“Kin la belle”, un tempo è così che veniva definita Kinshasa. Oggi, con una popolazione di circa 18 milioni di abitanti, è piuttosto una vasta metropoli tipicamente africana, in perenne divenire, con evidenti problematiche e contraddizioni, in cui spaccati urbani avanguardisti si mescolano con edifici coloniali e si confondono nel disordine di quartieri popolari periferici, con due costanti, il fiume Congo, onnipresente nella vita dei Kinois, e l’effervescente scena culturale congolese.
Con le sue grandi arterie e rotatorie, che collegano numerose città-satellite, Kinshasa si è sviluppata negli ultimi 60 anni, impadronendosi di una superficie sempre più vasta, verso l’entroterra, ma di cui il nucleo storico rimane Gombe e l’insieme di quartieri coloniali affacciati sulle rive del fiume Congo. E’ qui che l’esploratore Henry Morton Stanley decise alla fine dell’800 di porre la prima pietra della capitale coloniale belga, Leopoldville.
Se i monumenti architettonici e gli edifici storici della città bisogna scovarli nei dintorni del Boulevard du 30 Juin, tra una speculazione edilizia che li ha fagocitati e de-valorizzati, il suo patrimonio naturalistico è invece quello che appare subito evidente nei maestosi scenari del fiume Congo e della Palude di Malabo. Ma la vera attrazione di Kinshasa è intangibile, fatta di elettrizzanti atmosfere e vibranti fermenti culturali.
L’Orto Botanico, il Mercato Centrale, il Mont Ngaliema, la Stanley Pool (Palude di Malabo), il Parco Presidenziale, il Theatre de Verdure, il Mausoleo Di Kabila, il Palais de Marbre e quello du Peuple, i numerosi monumenti della storia contemporanea post-indipendenza e le architetture coloniali del passato, sono certamente punti di interesse culturale e naturalistico, ma altrettanti punti di riferimento geografico e balistico, per una enorme città in perenne fermento, il cui cuore pulsante batte attorno a Matongé, nella Place des Artistes (storica Place de la Victoire), vera e propria officina cosmopolita, artistica ed identitaria, di cultura congolese. E’ qui che riecheggia fin dagli anni ’70 la rumba di Papa Wemba e di Koffi Olomide; qui che si concentrano le teatralità esibizioniste dei “sapologisti”, in evasione dalla routine quotidiana non sempre facile, e in perenne competizioni con il movimento SAPE (Société des Ambianceurs et des Personnes Elégantes) di Brazzaville, dall’altro lato della riva del Congo. E’ qui che una statua del grande musicista Franco Luambo troneggia al centro della piazza, emblema dell’intero universo artistico congolese, che ruota attorno a bar, discoteche, bouvette e ngandas, ma anche boutique, negozi di dischi, atelier d’arte e centri artigianali, che circondano questo fulcro della vita culturale contemporanea kinoise.
E per chi è stanco della caotica vita cittadina, non mancano i diversivi naturalistici, con le escursioni in barca sul fiume Congo, o vere e proprie scappate giornaliere nella natura più selvaggia, a poche ore dalla capitale.
Da non perdere il “paradiso dei bonobo”, un santuario naturalistico chiamato Lola Ya Bonobos, in prossimità delle piccole Cascate della Lukaya, che accoglie gli orfani della specie endemica di grandi scimmie bonobo (pan paniscus). 35 ettari a circa una trentina di chilometri da Kinshasa, consacrati alla salvaguardia di questa curiosa specie di primati, minacciati di estinzione, e dove alcuni tra gli esemplari più robusti, vengono scelti per essere rieducati alla vita selvatica e liberati successivamente a nord del paese, nella regione dell’Equatore, mentre gli altri rimarranno sotto l’ala protettrice di quello che è un vero e proprio orfanotrofio di bonobo
Le Cascate di Zongo, si mostrano in tutta la loro possente energia ad un centinaio di chilometri a sud di Kinshasa, dove, con un salto di circa 70 metri, precipitano sollevando un pulviscolo acqueo che tutto avvolge e generando un frastuono assordante. Qui un centro di ricezione turistica ben attrezzato, che stride con i villaggi rurali circostanti, renderà molto piacevole l’escursione.