Foto © F. Picciati
Terra di culture e tradizioni, di natura e biodiversità straordinarie, la scoperta della Sierra Leone passa anche attraverso luoghi carichi di memoria, nei dintorni della capitale Freetown, concentrandosi sui paradisiaci scenari costieri, tra arcipelaghi cristallini ed estuari fluviali lussureggianti, che oggi verrebbe difficile immaginare quali teatro della secolare tratta negriera.
Seguendo un ordine cronologico della storia coloniale della Sierra Leone, la prima visita porta su una piccola isoletta adagiata placidamente sul frastagliato estuario del fiume Rokel. Con una piccola imbarcazione tradizionale, chiamata gladi gladi, dal porto di Pepel si raggiunge Bunce Island, quello che fu uno degli avamposti strategici più importanti sulle rotte inglesi dei mercanti di schiavi. Oggi i retaggi di questo triste passato sono ancora visibili nell’antico forte del XVII secolo, nei cannoni ancora schierati a difesa degli interessi commerciali della Corona Britannica e nelle celle spettrali dove venivano rinchiusi gli schiavi. Ma la natura ha oggi preso il sopravvento, inghiottendo e rendendo ormai inoffensive queste rovine, che giacciono seminascoste tra la rigogliosa foresta tropicale, in uno scenario fluviale spettacolare, animato da piccole comunità di pescatori.
La caotica Freetown, all’ombra del suo monumentale Cotton Tree, è la culla in stile vittoriano del controllo politico inglese e della cultura Krio.
A largo delle sue coste le paradisiache Banana Islands rappresentarono la “porta del ritorno” attraverso la quale alcune colonie di schiavi africani liberati in America, fecero ritorno nel XIX secolo su concessione inglese, per fondare delle nuove società di cittadini liberi.
Oggi questi luoghi simbolici della storia sierraleonese, appaiono come dei piccoli paradisi marini, tra i più incantevoli dell’Oceano Atlantico. Chiamate le Hawaii dell’Africa Occidentale le isole di Dublin e di Ricketts, collegate da una strada rialzata in pietra, accolgono una fitta foresta e delle spiagge selvagge di sabbia bianchissima, lambita da acque di una trasparenza surreale.
Ma non è necessario spingersi sulle isole per trovare il meglio che la costa tropicale della Sierra Leone possa offrire, ed il valore aggiunto della movimentata Freetown è proprio quello di essere probabilmente l’unica capitale africana ad avere delle spiagge cittadine ancora incontaminate. A pochi chilometri dal centro abitato si aprono oasi marine di incredibile bellezza, distese immense di sabbia chiara come il talco, palme da cocco a perdita d’occhio, acque trasparenti che ridisegnano costantemente gli scenari sotto i flussi delle maree, corsi fluviali che serpeggiano tra la fitta vegetazione di mangrovie e piante tropicali, fino ad incontrare l’Oceano.
Bureh Beach, Lakka Beach, Tokeh Beach e la spettacolare River n°2 Beach, c’è solo l’imbarazzo della scelta di angoli costieri che si animano il fine settimana, in un’atmosfera locale di festa e vacanza balneare, ma che mantengono ancora tutta la loro selvaggia bellezza, soprattutto durante la settimana, in cui si può godere appieno di questi sconfinati paradisi.
Alcuni ristoranti tipici, semplici e ben integrati nello scenario naturalistico, propongono in riva al mare ottimi piatti della cucina sierraleonese e un tripudio di pesce fresco, scaricato direttamente dalle barche dei pescatori. L’accoglienza del popolo sierraleonese e i banchetti improvvisati del ricchissimo artigianato locale, renderanno il soggiorno indimenticabile.