ma sicuramente la caratteristica che li ha resi famosi e affascinanti agli occhi del mondo intero è l’usanza delle donne di cospargersi il corpo e i capelli con una mistura argillosa di burro, erbe e ocra, che conferisce alla loro pelle la tipica colorazione vermiglia, valendogli l’appellativo di “popolo rosso”. Rimasti pressoché interamente animisti, l’universo himba ruota attorno agli elementi naturali e a ciò che la natura offre loro, vivendo in simbiosi ed in equilibrio con essa, con le sue risorse, poche ed essenziali nel Kaokoland, e conoscendone perfettamente i limiti e i potenziali pericoli. Di particolare importanza in un accampamento è il fuoco sacro che brucia costantemente tra il recinto di rovi del bestiame e quello della casa del capofamiglia. Legato alle credenze religiose e alle divinità animiste, ha chiaramente anche una valenza pratica, quella di tenere lontane le bestie feroci che pullulano nelle lande selvagge del Kaokoland, leoni, ghepardi, leopardi ed elefanti del deserto, e garantire inoltre una fonte di energia perenne. È alle donne che spetta il lavoro più duro, dalla gestione del focolare alla raccolta di legna e acqua, dalla costruzione delle capanne tradizionali, intrecciate di rami e ricoperte di argilla e sterco, al pascolo del bestiame in prossimità dell’accampamento, conciliando sempre i compiti giornalieri con la fondamentale cura estetica della loro femminilità che si rinnova quotidianamente nella magica mistura rossa e nelle splendide acconciature tradizionali. Il Kaokoland, il paese dimenticato e senza tempo, incastonato in gole e crepacci sterili, svelerà gli intimi segreti di una vita al limite della sopravvivenza, all’interno di un kraal tradizionale. © S. Valente