Popolazione
Il Sud Sudan avrebbe una popolazione di 8.260.490, secondo il censimento ufficiale del 2008 e una popolazione di circa 14milioni di abitanti, secondo una stima del 2022. Il Sud Sudan ha una densità di popolazione piuttosto bassa, ossia di 22 ab./kmq.
La capitale è Juba, con 368.914 abitanti (ultimo censimento, 2018).
La sua forma di governo è la Repubblica.
La popolazione del Sud Sudan è costituita da una sessantina di gruppi etnici. Si tratta di etnie in prevalenza di origine nilotica caratterizzate da una organizzazione sociale di tipo agro-pastorale e straordinarie dal punto di vista antropologico ed etnografico perché molte di loro hanno mantenuto pressoché integre le proprie tradizioni e culture. E’ dunque un sorprendete mosaico di culture nomadi e semi-nomadi, ma anche stanziali, accomunato dalle stesse matrici antropologiche e, al tempo stesso, da significative e ben delineate caratteristiche identitarie.
I principali gruppi etnici sono:
- I Dinka: circa 2 milioni, più o meno il 20% del totale della popolazione del paese e dunque il gruppo etnico numericamente prevalente del Sud Sudan. Sono suddivisi in una decina di sottogruppi e distribuiti su un territorio estremamente vasto, tra i fiumi Bahr el-Ghazal, Bahr el-Jebel e Nilo Bianco. L’economia dei Dinka si basa soprattutto sulla pastorizia e sull’agricoltura, in particolare attraverso la coltivazione del miglio e di altre varietà di graminacee. Durante la stagione secca, da dicembre-gennaio, i Dinka pascolano le mandrie nel bacino di esondazione del Nilo Bianco. A maggio-giugno, quando incomincia la stagione delle piogge, la pianura si trasforma in un mare di fango e i pastori migrano sugli altopiani dove coltivano sorgo e miglio. Non hanno un’autorità politica centralizzata e sono suddivisi in una articolata rete di clan. Per i Dinka le vacche, che hanno caratteristiche corna lunghe, sono sacre. I Dinka solitamente, tranne durante le cerimonie, non mangiano carne e bevono sangue e latte dei loro animali. Ogni nuovo nato riceve il nome del vitello con cui crescerà. I Dinka sono animisti e cristiani. Non si sono infatti convertiti all’Islam che si è diffuso in Sudan. Proprio a causa dei loro diversi credi religiosi e dei loro particolari stili di vita, i Dinka hanno dichiarato guerra nel 1983 al Governo Islamico di Khartoum, sotto il partito dell’Esercito di Liberazione del Popolo di Sudan (S.P.L.M.), le forze armate della Repubblica del Sudan del Sud. Il conflitto, noto come Seconda Guerra Civile Sudanese, è durato per ben 21 anni. Molti furono i Dinka che persero la vita.
- I Nuer: si tratta di una popolazione nilotica stanziata nel Sud Sudan e nella zona occidentale dell’Etiopia. Sono prevalentemente pastori e il bestiame è sempre stato molto importante per loro, sia dal punto di vista sociale sia economico. Da uno studio pubblicato dall’antropologo britannico Evans-Pritchard nel 1948, è emerso infatti che la proprietà del bestiame ha un ruolo fondamentale nella stipulazione dei matrimoni. Il suo passaggio di proprietà dalla famiglia di un uomo alla famiglia della donna assicura l’appartenenza dei figli alla discendenza paterna. I Nuer vivono in villaggi ai lati dei fiumi, coltivano miglio, fagioli e tabacco nei pressi delle loro capanne e praticano scarificazioni, soprattutto cicatrici facciali (chiamati goar), identificative dell’iniziazione all’età adulta. La loro religione è incentrata sul culto della divinità mitologica di Kwoth, che ha creato l’universo e lo sorveglia.
- Gli Shilluk: occupano la zona del Sud Sudan compresa tra il bacino del Sobat, il più meridionale dei grandi affluenti orientali del Nilo e il Nilo banco. Vivono di agricoltura e allevamento, ma praticano anche caccia e pesca. Costituiscono numericamente il terzo gruppo etnico del Sud Sudan. Si stimano circa 600mila individui. Vivono in grandi villaggi di capanne coniche e la loro struttura sociale è organizzata in clan. Credono in un dio supremo e praticano il culto degli antenati. Molti di loro sono cristiani. Di loro si ricorda l’antico regno indipendente, noto come Regno Scilluc (XV secolo). Il regno decadde nel 1861 a causa delle incursioni dell’impero ottomano, seppur sopravvive simbolicamente. La regione in cui vivono gli Scilluc è oggetto di un conflitto armato iniziato nel 2003 tra lo SPLA (Sudanese People’s Liberation Army) e il governo. Parte della popolazione ha così dovuto abbandonare i propri villaggi e fuggire in città.
