Foto © I. Fornasiero
La Sierra Leone è un piccolo mosaico di popoli con circa 18 origini differenti. Per lo più furono popolazioni di origine mandé-malinké a migrare tra il XII e il XV secolo dalle savane del nord west-africano, spinte dalla pressione espansionista dell’Impero del Mali e soggette nei secoli passati all’islamizzazione.
Insediandosi nelle savane e nelle fertili terre centrali dell’attuale Sierra Leone, incontrarono le popolazioni autoctone di pescatori e cacciatori, quali i Bullom o i Kurango, già stanziate dalla notte dei tempi sulle coste o gli altipiani, alle quali si aggiunsero le popolazioni Krio, discendenti degli schiavi deportati nelle Americhe, che con la fine della schiavitù del XIX secolo ottennero la concessione dalla Corona Britannica di poter fare ritorno sul continente e fondare nuove società di liberi cittadini.
Oggi i Temne e i Mende costituiscono i gruppi maggioritari in prevalenza musulmani di origine mandé-malinké, che abitano le regioni rurali.
Se la capitale o le altre città principali cominciano ad offrire un volto contemporaneo, di culture creole Krio, o di nuove classi cittadine a prevalenza musulmane, le tradizioni ancestrali sopravvivono ancora molto sentite tra queste comunità dell’entroterra, in sincretismo alle religioni monoteiste, o in alternativa ad esse.
Al limitare delle foreste e nelle savane, ci si tramanda di generazione in generazione i segreti del “legno sacro”, un universo spirituale affidato alle maschere, alle guarigioni tradizionali basate sulle proprietà terapeutiche delle piante, alle ritualità di antiche cerimonie e iniziazioni sacre.
Il Poro, una pratica molto impegnativa che dura anni, fulcro della società segreta delle iniziazioni maschili alla vita adulta, fa da contraltare alla società Sande delle maschere Bondo, uno dei processi iniziatici femminili più complessi di tutta l’Africa.
Nelle aree rurali di cultura mende, in Sierra Leone, si assiste all’unico esempio di tutto il continente africano, in cui l’universo femminile ha accesso alle proprie maschere e ai segreti legati ad esse, universo altrimenti riconosciuto ovunque al solo mondo maschile.
Le maschere Bondo utilizzate durante le cerimonie sono estremamente caratteristiche, una sorta di casco ligneo dai colori scuri, a coprire interamente il capo e il collo e decorato dalla riproduzione raffinata del volto e delle elaborate acconciature femminili in trecce. Al collo presenta una teoria di pieghe concentriche, simbolo di abbondanza, o probabilmente a ricordare le onde del fiume sacro, dalle cui acque la maschera si materializza spuntando dalla superficie e incarnando lo spirito del fiume. E’ infatti sulle sue rive che le giovani ragazze e le loro istitutrici più anziane si recano per i riti purificatori prima di ogni cerimonia di iniziazione che le porterà dalla pubertà all’ingresso simbolico nell’età adulta.
Poter assistere ad una rappresentazione di danze e canti che accompagnano l’uscita delle maschere-spiriti Bondo, in un piccolo villaggio mende, sperduto tra la Regione di Kenema e di Bo, è un’esperienza unica di festa e condivisione, una full immersion nelle culture locali più antiche e sentite della Sierra Leone, ancora oggi praticate tra le comunità rurali, parte dell’identità di un popolo che sopravvive a dispetto di conversioni monoteiste secolari, importazione di culture creole occidentalizzate, colonialismo e guerre civili, un passato che oggi la Sierra Leone si è finalmente lasciata alle spalle, improntando il futuro alla ricerca di un equilibrio tra progresso, identità e tradizione.