Foto © L.F. Paoluzzi
Se Dakar rispecchia pienamente le caratteristiche di un paese vario ed eclettico, un concentrato di culture, tradizioni e contraddizioni, soffocata dal traffico caotico, in continuo fermento e cambiamento, sull’Île de Gorée, raggiungibile con un traghetto in 20 minuti, il tempo sembra essersi fermato.
Su questa minuscola e tranquilla isoletta, adagiata a largo di Dakar, non ci sono né strade, né auto, ma solo stretti vicoli sommersi di buganvillee che ricoprono i muri color pastello dei vecchi edifici coloniali, dai caratteristici balconi in ferro battuto e ballatoi in legno.
La sua storia stride con la pace e la tranquillità che permeano l’isola oggi, con i pittoreschi ristoranti di pesce che affacciano sul molo, le boutique e gli atelier di artigianato disseminati sulla via che porta al forte panoramico, i monumentale baobab e gli allegri bambini che si tuffano in acqua dal pontile. Tra il XVII e la metà del XIX secolo, fu uno dei principali centri strategici nella tratta negriera europea e base militare francese per il controllo delle coste atlantiche. Qui i funzionari e gli amministratori francesi vivevano in concubinaggio con le giovani donne senegalesi, elevandole a rango superiore nel momento in cui rimanevano incinte, e assegnando loro una delle belle case presenti sull’isola. E’ tra queste mura che crebbero intere generazioni di figli meticci, integrati poi nelle scuole e nelle amministrazioni coloniali. Se ai piani nobili le Signares (cosi venivano chiamate), accoglievano i ricchi mercanti europei, nelle segrete veniva stoccata la “merce”. Celle umide e buie, botole e “porte del non ritorno”, aperte direttamente sull’Oceano, hanno visto il passaggio di migliaia e migliaia di schiavi, in attesa di essere deportati nelle Americhe.
La “Maison des Esclaves”, costruita nel 1786, è uno dei luoghi-simbolo per la memoria storica di tutta l’umanità.