- Nelle Regioni dell’Equatoria Centrale e Orientale, si trovano altre decine di gruppi e sotto-gruppi etnici, forse tra i poveri e isolati del pianeta, per via della situazione politica ed economica in cui il Sud Sudan versa da decenni. Si tratta però di popolazioni ricchissime di tradizioni. A est di Juba, in prossimità delle cittadine di Torit e Kapoeta, vive infatti un universo di popoli che conserva intatti i propri usi e costumi, religioni e riti ancestrali. Sono popolazioni che vivono in sperduti villaggi di fango, rami e paglia. Si tratta, in prevalenza, di allevatori e agricoltori, ma anche, al bisogno, di abili cacciatori e pescatori. I pastori Jiye, appartenenti al grande gruppo delle popolazioni Karamojong e Turkana, abitano le terre nei dintorni di Kapoeta.
- Lì vivono anche i Toposa, allevatori di origine nilotica. Sono famosi per i loro villaggi recintati, denominati boma, le cui abitazioni sono decorate di teschi di animali. La società dei Toposa è fortemente gerarchica, ricca di simboli espressi anche attraverso elaborate scarificazioni sul viso e sul corpo, indicative dello status e del ruolo sociale.
- Altrettanto caratteristici sono gli ornamenti di perline e le scarificazioni degli allevatori Larim, un’antica tribù che si rifugiò tra le colline di Boya per sfuggire alle guerre e al furto di bestiame. I Larim vivono in case di argilla e paglia, riccamente decorate. La loro economia e vita sociale ruotano attorno al mercato chiamato Camp 15. I Larim passano le giornate a fumare il tabacco nelle loro pipe artigianali, scambiano merci e bestiame, soprattutto con i vicini clan dei Didinga.
- Nei dintorni della cittadina di Torit vive il popolo Lotuko che si stabilì nella zona nel XV secolo. È una etnia sedentaria che vive di di agricoltura, allevamento e pesca. Fondamentale è la figura del capo-stregone, addetto ad officiare i riti propiziatori per l’abbondanza delle piogge e dei raccolti.
- I Mundari, costituiscono una delle società primordiali del Sud Sudan. Si tratta di un popolo di origine nilotica, la cui economia ruota attorno all’allevamento di bovini, con cui vivono praticamente in simbiosi, spostandosi stagionalmente lungo le piane del Nilo Bianco, a sud degli acquitrini del Sudd, nella regione dell’Equatoria Centrale. A una settantina di km a nord di Juba si trovano i loro principali accampamenti permanenti, fatti di capanne di rami intrecciati e paglia. Si spostano ciclicamente con le loro mandrie, seguendo l’andamento delle piogge e delle piene. L’obiettivo è la ricerca di pascoli e terre coltivabili che costituiscono la loro economia di sussistenza alternativa alla pastorizia, assieme alla pesca. Sono una popolazione fortemente identitaria ed esteticamente riconoscibile dalle scarificazioni tribali a forma di “V”. È questo il simbolo di appartenenza che viene inciso con una lama sulla fronte, al momento dell’iniziazione alla vita adulta. Il loro credo è animista, basato su sacrifici animali e danze propiziatorie, anche se una parte dei Mundari ha aderito oggi alla religione cristiana. Tra le loro pratiche quotidiane, che risalgono alla notte dei tempi, quella di nutrirsi succhiando direttamente dalla mammella del bovino o di salassarne la giugulare, per estrarne il sangue che andrà ad integrare la loro dieta di proteine, indispensabili nei momenti in cui le derrate alimentari e il latte scarseggiano. Abitudine atavica è quella di lavarsi con l’urina dell’animale e cospargersi successivamente il corpo di cenere, ottenuta dalla combustione del letame, impasto disinfettante e ottimo repellente contro le zanzare. Nonostante la diffusione delle zanzariere, durante la transumanza dei giovani pastori, questa usanza rimane un’efficace protezione contro insetti e parassiti, ed è comune anche tra gli allevatori Dinka e Nuer.
Lingue
La lingua ufficiale è l’inglese.
In virtù della lunga unione politica con il Sudan, è inoltre parlato l’arabo (sia l’arabo standard che le varianti sudanese e ciadiana) che svolge il ruolo di lingua franca.
Nel Sudan del Sud si parlano oltre sessanta lingue locali.
La maggior parte degli idiomi appartiene alla famiglia linguistica Nilo-sahariana, mentre le rimanenti lingue fanno parte della famiglia linguistica Niger-Congo, la più diffusa nel contenete africano.
Il numero delle persone che utilizza una determinata lingua locale è ovviamente proporzionale alla quantità di individui presenti nel paese. Per questo la lingua più parlata è quella dell’etica più numerosa, i dinka.
Religione
- Caratteristica comune a questi popoli è senza dubbio il profondo attaccamento alle proprie tradizioni ancestrali che si perpetuano intatte da secoli e che sono una evidente manifestazione di credenze animiste e culti antichissimi. Numerose sono le cerimonie sacrificali propiziatorie, le iniziazioni e i riti di passaggio all’età adulta, prevalentemente regolati dalla ciclicità delle piogge e dagli eventi naturali. Cerimonie e riti vengono officiati da capi spirituali.
- Numerosi sono però coloro che in Sud Sudan praticano il Cristianesimo che è infatti la religione più diffusa. Si stima che i cristiani, per la maggior parte cattolici costituiscano il 60% della popolazione. Nelle scuole pubbliche l’insegnamento della religione cristiana non è obbligatorio, ma molto spesso previsto. Anche ius questo caso, spesso di matrice cristiano cattolica. Più raramente protestante. I musulmani costituiscono una esigua minoranza.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi