Difficile descrivere una città come Brazzaville, se non per luoghi simbolici, monumenti o edifici comuni che siano, semplici punti di riferimento balistico in una città dove i quartieri diventano piccoli universi, i cui i veri protagonisti sono gli abitanti, con il loro saper vivere che crea “ambiance”, quintessenza di vibranti culture popolari contemporanee, come quella della SAPE, vera e propria filosofia di vita identitaria del popolo Bakongo urbanizzato.
Brazzaville, la capitale che si specchia nella Stanley Pool, il cui riflesso si mescola con quello degli edifici di Kinshasa, dall’altra parte della sponda del fiume Congo, ma dove è quest’ultima ad essere definita con distacco, la capitale del Congo “en face”.
Brazzaville è la città dell’avveniristico Ponte della Corniche che da qualche anno ne caratterizza lo skyline, o della torre Nabemba che svetta con i suoi 106 metri di altezza su un piano urbanistico sviluppatosi in orizzontale; è la città della cattedrale più antica dell’Africa Centrale, l’ottocentesca Sacre-Coeur, o della geometrica Basilica di Saint-Anne-du-Congo, prototipo architettonico modernista in terra africana; è la città dove le spoglie del suo fondatore Pierre Savorgnan de Brazza, che pose la prima pietra dopo aver firmato un accordo con il re locale Makoko, sono conservate in un Memoriale, in omaggio a un personaggio che venne vissuto più come un liberatore che come un colonizzatore.
Ma Brazzaville è soprattutto la città delle atmosfere vibranti, del caotico mercato Total a Bacongo, o di quello notturno di Dragage a Talangai, con i suoi banchi di pesce e selvaggina; è la capitale di una lunga tradizione artistica centro-africana, di storiche scuole di pittura e scultura contemporanee, attive ancora oggi tra i principali atelier dei quartieri di Poto-Poto e Moungali, cuori pulsanti della vita sociale, culturale ed economica della città, che fremono di commerci durante il giorno ed esplodono di vita notturna al calar del sole.
Bar e nganda, movimentati dal suono della rumba, con il supporto di noci di cola e fiumi di birra, sono il fulcro anche delle serate di Bacongo, anima identitaria della città, storico quartier generale dove nacque negli anni’60, o forse prima, la colorata cultura urbana della SAPE, “Société des Ambianceurs et Personnes Elégantes”, vera e propria filosofia di vita, tutta congolese, del saper vivere e del saper vestire, per distinguersi in eleganza e comportamento, attraverso una teatralità ed un esibizionismo che accompagnano l’esistenza dei “sapologisti”. Apoteosi di questo stile di vita, sono le eccentriche sfilate che vengono inscenate ogni domenica pomeriggio sull’Avenue Matsua, tra le boutique di abiti ricercati e stravaganti, le bouvette e una folla in curiosa ammirazione.
Se la capitale è collegata verso nord-ovest da una sola grande arteria asfaltata, e a nord lungo il confine con la RDC, dalla “autostrada” fluviale, il sud è percorribile oggi da una nuova strada asfaltata, ma fino a pochi anni fa, a difetto di alternative decenti, il solo mezzo di trasporto per merci e passeggeri, era il treno della CFCO, la storica ferrovia che collega Brazzaville a Pointe Noire, seconda città del paese e principale porto commerciale sull’Atlantico.
La posizione strategica di Pointe-Noire venne notata subito dai primi navigatori portoghesi alla fine del XV secolo che la battezzarono “Punta Negra” per il suo sperone di rocce scure. Ma le popolazioni bantu ne abitavano la regione già da tempo immemorabile, raggruppate sotto l’egida del locale Regno di Ma-Loango, una costola del potente Regno del Kongo.
Oggi la capitale economica del paese, si presenta come una popolosa città, la cui esistenza ruota attorno al porto, ma che mantiene nei dintorni l’atmosfera e la dimensione di un piacevole luogo di villeggiatura, per le sue spiagge selvagge e i paesaggi marini spettacolari, arricchiti da antiche tracce di un passato che all’epoca riportava a tutt’altro infelice commercio, quello degli schiavi, gestito dall’antico regno locale con i rappresentanti europei, fino alla vera e propria colonizzazione francese.
Se la traversata in treno, che solca le verdi terre e gli scenari naturalistici del Congo meridionale, mantiene ancora oggi la dimensione di un’avventura da pionieri della durata di circa 15 ore per 450 km di tragitto (il treno è comunque attrezzato di tutti i confort, con cuccette e vagone ristorante), una volta arrivati a destinazione, la realtà è quella di una destinazione balneare che offre un’infinità di sistemazioni turistiche, adatte a tutte le esigenze, e molto richiesta dai villeggianti che arrivano nel weekend in cerca di divertimento, relax, qualche lusso, ma anche un contatto eco-turistico genuino con la natura atlantica.
Senza dubbio da non perdere il Museo Storico di Ma-Loango e la vicina “via degli schiavi”, percorso simbolico della memoria, che i deportati dovevano compiere per essere imbarcati sulle navi alla fonda; i dintorni selvaggi di Pointe Indienne, tra spiagge bordate di palme e lagune di mangrovie, dove le tartarughe liuto vengono a deporre le uova; le spettacolari gole di laterite di Diosso.