La storia della Namibia è antichissima e affonda le sue origini nell’evoluzione dei primi esseri umani. In tutta la regione sono infatti stati trovati insediamenti e strumenti riconducibili all’”Homo erectus” lungo un percorso di sviluppo di millenni. La Namibia è storia di esplorazioni e incursioni europee e della lotta per il controllo dell’Africa. È colonizzazione e rivolte indigene, fine del colonialismo e controllo sudafricano. È la sua indipendenza e la sua storia contemporanea. Insomma, un percorso lungo e accidentato che racconta un Paese e un continente insieme.
Preistoria e storia antica.
La premessa indispensabile è che gli studi sulla preistoria sono in continuo itinere perché lo sono i ritrovamenti in questo Paese e lo sono le tecniche di datazione.
- Prima del 30.000 a.C.: presenza dell’”Homo Sapiens”, attestata da frammenti di utensili preistorici rinvenuti all’interno di cumuli di letame. Si sa con certezza che i San vivevano nel Kalahari e sulle Tsodilo Hills, come attestano le scoperte archeologiche. Alcuni linguisti ritengono addirittura che furono loro a inventare il linguaggio umano.
- 30.000-10.000 a.C.: sviluppo di una società organizzata dedita alla caccia e alla raccolta. A questo periodo (28.000-26.000 a.C.) risalgono anche le lastre di roccia trovate in una grotta nel sud della Namibia, vicino alla confluenza dei fiumi Orange e Great Fish. Tra il 1969 e il 1972, l’archeologo tedesco W.E. Wendt, effettuando ricerche in un’area nota come “Goachanas”, portò alla luce diverse lastre dipinte nella grotta che chiamò Apollo 11, in onore del successo della missione di sbarco sulla Luna della NASA. In un deposito dell’età della pietra media sono state rinvenute sette lastre di pietra dipinta di quarzite grigio-marrone, raffiguranti animali dipinti a carbone, ocra e bianco.
- 8.000 a.C.: una profonda conoscenza delle tinture e dei pigmenti naturali permette agli uomini di decorare le grotte tramite rappresentazioni artistiche complesse.
- 2.000 a.C: sugli altipiani dell’Africa meridionale (e centrale) si sperimentano le prime forme di agricoltura.
- 500-1500 d.C.: i pastori nomadi Koikhoi migrano verso nord dal Sudafrica sostituendosi gradualmente ai San, gruppo precedentemente dominante nella regione.
Esplorazioni, incursioni europee e colonialismo
- 1487: la prima nave portoghese raggiunse l’Africa australe nel 1488, al comando di Bartolomeu Dias. E se il primo contatto degli europei fu in Sudafrica a Mossel Bay con un incontro con “delle vacche e i loro guardiani”, l’anno precedente il portoghese Dias fece erigere una croce di pietra a Luderlitz in Namibia prima di doppiare il Capo di Buona Speranza.
- 1750: il cacciatore di elefanti olandese Jacobus Coetsee è stato il primo europeo ad attraversare il fiume Orange.
- 1844: dalla fusione della Società Missionaria Renana deriva la creazione delle prime missioni tedesche del Sudafrica che gradualmente si spostarono verso la Namibia.
- 1883: il tedesco Adolf Luderitz istituisce la sua seconda stazione per il commercio del guano e richiede la protezione del governo tedesco.
- 1884: la Conferenza di Berlino dà ufficialmente il via alla lotta per la spartizione dell’Africa e fa emergere la potenza imperiale tedesca.
- 1885-95: fase di assestamento della colonia tedesca, ben più estesa della stessa Germania. La Schutztruppe (contingente coloniale tedesco) intanto soffoca nel sangue le rivolte degli Herero e dei Nama contro l’autorità coloniale. Vennero uccisi 65mila Herero e 10mila Nama.
- 1908: scoperta di diamanti nella zona di Luderitz, quando una serie di diamanti alluvionali venne trovata da alcuni lavoratori, tra cui il tedesco August Stauch. Questa scoperta segnò l’inizio di una frenesia mineraria, che avrebbe portato all’estrazione su larga scala di diamanti lungo la costa del deserto del Namib.
