Foto © I. Fornasiero
Se l’affascinante capitale di Sao Tomé accoglie la maggior parte della popolazione, tra il porto e i movimentati mercati, tra le architetture coloniali color pastello e gli antichi retaggi portoghesi, quali l’imponente Forte del XVI secolo o le cattedrali cristiane, addentrandosi nell’entroterra o sulle spiagge paradisiache che si aprono tra le baie frastagliate, la natura prende decisamente il sopravvento.
La presenza umana è qui testimoniata dalle rovine di qualche roças occupata dai Forro, discendenti degli antichi schiavi, dalle palafitte sgangherate dei piccoli villaggi di pescatori, da qualche struttura ricettiva e dalle barche di legno tirate in secca, assieme al groviglio di reti artigianali. A Lagoa Azul, Praia Piscina, Praia Jalé e sull’Isola das Rolas, la vera protagonista è la natura selvaggia e incontaminata.
Nella parte più arida dell’isola, a nord-ovest, si apre come un miraggio la Lagoa Azul, un nome una garanzia, in cui l’acqua cristallina contrasta con le rocce vulcaniche del bagnasciuga e le sporadiche savane circostanti, tanto misteriose in un contesto tropicale, in cui le palme da cocco lasciano il posto ai baobab.
Ridiscendendo ad ovest verso il sud dell’isola, Praia de Tamarindos, accoglie un piccolo paradiso incorniciato da un bosco di tamarindi che delimita una distesa di sabbia fine e acqua turchese di una trasparenza surreale, nelle vicinanze solo un piccolo villaggio di pescatori a interrompere l’aspetto selvaggio di questa baia dai bei fondali marini.
All’estremità meridionale sono Praia Jalé e Praia Piscina, gioielli naturalistici al limitare di una foresta tropicale esplosiva, in cui i filari di palme da cocco affrontano direttamente le acque turchesi, protendendosi dalla sabbia dorata verso il mare, quasi in segno di sfida. Scenari paradisiaci abitati da tartarughe, delfini e balene, piccole lagune, habitat di uccelli endemici, tra le imbarcazioni tradizionali ancora oggi ricavate in un unico tronco, recuperato dai monumentali fromager.
Da non perdere è Praia Café, a Ilheu das Rolas, piccolo isolotto dove un monumento e una mappa segnano il punto esatto di incontro tra la linea dell’Equatore e il Meridiano di Greenwich, accompagnato da una vista mozzafiato sul luogo prediletto delle tartarughe liuto, dei branchi di delfini e delle balene megattere che arrivano su queste coste ad amoreggiare.
Se il litorale è segnalato da un sistema di fari, anche la natura dell’entroterra ha il proprio “faro”,punto di riferimento in un paesaggio selvaggio prorompente, il Pico Cao Grande, che svetta imponente come una torre di roccia magmatica, erosa dal tempo e dagli agenti atmosferici.
L’Isola di Sao Tomé è uno degli ultimi paradisi terrestri, terra antica di spiagge e foreste, di crateri misteriosi che rigurgitano dal sottosuolo l’acqua marina (Boca do Inferno), cascate rinfrescanti che si insinuano tra speroni basaltici (Cascate di Sao Nicolau), mentre acque cristalline bagnano le rocce laviche, nere come il carbone.