Si tratta di un vero e proprio gioiello rupestre, un unicum nel suo genere, per stile iconografico, conservazione e datazione, ma che per un’ironia della sorte non può essere dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, dal momento che lo stato del Somaliland non è riconosciuto a livello della comunità internazionale.
Tra Hargeisa e Berbera, in un complesso di grotte, si conservano le pitture di Laas Geel, risalenti a più di 5.000 anni fa e considerate il sito preistorico meglio conservato di tutta l’Africa grazie alla posizione dei dipinti che sono coperti dalle sporgenze di granito. Una serie di scene pastorali, con figure umane e animali, dipinte con pigmenti naturali bianchi, rossi, gialli e neri, sono stilizzate in iconografie uniche nel loro genere. Delle grandi mucche votive con sottili corna bianche, mammelle in evidenza (simbolo di fecondità e prosperità) e dal collo striato, sovrastano piccole figure umane. Alcuni bovini sono anche ritratti indossando abiti decorativi. Oltre al bestiame dalle lunghe corna, l’arte rupestre mostra anche l’immagine di un cane domestico, diversi canidi e una giraffa. Il perfetto stato di conservazione delle pitture, dimostra la sacralità di questo luogo, che si dice sia abitato dagli spiriti, ad oggi i soli ed efficaci guardiani di questo preziosissimo tesoro. Sebbene l’arte rupestre di Laas Geel fosse nota agli abitanti della zona da secoli, la sua esistenza è arrivata all’attenzione internazionale solo dopo la scoperta del 2002 da parte di un gruppo di ricercatori francesi. Non altrettanta fortuna ha avuto la spettacolare incisione della mucca gigante di Daghax Marodi, danneggiata da atti di vandalismo, ma ancora maestosa nelle sue dimensioni (circa 1 metro e mezzo di altezza). Mentre invece varrà altresì la pena di arrivare a Daghax Khoure, sito con bellissime pitture raffiguranti mucche, umani, canidi e giraffe, immerse in uno scenario naturale spettacolare.