Foto © S. Baioni
“Ténéré” in lingua tamasheq significa “deserto”, esattamente come la parola araba “sahara”. Ed è proprio nel cuore del Sahara che si trova questa vasta regione, tra le più desolate del mondo, un’immensa distesa piatta di sabbia, dove per centinaia di chilometri non cresce nessun tipo di vegetazione e dove gli unici punti di riferimento, utilizzati da secoli dalle popolazioni tuareg che la attraversano, sono le stelle, la luna, il sole e il vento di hamattan.
Delimitato a ovest dal Massiccio dell’Air, a est dai Monti Tibesti, a nord dalla catena dell’Ahaggar e a sud dal Lago Ciad, il Teneré offre il paesaggio desertico per antonomasia, fatto di migliaia di chilometri quadrati di piane sabbiose, un immenso oceano di sabbia di cui non si intravede la fine, movimentato solo dall’Erg di dune che si innalzano nel suo centro geografico. Un vero e proprio deserto nel senso stretto del termine, in un Sahara che tuttavia è fatto, altrove, anche di vegetazione e montagne, rocce e canyon, laghi, guelta e wadi, oasi e palmeti. Ma non nel cuore del Teneré, in Niger, dove gli sporadici pozzi sono distanti centinaia di chilometri l’uno dall’altro e dove una piccola acacia venne nominata monumento nazionale, essendo l’unico albero ad essere riuscito a crescere nel raggio di almeno 150 km. Fu un incosciente autista libico, ubriaco alla guida del proprio camion, a travolgere “l’Albero del Teneré” negli anni ’70, che venne quindi soppiantato da un monumento metallico, a memoria di quello che fu il simbolo del deserto del Niger e il solo punto di riferimento vegetale nella desolata e affascinante traversata della piana del Teneré.
Nel 1991 l’UNESCO ha nominato la Riserva Naturale del Teneré e del Massiccio dell’Air, in Niger, la più grande area protetta di tutta l’Africa. Due zone ben distinte morfologicamente, ma facenti parte di un unico grande ecosistema tra i più sorprendenti al mondo. La distesa immensa di sabbia della piana del Teneré che si espande verso nord-est e l’altipiano vulcanico dell’Air, al limitare ovest, che dialogano tra loro ed interagiscono, permettendo ad alcune aree della regione più arida del mondo di ospitare una rara e straordinaria flora e fauna, desertiche. Ha quasi del miracoloso pensare che esistano branchi di gazzelle che attraversano quotidianamente queste desolate lande sabbiose, incredibile osservare una moltitudine di rettili e uccelli che si fermano stagionalmente tra le gole e i canyon dell’Air, così come stupirà sapere che fino a 5.000 anni fa, qui crescevano ancora praterie e savane, scorrevano ancora fiumi fecondi e vivevano popolazioni evolute che hanno lasciato testimonianza della propria civiltà nei numerosi ritrovamenti di arte rupestre. Oggi il deserto propriamente detto è totalmente disabitato, attraversato temporaneamente dalle popolazioni tuareg che vivono al limitare della piana del Teneré, nella regione di Agadez, capoluogo dell’Air, dai tuareg Kel Ahaggar del sud algerino e infine da quelli dell’Azawad maliano.
L’Air può essere considerato una vera e propria “oasi” geologica in un ambiente altresì totalmente piano e sabbioso. Una grande isola rocciosa di origine vulcanica antichissima, che ospita zone frastagliate di canyon e gole, altipiani, falesie, vallate e guelta, oltre a montagne di marmo blu dall’incredibile suggestione estetica. E’ proprio la presenza di queste alture, che raggiungono i 2000 metri di altitudine, a permettere la formazione dei guelta e la crescita di una rara vegetazione arbustiva, che sono alla base della sopravvivenza di specie faunistiche che non avrebbero altrimenti possibilità di sostentamento. Gazzelle, fennec, mufloni, uccelli migratori, rettili e perfino i rarissimi giaguari del deserto, sono ancora avvistabili, con un po’ di fortuna, nella immensa Riserva Naturale del Teneré e dell’Air.
Considerata una delle regioni più belle, suggestive e avventurose del Sahara, non è un caso che molte edizioni del leggendario rally Paris-Dakar siano passate di qui e che in cima ai sogni dei più grandi appassionati di deserto, vi sia quello di attraversare il Teneré almeno una volta nella vita, per i più temerari perfino in moto o a dorso di dromedario, seguendo le ultime carovane del sale.