- 1910: l’area ricca di diamanti di Luderitz viene dichiarata zona proibita al fine di proteggere i giacimenti. La creazione della zona proibita ebbe un forte impatto sulle popolazioni locali. Gli indigeni, in particolare le tribù Nama e Herero, che vivevano nella regione, furono escluse dal sfruttamento delle risorse naturali e dovettero adattarsi a una nuova realtà di lavoro forzato nelle miniere o nei settori connessi all’industria diamantifera. Molti membri delle comunità locali vennero sfruttati come lavoratori a basso costo nelle miniere, in condizioni dure e pericolose.
Mandato Sudafricano
- 1919: sconfitta nella prima guerra mondiale, la Germania perse la Namibia e rinuncia formalmente a tutte le colonie, secondo il Trattato di Versailles.
- 1920: la Società delle Nazioni assegnò al Sudafrica l’amministrazione dell’Africa sud-occidentale.
- 1959: le Nazioni Unite invitarono il Sudafrica ad abbandonare l’Africa sud-occidentale e venne istituito il partito da cui si svilupperà la SWAPO (South West Africa People’s Organization), fondata nel 1960, un movimento di liberazione che divenne la principale forza indipendentista. La SWAPO, guidata da Sam Nujoma, aveva il supporto di vari paesi africani e delle Nazioni Unite.
- 1966: La SWAPO (South West Africa People’s Organization) diede inizio alla guerriglia contro i colonizzatori sudafricani in Namibia, segnando l’inizio di una fase fondamentale nella lunga lotta per l’indipendenza della Namibia. Il 1966 è anche l’anno in cui l’ONU riconobbe ufficialmente la causa dell’indipendenza della Namibia e dichiarò che l’occupazione sudafricana del territorio era illegale. Questo accadde durante la Sesta Assemblea Generale dell’ONU, quando fu adottata la Risoluzione 2145, che stabiliva che il Sudafrica non aveva più alcun diritto di amministrare la Namibia. L’ONU ha, quindi, dato pieno supporto agli sforzi per l’indipendenza del paese, sebbene il Sudafrica abbia ignorato le decisioni internazionali e continuato la sua occupazione.
Lotta per l’indipendenza
- Anni Settanta-Ottanta: ci furono numerosi conflitti armati tra le forze sudafricane e i guerriglieri della SWAPO, supportati dai paesi della regione come l’Angola e la Zambia. La lotta culminò in una serie di negoziati internazionali per risolvere la situazione.
- 1990: la Namibia ottenne finalmente l’indipendenza il 21 marzo 1990, dopo anni di conflitto e negoziati internazionali. La SWAPO, che aveva guidato la lotta per l’indipendenza, divenne il partito di governo. Sam Nujoma divenne il primo presidente del paese. La Namibia divenne così una repubblica indipendente e la fine del dominio sudafricano fu vista come una vittoria importante per la lotta contro l’apartheid in tutta la regione.
Post-Indipendenza e Situazione Attuale
- Dal 1990: la Namibia ha compiuto progressi significativi in termini di sviluppo politico e sociale. Il paese è considerato una delle democrazie più stabili dell’Africa, con un sistema politico multipartitico e una crescente economia basata principalmente sull’estrazione mineraria (in particolare diamanti, uranio e oro), sull’agricoltura e sul turismo. Tuttavia, la Namibia affronta ancora sfide significative come la disuguaglianza economica, la povertà e la disoccupazione, oltre a persistenti tensioni legate alla redistribuzione della terra.
- 2004: la Germania ha fatto ufficialmente ammenda per la morte di decine di miglia di Herero e Nama durante l’epoca coloniale, negando però risarcimenti ai discendenti delle vittime.
- 2006: il Governo della Namibia iniziò l’esproprio di aziende agricole di proprietà di cittadini bianchi nell’ambito di un programma di riforma agraria molto contestato.
- 27 novembre 2024: Netumbo Nandi-Ndaitwah, 72 anni, del partito al potere Swapo, ha vinto le elezioni presidenziali. È la prima presidente donna nella storia della Namibia. Ha ottenuto il 57,31 per cento dei voti al primo turno.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi